DAL DIALOGO ALLA REAZIONE VIGOROSA PARIGI CAMBIA LA STRATEGIA CON MOSCA


Non limitarsi più a contenere l’orso russo, ma reagire con piglio vigoroso alla ferocia di Mosca. Per il presidente francese Macron è ormai suonata l’ora di un netto cambio di strategia. Due anni fa, il capo dell’Eliseo aveva dovuto ingoiare lo smacco della propria visita al Cremlino rivelatasi perfettamente inutile: con quelle immagini ufficiali quasi surreali del faccia a faccia di oltre 5 ore con Putin, ai due capi opposti del famigerato tavolo bianco oblungo. Divenute di fatto uno strumento di propaganda russa. Ma nonostante ciò, anche dopo lo scoppio del conflitto, Macron aveva cercato strenuamente di mantenere un filo di dialogo tcon Putin. Spiegando fra l’altro, per giustificarsi, che non occorreva «umiliare» Mosca. Ma quel filo di comunicazione si è rivelato puro fumo e la Francia, di fronte alla tragedia in corso da due anni, ha progressivamente riconosciuto quanto vano e controproducente risulti considerare il Cremlino come un interlocutore pronto al dialogo.

Indossando i panni di organizzatore della conferenza di Parigi sul sostegno a Kiev, Macron pare ora completare la propria virata strategica, abbandonando ogni residua velleità d’intermediazione. La nuova linea di Parigi è stata formulata nelle ultime settimane sempre più chiaramente: una vittoria russa avrebbe per il futuro dell’Europa un costo spropositato e devastante; dunque l’Ue, per evitare il peggio, non può più permettersi di contare sugli Stati Uniti in piena campagna elettorale, né può attendere lo svolgimento dello scrutinio europeo di giugno. Accogliendo l’omologo ucraino Zelensky il 16 febbraio per la firma del trattato bilaterale di cooperazione militare, Macron ha calorosamente esibito massima solidarietà verso l’ospite. Ma sul cambio di strategia, pesano pure ragioni interne particolarmente stringenti. A cominciare dal fatto che la Francia si sente a sua volta nel mirino di Mosca. Fra raffiche d’insidiosi cyberattacchi verosimilmente pilotati da Mosca, anche contro tanti ospedali francesi, campagne a tutto campo di fake news anti-francesi su Internet ed altre ingerenze inedite di destabilizzazione, Parigi avverte insomma il fiato dell’orso sul collo.

Sui “teatri” esterni, fino all’anno scorso la Francia si è mostrata impreparata contro le manovre russe nel Sahel che hanno di fatto fiancheggiato il “disarcionamento” a tempo di record delle truppe francesi, spinte ad abbandonare la regione. Ma nelle ultime ore, secondo fonti giudiziarie transalpine, si è appreso del probabile ruolo russo persino dietro le stelle di David incise a decine a Parigi nei mesi scorsi, capaci di suscitare un’ondata di rabbia nel Paese, nel quadro della reazione ai nuovi segnali di antisemitismo. A ciò vanno aggiunte le numerose azioni aggressive russe verso satelliti, aerei militari, zone portuali strategiche della Francia. Per il ministero della Difesa di Parigi, se ne sono contate un centinaio nel 2023. E adesso, fra una nota e l’altra allarmista rivelata dal controspionaggio, Parigi tende a non occultare queste informazioni, comprese le possibili reazioni più incisive in vista anche sul piano giudiziario. Fra provocazioni aperte e manovre nell’ombra, la Russia è temuta più che mai dalla Francia, che accoglierà in questo 2024 tanti eventi di portata mondiale potenzialmente molto vulnerabili: le cerimonie a giugno per gli 80 anni dallo sbarco in Normandia, le Olimpiadi, la riapertura di Notre-Dame l’8 dicembre, solo per citare i più rilevanti. Su questo sfondo, Parigi ha già raddoppiato d’un sol colpo l’anno scorso la spesa militare programmata fino al 2030, tanto che c’è chi comincia a parlare di «premesse di un’economia di guerra». In ogni caso, la logica del “containment” sembra finita in soffitta. Un brusco ritorno alla realtà.

Fonte: Avvenire