Da Tbilisi a Taipei, quando Parlamento diventa ring


Hanno fatto il giro del mondo le immagini del leader dell’opposizione georgiana, Aleko Elisashvili che, nella seduta del 15 aprile, sferra un pugno a Mamuka Mdinaradze, capogruppo della maggioranza, durante un dibattito in Parlamento. A scaldare gli animi è stata una legge sugli agenti stranieri, con Mdinaradze tra i principali promotori, giudicata un cedimento alla Russia da buona parte dell’opinione pubblica, ostile a Mosca per il suo sostegno ai separatisti di Abkhazia e Ossezia del Sud. Quello di Tbilisi è uno dei tanti emicicli trasformati in ring dal surriscaldamento del confronto politico. Di seguito un elenco di alcune tra le più memorabili zuffe tra parlamentari degli ultimi dieci anni.

– MALDIVE, 28 GENNAIO 2024
Amena destinazione turistica per gli occidentali benestanti, l’arcipelago è anche un rilevante tassello del Grande Gioco dell’Indo-Pacifico. A contrapporsi sono partiti politici filoindiani e altri vicini a Pechino. Questi ultimi sono al momento al potere, nella coalizione che sostiene l’attuale presidente Mohamed Muizzu. Durante il voto di fiducia nei confronti dei ministri, lo scorso 28 gennaio, quattro di loro, considerati troppo proni a Pechino, non ottennero i suffragi necessari, spingendo i deputati della maggioranza ad avventarsi su di loro, tra calci, cazzotti e “tackle” da incontro di wrestling. Non mancò chi fu costretto a ricorrere a cure ospedaliere come l’onorevole Shaheem, esponente del partito del premier, atterrato e preso a calci nel collo dall’onorevole Isa, membro dell’opposizione.

– ALBANIA, 20 NOVEMBRE 2023

Una discussione infuocata quella sulla legge di bilancio approvata lo scorso anno. Non appena il premier, Edi Rama, ebbe preso la parola sul palco, i deputati di opposizione del Partito Democratico Albanese, accesero torce e accatastarono sedie, causando un piccolo incendio, che fu presto estinto.

– KOSOVO, 13 LUGLIO 2023

Il riesplodere delle tensioni con la minoranza serba portarono a una discussione parlamentare altrettanto accesa, nella quale al premier Albin Kurti fu versato un bicchiere d’acqua in faccia. Nel successivo alterco, numerosi politici passarono alle vie di fatto. Quantomeno nessuno utilizzò lacrimogeni, come durante una celebre seduta dell’11 marzo 2016.

– KIEV, 2 GIUGNO 2020

Alla Verkhovna Rada la violenza fisica non fa notizia. Prima della guerra, era comune che un parlamentare accusato di essere filorusso (o di non fare abbastanza contro i separatisti) rispondesse con un pugno in faccia ben assestato. La lite sulla riforma agricola del 2020 fu però particolarmente memorabile perché coinvolse ben quindici parlamentari dei partiti del presidente, Volodymyr Zelensky, e della ex premier, Yulia Timoshenko, che si presero a calci e spintoni finché la seduta non venne sospesa. Una bazzecola rispetto a quando, nell’aprile 2010, i parlamentari filorussi dovettero aprire gli ombrelli per proteggersi dal lancio di uova e fumogeni dai banchi dell’opposizione, contraria all’estensione della permanenza della flotta russa in Crimea, allora ancora controllata da Kiev.

– UGANDA, 27 SETTEMBRE 2017

L’emendamento costituzionale che avrebbe alzato il limite di età per la carica di presidente, consentendo all’allora settantatreenne Yoweri Museveni di ripresentarsi, non fu gradito da tutti i parlamentari, uno dei quali lanciò una sedia contro la bandiera presidenziale per essere subito abbrancato da un collega. Nel parapiglia che ne seguì alcuni politici si affrontarono con sbarre di metallo.
– TAIWAN, 13 LUGLIO 2017

I progetti infrastrutturali promossi dalla presidente Tsai Ing-wen nel 2017 furono così controversi che la parlamentare Chu Yi-ying, eletta con la maggioranza, e Hsu shu-hua, del partito di opposizione Kuomintang, cercarono di strangolarsi a vicenda. Nella baruffa che ne seguì, i colleghi riuscirono a separarle. La Camera di Taipei è spesso teatro di episodi simili. Quattro anni prima alcuni deputati si erano addirittura presi a morsi per un dissidio su come tassare le plusvalenze.

– SUDAFRICA, 9 FEBBRAIO 2017

Il discorso alla Nazione dell’allora presidente sudafricano Jacob Zuma, fu interrotto dai boati della sinistra radicale degli Economic Freedom Fighters. La situazione degenerò presto e i commessi furono costretti a usare la forza per trascinare fuori i parlamentari della formazione di Julius Malema. La presidente della Camera, Mbaleka Mbete si sarebbe poi scusata per aver dato a Malema dello “scarafaggio”, ovvero lo stesso epiteto che gli Huthu usavano contro i Tutsi, sterminati durante il genocidio che insanguinò il Ruanda nel 1994.

– TURCHIA, 20 GENNAIO 2017

La Turchia condivide con Ucraina e Taiwan il podio dei Paesi con i parlamenti più rissosi. È davvero difficile scegliere un caso su tutti. Menzioniamo quindi la sessione del 20 gennaio 2017, la prima nella storia della Grande Assemblea Nazionale a vedere uno scontro fisico tra donne. Oggetto del contendere la riforma costituzionale che avrebbe consolidato il potere del presidente. Alcune parlamentari dell’Akp, il partito di Erdogan, furono coinvolte in uno scontro con esponenti repubblicane del Chp che si trasformò presto in colluttazione. Tra pugni, schiaffi e capelli tirati, il bilancio fu di quattro ferite.

NEPAL, 20 GENNAIO 2015

La nuova Costituzione presentata nel 2015 non fu gradita dai politici maoisti, eredi dei ribelli che scatenarono la guerra civile nel 2006, i quali salirono in piedi sui loro banchi e iniziarono a tirare scarpe e microfoni contro la maggioranza. Tre commessi, intervenuti per sedare gli animi finirono in ospedale. (AGI)

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