– I ricercatori dell’Università di Exeter, Regno Unito, hanno sviluppato un dispostivo, di facile utilizzo e a basso costo in grado di definire, in pazienti affetti da diabete di tipo 2, il farmaco che induce i migliori effetti ipoglicemizzanti, cioè capace di ridurre in misura maggiore i livelli di glucosio nel sangue. Tutto premendo semplicemente un pulsante. Questa innovazione tecnologica presentata durante la Diabetes UK Professional Conference 2025 e illustrata in un lavoro su The Lancet, potrebbe rivoluzionare l’approccio terapeutico dei circa 2 milioni di pazienti con diabete di tipo 2 nel mondo. La gestione attenta dei livelli di glucosio è cruciale nel paziente diabetico per ridurre il rischio di gravi complicazioni correlate alla patologia, che impattano sulla qualità di vita del paziente e sui costi assistenziali. Tuttavia mantenere i livelli di glucosio entro un range di sicurezza può essere difficile, tanto che solo un terzo dei pazienti raggiungerebbe questo obiettivo. Pertanto è urgente poter disporre di nuovi approcci per migliorare la gestione del glucosio, oggi controllati con diversi farmaci ipoglicemizzanti, 5 quelli disponibili, tra cui la metformina è il primo comune. Tuttavia la loro efficacia varia ampiamente da persona a persona, senza possibilità di determinare ad oggi il miglior trattamento ipoglicemizzante per ogni paziente. Il nuovo strumento è stato invece progettato per selezionare il migliore farmaco, dopo la metformina, e sviluppato sulla base dei dati di un milione di persone con diabete di tipo 2 nel Regno Unito, incrociando le informazioni di registri dei medici di base e degli ospedali, con i dati degli studi clinici. La ricerca ha rivelato che solo il 18% delle persone con diabete di tipo 2 nel Regno Unito è stato trattato con il farmaco ipoglicemizzante più idoneo alla propria condizione, mentre lo studio sembra dimostrare che la somministrazione del farmaco raccomandato dal nuovo strumento possa portare a notevoli riduzioni dei livelli di glucosio nel sangue (HbA1c) dopo un anno, pari a circa 5 mmol/mol in media, con possibilità di raddoppiare il tempo prima della necessità di assunzione di ulteriori farmaci per il diabete. Inoltre l’uso di questo strumento avrebbe ridotto anche i rischi di sviluppo di gravi complicazioni associate a lungo termine, tra cui infarti, ictus e malattie renali. Le prestazioni dello strumento nella pratica clinica sono attualmente in fase di valutazione su 22.500 pazienti con diabete di tipo 2 in Scozia. (AGI)
Diabete:dispositivo potrebbe migliorare indicazioni terapeutiche
