Dalla preghiera all'azione, a Napoli si fa solidarietà anche col web


AGI –  I ‘nodi’ spesso sono piccoli, per così dire. Un po’ di denaro per sposare una figlia, il dubbio per una diagnosi ambigua, un lavoro che tarda ad arrivare. C’è poi chi si sfoga seduto al banco di una chiesa perché non ha come comprare il pane, e chi ascolta quello sfogo e discretamente a portata di mano lascia 50 euro, un ‘prestito’ che verrà restituito in breve tempo alla collettività. ‘

‘Santa Maria che scioglie i nodi’ a Napoli non è solo un quadro. Il culto di questa Madonna, legato al dipinto a olio ‘700esco nella chiesta di St. Peter am Perlach ad Augusta, scoperto da papa Francesco, giovane prete gesuita in Germania per studi teologici, diffuso da lui a Buenos Aires e poi in tutta l’Argentina e nel Sud America, nel capoluogo campano è arrivato grazie a una intuizione di don Simone Osanna, che nella sua parrocchia di Santa Maria dell’Incoronatella della Pietà dei Turchini, a via Medina, ne ha fatto il fulcro di una devozione che coniuga perfettamente preghiera e azione in un territorio complesso, allargando la rete della speranza anche grazie alle tecnologie. Ed è ora una comunità diffusa anche grazie a una pagina Fb e alle dirette social e poi in tv private delle liturgie di ogni ultimo sabato del mese.

 “In questa chiesa c’era già la devozione per la Madonna – spiega don Simone all’AGI – ma la prassi religiosa veniva progressivamente meno. In molti si  accorgevano che arrivava Natale dai panettoni. Ho deciso di svegliare i parrocchiani seguendo le indicazioni di un padre della Chiesa, Sant’Ireneo. E se Eva ha legato l’uomo al peccato con la mela, Maria con il suo sì lo ha sciolto. Quindi i nodi erano il miglior simbolo di questo. Grazie ai social e al passa parola siamo cresciuti. Ora anche da altre zone di Napoli, dell’Italia e del mondo si affidano alla preghiera e alle nostre preghiere”.

Il parroco e i suoi collaboratori hanno creato anche una applicazione specifica e prendono nota delle richieste di preghiera che arrivano da Vicenza alla Sicilia, fino all’Olanda e allo Sri Lanka, raggiungendo chi è dall’altra parte con le parole che ha bisogno di ascoltare. “Tutti siamo cresciuti e maturati spiritualmente”, sottolinea don Simone. E i nodi, le intercessioni chieste, materialmente concretizzati in piccole corde o pezzi di carta annodati, vengono bruciati in un rito molto seguito. Proprio papa Francesco ha concesso a questa chiesa un anno santo giubilare, aperto il 26 ottobre 2019 e ora prorogato fino a tutto il 2021.

Ma la preghiera qui all’Incoronatella della Pietà dei Turchini è accompagnata da tante azioni.  Accanto alla Madonna, infatti, c’è il panaro solidarietà, e in una chiesa aperta dalle 8 del mattino alle 20 di sera c’è sempre chi lo riempie con generosità e chi vi attinge per superare difficoltà quotidiane.

“Non serve la preghiera se non abbiamo un atto carità – dice il parroco – dopo la preghiera ci muoviamo e facciamo qualcosa di concreto. Noi ci auguriamo che tutto questo rimanga anche dopo la pandemia. Ma sono convinto che sia nostro compito dare esempio, e che se si riceve un segno prima o poi quel seme darà frutti”. Così l’incontro per la preghiera è anche diventato veicolo di ascolto dei bisogni e di mutuo e reciproco soccorso nella quotidianità.

La parrocchia infatti è in una zona ‘mista’ della città, tra i vicoli a ridosso di Rua Catalana, in tempi antichi strada di chi lavorava i metalli, dove ci sono famiglie più in difficoltà, e i palazzi imponenti che ospitano professionisti. “Chi può, dà una mano. La provvidenza arriva sempre – racconta don Simone – certo c’è un peggioramento della situazione socioeconomica in questa seconda ondata di pandemia, ma comunque anche nelle difficoltà di ogni giorno la preghiere ha importanza”.

E le persone vengono a ringraziare dopo aver ricevuto una grazia anche in modo tangibile. In ogni caso sulla pagina Fb della parrocchia si pubblica la rubrica ‘Un nodo si scioglie’, che ha oltre 100mila visualizzazioni, nella quale in molti raccontano i ‘nodi’ che la Madonna ha sciolto per loro. “Siamo una comunità virtuale nel mezzo ma reale nel fatti, e orante”, sorride don Simone. E si appresta a un’altra diretta attraverso la sua pagina.
 

Vedi: Dalla preghiera all'azione, a Napoli si fa solidarietà anche col web
Fonte: cronaca agi