AGI – Gigi Proietti se n’è andato. Di lui restano nella memoria battute divertenti, la grande capacità di catturare lo spettatore con la suabarte recitativa e sketch eccezionali. Unico, funambolico, di una simpatia travolgente, Proietti in cinquant’anni di carriera ci ha regalato personaggi diventati iconici, da Bruno Fioretti detto ‘Mandrake’ all’amico di Toto (quello della sauuuna…), dai sette re di Roma (tutti, più Bruto e il Tevere, nella celeberrima commedia musicale di Luigi Magni del 1989) al Maresciallo Rocca. E popolari sono anche i suoi sketch e le sue battute. A partire da quella che in queste ore rimbalza sui teleschermi: “Il teatro e’ il luogo dove tutto è finto ma niente è falso”.
Ma di Gigi Proietti si ricorderanno anche tantissime altre esibizioni, molte delle quali riproposte durante la trasmissione Rai ‘Cavalli di battaglia’ due anni fa. A partire da Petrolini, suo faro e modello d’ispirazione, che ha fatto rivivere nel mitico spettacolo ‘A me gli occhi please’ nel 1976 e poi nello spettacolo ‘Caro Petrolini’ diretto da Ugo Gregoretti in cui riproponeva la summa comica del repertorio petroliniano registrato al Teatro Argentina nel 1983. “Gastone, sei del cinema il padrone. Gastone, ho le donne a profusione e ne faccio collezione”, cantava Proietti indossando un frac e riproponendo il personaggio piu’ famoso di Petrolini.
Indelebile poi, nella memoria collettiva, la celeberrima scena di ‘Febbre da cavallo’, film di Steno del 1976, dove runo Fioretti-Mandrake deve recitare in uno spot tv, vestito da vigile urbano, e non riesce a dire la battuta: “Anche voi non prendete fischi per fiaschi, questo solo è un whisky maschio senza rischio”. Poi c’è una galleria di alcuni personaggi proposti nel fortunatissimo e ormai mitico spettacolo al Teatro tenda di Roma, ‘A me gli occhi please‘ nel 1976. In Toto e la sauna Gigi Proietti racconta la disavventura dell’amico che è entrato in una sauna malgrado gli amici gli ripetessero: “Ma nun entrà… ma lassa perde… ma chi te lo fa fa’… basta! De che? No, si dice sempre quando si racconta”. E usando un italiano approssimativo racconta la vicenda di Toto scioltosi nella sauna. “Questo mio amico si chiamava Toto. Dice che è il diminutivo di Gerardo… boh… casomai Ardo…!”.
Poi come non ricordare la telefonata di ‘A me gli occhi please’ in cui per due minuti un superespressivo Gigi Proietti riesce a spiccicare solo mezze parole perche’, si intuisce, dall’altro capo del telefono parla solo la mamma. Oppure, sempre dello stesso spettacolo, la lezione sessuale ai bambini in cui il professore pugliese sempre piu’ imbarazzato deve trovare espressioni comprensibili e ‘innocenti’ per gli organi sessuali: “Ambasciator non porta… pene! Le pene, plurale femminile… Ma quando è singolare maschile… Il… pene!”, dice il sessuologo che beve a ripetizione per trovare il coraggio. Nella valigia dell’attore Proietti c’e’ poi Narciso Vanesi che recita una “poesia metasemantica” dal titolo ‘Il Lonfo‘: “Il lonfo non veterca, ne’ gluisce, e molto raramente barigatta, ma quando soffia il bego a bisce bisce, sdilenca un poco, e gnagio m’archipatta. E’ frusco il lunfo! E pieno di lupigna…”. Oppure Pietro Ammicca, in cui nelle frasi alterna parole dette e altre mimate.
O, ancora, la celebre canzone cantata da Bruto nel musical di Luigi Magni ‘I sette re di Roma’: “Tra cervelli che schizzeno scintille, io so’ soltanto l’unico imbecille… so’ ‘mbecille che gusto me dà, non ve dico la felicità, che nessuno me po’ criticà, se fo i conti me posso sbaglià… quando gioco me fanno bara’ che il cervello me ruzzica in liberta’”. Indimenticabile, poi, la sua esibizione in cui imitando gli chansonnier francesi canta “Nun me rompe er ca’, nun me rome er ca’, nun me rome er ca’”, con diverse intonazioni. Per poi variare: “Tu m’ha rotto er cà… no tu m’ha rotto er cà… tu m’ha rotto er ca’” e finire con un evocativo: “Tua’ a mua’… non m’ha da rompe er ca’, no no…”. E ancora: il pezzo classico di avanspettacolo messo in scena in teatro e diventato un episodio del film dei fratelli Vanzina ‘Un’estate la mare’: Proietti e’ l’attore smemorato e un po’ sordo che interpreta il Conte Duval figlio ne ‘La signora delle Camelie’ e, non ricordando la parte, chiede a un altro attore di fargli da suggeritore.
La comicità, potente, nasce dalle parole che vengono fraintese come, per esempio: “Vi adoro quando siete cosi mutante essenza”, dice il suggeritore; “Vi adoro quando siete così, in mutande e senza”, l’interpretazione. Celebri e amatissime dal pubblico sono poi le barzellette che raccontava da par suo. La più memorabile è ‘Il cavaliere bianco e il cavaliere nero’ dove quest’ultimo uccide il cavaliere bianco e le generazioni di suoi discendenti. Quando arriva a uccidere i 27 figli dei figli dei figli del cavaliere bianco arriva la domanda: “Vabbeh, mo basta… dimmi la morale”. E la morale è filosofia pura che qui edulcoriamo, ma che in vernacolo rende magnificamente: “Al cavaliere nero non gli devi rompere le scatole!”.
La lista delle frasi famose, delle battute celebri, degli sketch memorabili potrebbe proseguire a lungo. Ognuno sceglierà la più amata, quella che più gli è piaciuta o lo ha fatto ridere o pensare. Fra le tante, vale la pena di ricordare ancora una frase di Gigi Proietti che sui social viene citata spesso, soprattutto dai suoi colleghi, in queste ore di dolore per la sua scomparsa e dà la misura dell’uomo e dell’artista: “Ringraziamo Iddio, noi attori, che abbiamo il privilegio di poter continuare i nostri giochi d’infanzia fino alla morte, che nel teatro si replica tutte le sere”.
Vedi: Dall'amico di Toto a Mandrake, le 1000 facce di Proietti
Fonte: cultura agi