Cyber caos: Unimpresa, 95% Pmi non ha subito danni


Secondo gli esperti dell’associazione “mentre le grandi imprese e le multinazionali hanno subito maggiormente le conseguenze del blocco, le nostre micro e piccole imprese hanno potuto contare su procedure consolidate che non dipendono esclusivamente dalle tecnologie digitali. Questo approccio più tradizionale ha permesso di mantenere una continuità operativa e una stabilità nei servizi offerti, mitigando i disagi che molti operatori economici a livello globale hanno dovuto affrontare. È comunque importante riconoscere l’importanza delle tecnologie digitali e del loro ruolo fondamentale nello sviluppo e nella competitività delle imprese. Proprio per questo, continuiamo a promuovere l’adozione di soluzioni digitali che possano integrare e migliorare le operazioni quotidiane delle aziende, senza però compromettere la resilienza e l’affidabilità delle stesse. La vicenda odierna sottolinea l’importanza di un equilibrio tra innovazione tecnologica e metodi tradizionali, un equilibrio che molte delle nostre imprese hanno saputo mantenere con saggezza”. “La vicenda odierna impone una riflessione profonda sull’uso delle tecnologie e sul loro impatto sulle nostre vite e sulle nostre attività economiche. L’episodio ha evidenziato, in modo drammatico, quanto il mondo moderno dipenda dalle infrastrutture digitali e quanto vulnerabili possiamo essere di fronte a interruzioni su larga scala. È un promemoria potente della necessità di non lasciare che le tecnologie sopraffacciano il fattore umano” commenta il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara. “Le micro, piccole e medie imprese italiane hanno risentito solo in misura limitata del blocco informatico mondiale avvenuto oggi, causato da problemi tecnici riscontrati nei servizi di CrowdStrike e di Microsoft Azure. Il 95% delle associate non ha subito danni e l’attività è proseguita in maniera regolare: nonostante la portata globale dell’interruzione, che ha colpito settori critici come aeroporti e banche, l’impatto sulle nostre imprese è stato contenuto”. È quanto spiega il Centro studi di Unimpresa che ha effettuato un monitoraggio fra le oltre 100 mila aziende associate sparse su tutto il territorio italiano. Secondo Unimpresa “questo scenario riflette una realtà peculiare del tessuto imprenditoriale italiano: una parte significativa delle micro e piccole imprese operanti nel nostro Paese continua a lavorare prevalentemente offline per quanto riguarda gli aspetti strettamente commerciali. La gestione dei rapporti con i fornitori, le questioni attinenti ai pagamenti, la fatturazione e le relazioni con le banche sono spesso condotte attraverso modalità tradizionali e fisiche, limitando così la vulnerabilità di queste imprese a eventi di natura tecnologica”.(AGI)