"Dai turisti disdette e cancellazioni". Lo sfogo di un gestore di case vacanze


“Io non ho una partita iva, non sono una ditta individuale, non sono un’impresa, non sono iscritto ad alcun albo, e soprattutto non lavoro in nero. Ho una proprietà, una casa vacanza, dalla quale ricavo una rendita ma da settimane non faccio altro che registrare cancellazioni e mancate prenotazioni dei turisti. Sono davvero preoccupato perchè non rientro tra le categorie che potrebbero beneficiare degli aiuti economici studiati dal governo in tempi di coronavirus e non so come si possa andare avanti”. E’ lo sfogo di Gabriele, 54enne romano, proprietario del Casale San Bartolomeo a San Venanzo, un comune della provincia di Terni.

Come gestore di questa struttura ricettiva che lavora a livello stagionale, dalla primavera all’autunno, e tra Natale e Capodanno, Gabriele è uno di quelli messi a dura prova in queste settimane dall’epidemia. “La mia clientela è per il 99% rappresentata da turisti stranieri, per lo più anglosassoni e del nord Europa – spiega -. Sono famiglie che per venire da me e potersi fare un giro dell’Umbria anche di una settimana prenotano un anno prima. Il 3 aprile avrei dovuto ospitare fino a Pasqua un gruppo di neozelandesi che però hanno rinunciato al viaggio, perchè i figli vivono in Israele e questo Paese è stato il primo a chiudere i voli con l’Italia. Il turismo stagionale mi consentiva di coprire bene o male le spese legate al mutuo, alle bollette che arrivano tutto l’anno, e alle tasse che periodicamente vanno pagate. Inevitabilmente – racconta ancora Gabriele, sposato e padre di due bambine – devo aspettare la prossima stagione del prossimo anno per rivedere qualche soldo, ma intanto le spese fisse restano. La mia unica speranza è che da noi le restrizioni legate all’epidemia finiscano almeno prima dell’estate e che il turista italiano, a quel punto costretto a rimanere entro i propri confini, decida di prenotare nella mia casa vacanza, una struttura circondata dal bosco, in un ambiente incontaminato, con un silenzio che tutti trovano rilassante”.

Gabriele gestisce, come casa vacanza, anche un appartamento di una sessantina di metri quadri a Lucca, “il Mezzanino”: “L’ho preso in affitto e lo sto subaffittando. Anche qui la clientela è rappresentata per l’85% da stranieri, si tratta di giovani e coppie. Vengono per pochi giorni, approfittando dei collegamenti aerei di Ryanair con Pisa, e si fanno il giro della Toscana. Normalmente, ho prenotazioni che si spalmano per tutto l’anno. Ho lavorato bene fino al 4 marzo, poi ho dovuto fare i conti con tante cancellazioni. Qualche coraggioso ottimista ha già prenotato per l’autunno, ma Lucca, rispetto alla casa vacanza di San Venanzo, mi dà meno preoccupazioni: la città, dove nacque e visse per alcuni anni Giacomo Puccini, propone tante opportunità per turisti e sono certo che la mia attività ricettiva, una volta cadute le misure restrittive del governo, tornerà a riprendere vigore qualunque sia il periodo dell’anno: tra giugno e luglio, tanto per fare un esempio, abbiamo il Summer Festival e tra fine ottobre e il primo novembre il Lucca Comics. Qui stavo per avviare anche due attività parallele alla casa vacanza molto richieste dagli stranieri: un corso di cucina, che è la mia passione di sempre, e un corso di italiano. Non ho fatto in tempo a mettermi in moto, perchè sono arrivate le prime disdette. Pazienza. Visto che sono costretto a stare a casa – promette – vorrà dire che studierò qualche altra ricetta per deliziare i miei ospiti”.

A condividere le preoccupazioni del gestore delle due case vacanze, sono anche Marco Giardini, perito assicurativo, e Valentina Fantozzi, negoziante. “Non lavoro più – dice il primo – anche se per il decreto di emergenza coronavirus la mia rientra tra le attività ‘prioritarie’, ma io di prioritario che cosa avrei? Mica sono un farmacista o un medico”. Giardini, titolare della “Etruria Perizie”, società con sedi a Civitavecchia e a Viterbo, spiega quale sia la sua attuale situazione professionale: “Io non lavoro per scelta, ho paura del virus, ma soprattutto non girando le auto manca la materia prima. Al mio studio in questi giorni abbiamo massimo tre pratiche al giorno, prima ne potevano arrivare oltre 40. Il problema è che finché non riprende il lavoro non entreranno soldi. Il mio settore è totalmente fermo. Sono preoccupato, perché penalizzato. E come me si trova anche chi gestisce carrozzerie e officine”. 

Per Valentina Fantozzi, titolare di ‘Brivido donna’, negozio di intimo con due punti vendita a Santa Marinella e uno a Santa Severa, “questa crisi creerà ancor più discrepanza tra ricchi e poveri; spero che la mia clientela, appena potrò riaprire le boutique, tornerà a fiondarsi sull’acquisto, ma il problema, in questo momento, è come affrontare l’immediato presente. Le prime scadenze che ho sono le tasse di maggio e giugno, parliamo di cifre tra i 9 e i 10 mila euro cui bisogna aggiungere i mancati introiti di queste settimane. Non so se avrò i soldi per pagare, il coronavirus ha fermato la moda”, spiega la negoziante. “Avevo fatto ordini da 70 mila euro – rivela -, io oggi ho la fortuna di avere mio marito che mi mantiene, altrimenti non so come farei. Poi, per serietà, avevo deciso di chiudere il negozio una settimana prima del decreto del presidente del Consiglio: l’ho fatto per tutelare i cittadini di Santa Marinella”. 

 

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Fonte: cronaca agi