Dall'assemblea del Movimento 5 stelle un no a Draghi e Berlusconi al Quirinale


AGI – No, e per opposte e lontanissime ragioni, a Mario Draghi o a Silvio Berlusconi al Quirinale mentre c’è chi insiste sulla necessità di un bis dell’attuale capo dello Stato, Sergio Mattarella.  È quello che è emerso dall’assemblea dei gruppi parlamentari M5s che il leader, Giuseppe Conte, ha introdotto e che a più voci gli ha dato pieno mandato a trattare, salvo tre o quattro interventi critici.

Il no a Draghi e a Berlusconi come candidati da portare al tavolo delle trattative con gli altri partiti lo ha spiegato subito lo stesso Conte: la fase che sta vivendo il Paese, “sul piano politico, economico e sociale, non permette di andare alle elezioni interrompendo la legislatura. Dobbiamo contrastare, pertanto, quelle dinamiche che rischiano di innescarsi tra le varie forze politiche che potrebbero sfociare in uno scenario elettorale, che in questo momento finirebbe per compromettere tutto il lavoro fatto con il Pnrr e per garantire una pronta ripartenza del Paese”, ha detto.

E ancora: “Stiamo pagando un prezzo politico alto per il sostegno a questo governo ma serve garanzia di continuare la sua azione per non ritardare il bisogno di vita dei cittadini”. 

Ma se Draghi ha il ‘profilo morale’ per continuare a guidare il Paese da palazzo Chigi o dal Colle, il discorso non vale per Berlusconi la cui candidatura è stata ‘bollata’ dal presidente M5s come “irricevibile”. 

“Dobbiamo contribuire a tenere alta l’asticella, in modo da eleggere un Presidente di alto e autorevole profilo, una figura che possa realmente garantire l’unità nazionale. In base ai nostri principi e valori, dobbiamo cercare di orientare la scelta verso una figura che sia riconoscibile come autorevole anche dal punto di vista morale, che ci offra adeguate garanzie di agire con ‘disciplina e onore’ rendendoci orgogliosi di essere italiani”, ha sottolineato l’ex premier, che ha aggiunto:

“Chiederò al centrodestra di non schierare il fondatore stesso della coalizione nonché attuale leader di Forza Italia. Se davvero le forze di centrodestra e i loro leader hanno a cuore l’interesse del Paese e la ricerca di una personalità che possa raccogliere la più ampia condivisione: allora accantoniamo candidature che nascono palesemente di parte e che certo non potranno raccogliere mai, e dico mai, i voti del Movimento 5 stelle”. 

Sul metodo del confronto ‘con gli altri’, Conte ha chiarito la necessità di compattezza ed ha assicurato: dialogo e l’asse nel nostro campo, quello progressista, è solido: ho avuto incontri con i leader del Pd e Leu. Con i leader di queste forze politiche ho stretto un accordo di consultazione, che vale a rafforzare il dialogo e quindi la forza delle nostre rispettive posizioni, allargando lo spettro potenziale della nostra rappresentatività”.

Questo non esclude di parlare anche con il centrodestra, e “soprattutto” con il leader della Lega, Matteo Salvini: “Il confronto con gli esponenti di centrodestra è utile per tre ragioni. Perché il presidente deve essere di alto profilo e garante di tutti e il cattivo funzionamento del nostro sistema sul piano dell’alternativa democratica non viene facilitato se procediamo a eleggere presidenti a colpi di strette maggioranze. Perché, per la situazione che stiamo vivendo, con un governo di unità nazionale che richiede lo sforzo, visto che siamo ancora in piena emergenza, di procedere anche alla elezione del Capo di Stato con una larga intesa aperta quantomeno alle forze che sostengono l’attuale governo, infine per ragioni pratiche, perché nessuno schieramento progressista o di destra ha, in partenza, numeri autosufficienti in questo Parlamento”. 

Ma se Conte nomi non ne ha fatti – assicurando, comunque, che la cabina di regia M5s, coinvolgerà tutti – ci hanno pensato i ‘suoi’. In diversi hanno, infatti, sottolineato la necessità che Sergio Mattarella resti sullo scranno più alto d’Italia. Per fare due esempi, l’ex ministro Danilo Toninelli e il senatore Primo Di Nicola:  “Siamo la prima forza: dobbiamo prendere l’iniziativa. Dobbiamo chiudere con l’ipotesi di Draghi al Colle dicendo chiaramente che deve stare lì per Covid e Pnrr. Continuità è una parola fondamentale e significa Mattarella bis”, ha detto il primo. 

“Questo governo ha un lavoro da portare a termine, i cittadini ci guardano avendo già fatto capire in tutti i modi che vogliono stabilità, e se stabilità significa avere Mattarella, noi abbiamo una sola cosa da fare. Proporre prima di tutto Mattarella come presidente della Repubblica, da subito e in tutte le sedi di trattativa. Una proposta che abbiamo lanciato per primi, che sta conquistando consensi anche negli altri partiti e che ci terrebbe pienamente in gioco con un effetto salutare e rigenerante oltre che per il paese anche per il Movimento”, ha detto Di Nicola, secondo quanto si è appreso. 

Intanto, i ‘contiani’ hanno serrato i ranghi intorno al leader esprimendo piena fiducia: “Dobbiamo essere compatti. Non servono fughe in avanti, perché compromettono il potere contrattuale del nostro capo politico. Non è vero che c’è poco coinvolgimento dei gruppi. Punta a profilo autorevole”, per il senatore Gianluca Ferrara. E la deputata Angela Raffa: ‘La trattativa la conduce il capo politico, a lui il compito di cercare l’accordo”.

Anche il senatore Maurizio Santangelo ha detto di condividere il discorso di Conte: rimanere uniti “è fondamentale per pesare. Come Movimento siamo arrivati in piena forma, abbiamo un presidente che ha pieno mandato dagli iscritti per rappresentarci in ogni sede. Giuseppe Conte rappresenta il meglio, ha dimostrato che è riuscito a portare risultati per gli italiani a tutti i tavoli”.

“Grande fiducia” ha espresso, si apprende, il senatore Giorgio Fede, sostenendo: “non dobbiamo spaccarci. Non esistono gruppi Camera o Senato, ma solo Movimento. Dobbiamo avere consapevolezza della nostra forza, apriamo un dialogo come dice Conte. Ha già detto no a Berlusconi e Draghi, per cui sa come muoversi e decidere”. Pro Conte si è espresso anche l’ex ministro Danilo Toninelli. 

Source: agi