AGI – All’indomani dell’inaugurazione di nuove centrifughe avanzate per l’arricchimento dell’uranio, l’impianto nucleare di Natanz, in Iran, è stato colpito da un blackout elettrico. Secondo il capo dell’Organizzazione dell’energia atomica, Ali Akbar Salehi, si è trattato di un “attacco terroristico” per il quale Teheran “si riserva il diritto di agire contro gli autori”, senza però indicarne.
Fonti di intelligence occidentale hanno affermato che si è trattato di un cyber-attacco, opera del Mossad israeliano, che ha causato “gravi danni al cuore del programma di arricchimento” dell’uranio iraniano, poche ore dopo che sono state inaugurate le centrifughe insieme a una nuova parte della struttura, colpita l’estate scorsa da un’esplosione sospetta. Allora le autorità avevano parlato di “sabotaggio” da parte di terroristi senza però rivelare i risultati delle indagini.
In Israele, per la prima volta da febbraio, si riunirà la prossima settimana il gabinetto di sicurezza di alto livello, durante il quale probabilmente si parlerà della recente escalation di tensione con la Repubblica islamica dell’Iran. A richiedere la riunione, il ministro della Difesa Benny Gantz e il procuratore generale Avichai Mandelblit.
“La lotta contro l’Iran, le sue metastasi e il suo armamentario è un grosso compito, la situazione odierna non sarà necessariamente quella di domani”, ha commentato sibillino il premier Benjamin Netanyahu, in occasione di un brindisi con i vertici della sicurezza, sottolineando il ruolo di potenza non solo “regionale” ma “in un certo modo anche globale” dello Stato ebraico.
Il capo del Pentagono, Lloyd Austin, in visita nel Paese mediorientale, il primo esponente di alto livello della nuova amministrazione Usa, ha ribadito l’impegno “forte e duraturo” di Washington nei confronti di Israele e lavorerà per mantenerne il “vantaggio qualitativo militare” nella regione.
Da parte sua, l’omologo israeliano ha confermato la stretta collaborazione con gli Usa, per proteggere il Paese e garantire che un nuovo accordo nucleare con l’Iran non minacci lo Stato ebraico, “evitando una pericolosa corsa agli armamenti nella nostra regione”.
Nei giorni scorsi per la prima volta ci sono stati colloqui indiretti tra Usa e Iran a Vienna in occasione della riunione della commissione congiunta del Jcpoa, l’accordo internazionale sul nucleare firmato nel 2015, nel tentativo di provare a salvare l’intesa dopo il ritiro unilaterale Usa nel 2018 da parte dell’amministrazione di Donald Trump e il seguente disimpegno di Teheran dai suoi obblighi.
La nuova amministrazione Usa si è detta disponibile a rientrare nell’accordo ma chiede a Teheran di impegnarsi nuovamente a rispettarne i termini, mentre l’Iran pretende prima la revoca di tutte le sanzioni Usa.
Source: agi