Decreto Semplificazioni, manca l’accordo: adesso il governo litiga pure sulla TAV


Di Vittorio Sangiorgi (Direttore del Quotidiano dei Contribuenti)


Manca l’accordo tra i partiti di maggioranza su quella che, lo stesso Premier Conte, ha definito “la madre di tutte le riforme”, ovvero il Decreto Semplificazioni, che dovrebbe snellire le procedure burocratiche e dare un impulso importante alla ripartenza del paese. Un paese, l’Italia, prostrato dalla crisi economica e sociale scaturita dal Coronavirus. Pare, infatti, che il governo sia in alto mare e che la convergenza tra le sue anime sia ancora lontana, specie su determinati temi. I nodi da sciogliere sono quelli dell’abuso d’ufficio, del danno erariale, degli appalti e delle opere pubbliche. Quest’ultimo aspetto, poi, risulta particolarmente ostico perchè tira nuovamente in ballo l’annosa questione della TAV.

A riaccendere il dibattito sulla linea Torino – Lione è stato il neo sindaco della cittadina transalpina Grégory Doucet, simbolo del recente trionfo verde alle amministrative francesi. Il primo cittadino, in un’intervista a “La Stampa”,  ha infatti esplicitato l’intenzione di bloccare i lavori della TAV, trovando immediata sponda nel Movimento 5 Stelle, storicamente contrario all’opera. Pronta la risposta del Partito Democratico e del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola De Micheli: non si cambia, avanti così… La realizzazione della TAV non è in discussione. Dopo il duro confronto sul MES, peraltro non ancora risolto, emerge un altro ambito di scontro tra i due maggiori “azionisti” del governo Conte. A meno di un anno di distanza l’alta velocità torna ad essere una spada di Damocle pendente sulla testa dell’esecutivo. Ricordiamo, infatti, che nell’agosto del 2019 lo strappo parlamentare della maggioranza gialloverde, al di là del colpo di mano salviniano, fu determinato proprio dal voto sulla TAV. I corsi e ricorsi storici devono far tremare Giuseppe Conte? Si, probabilmente, ma la logica ci porta a dire che, ad attentare alla vita del governo, non sono i singoli temi, ma è invece l’insofferenza generale che sembra prevalere, il clima di costante litigiosità.

Insomma, ancora una volta, stabilità e visione unitaria appaiono come lontani miraggi per il Conte II. Oltre l’aspetto politico e parlamentare di questa vicenda, ci preme sopratutto ribadire che, un simile clima, fa il male del paese, che quelle attuali sono le peggiori condizioni possibili per affrontare questo momento storico. Mentre gli alleati litigano prevalgono rinvii, si procrastina sempre e comunque, anche “la madre di tutte le riforme”, anche il provvedimento fondamentale ed irrinunciabile per il futuro dell’Italia. Nel frattempo gli italiani, alcuni dei quali attendono ancora la cassa integrazione di marzo, chiedono risposte concrete, chiedono un efficace sostegno. Il governo, però, prova a fare di necessità virtù e ribalta un antico adagio popolare: “Rimanda a domani quello che puoi fare oggi”… Sempre che un domani ci sarà…