Matteo Renzi
“No hay plata”. Di tutto il discorso di insediamento del nuovo Presidente argentino Milei, questa frase – secca ed efficace – è risuonata in tutto il mondo. No hay plata, non ci sono soldi, non c’è una lira si sarebbe detto dalle nostre parti qualche anno fa. La frase ha emozionato gli addetti ai lavori di tutto il mondo. Un po’ meno gli argentini, forse, che comunque di non avere soldi lo sapevano già da soli. È davvero un mistero come questo Paese così bello e pieno di risorse sia ridotto in condizioni macroeconomiche così difficili. Un argentino famoso una volta mi disse: “Dio creò l’Argentina. Poi avendola fatta tanto bella, decise di creare gli argentini per seminare un po’ di caos e non esagerare con tutta quella bellezza”. Ricordo di avergli risposto: “Ecco perché voi in Argentina siete pieni di italiani”.
Ma al di là delle battute e della situazione del nuovo Governo di Buenos Aires (in bocca al lupo, andrà meglio delle aspettative, anche perché il team economico di Milei non è per niente male), quello che ha colpito nel discorso del neo Presidente è una sorta di bagno di realtà. Le campagne elettorali si fanno con il populismo, poi nel Governo ci si confronta con la realtà.
Milei ha usato la motosega come simbolo della propria campagna elettorale. Adesso la rimette a posto in garage ed entra in giacca e cravatta nella stanza dei bottoni. Funziona così, in tutto il mondo.
Il Movimento Cinque Stelle non ha mai evocato la motosega, almeno per adesso. Si è limitato ad usare l’immagine della scatoletta di tonno. Come è finita lo sappiamo, con il partito nato contro la casta che è il più attento ai privilegi e alle prebende dell’impegno parlamentare. Ma il destino è lo stesso per tutti. Anche Salvini – più a suo agio con le moto d’acqua che con le motoseghe – si è rimangiato tutto. A cominciare dal suo cavallo di battaglia delle pensioni. Credo che la Fornero potrebbe fargli causa per stalking, visto come è stata tirata in ballo per anni in tutte le trasmissioni Tv. Ma il miglior risarcimento danni per la professoressa piemontese è vedere il Governo cui il senatore padano partecipa continuare con lo stesso impianto della riforma Fornero, semplicemente peggiorandolo.
E infine Giorgia. Che non ha mai impugnato la motosega. Ma voleva uscire dall’Euro anche se adesso non lo ricorda. Voleva uscire dalla Nato, amava Putin, odiava la Germania, sognava una maggioranza sovranista, rifiutava il Mes, auspicava di fermare le trivelle e gli impianti di termovalorizzazione o rigassificazione. Quella Giorgia lì adesso non c’è più. Si sarà fermata dal benzinaio, a fare il pieno. Lo stesso in cui prometteva di tagliare le accise che invece ha aumentato. E forse anche lei ripete piano piano allo specchio: “No hay plata”, non c’è una lira. E alla fine in cambio di maggiore flessibilità, ratificherà il Mes, dopo aver giurato e spergiurato che non lo avrebbe fatto mai. In fin dei conti questi populisti sono molto prevedibili perché sono tutti uguali, dalla Garbatella alla Patagonia. Populisti in campagna elettorale, cinici al Governo.
Fonte: Il Riformista