La sessione pomeridiana si è aperta con il saluto della vicepresidente della Camera, Anna Ascani. Oggi, nell’era dei social, non si potrebbe aspettare la conclusione di ben tre articoli su “Rinascita”, il settimanale del Partito Comunista, per conoscere la svolta impressa da Enrico Berlinguer alla politica del suo partito con la strategia del compromesso storico. Si vorrebbe sapere subito con adeguati messaggi mediatici, quale possa essere il punto di arrivo del suo ragionamento.
Tutto questo è vero – emerge dal convegno – ma il ruolo di elaborazione, continua e coerente nel tempo, dei gruppi redazionali che costituiscono l’anima delle riviste culturali è in realtà insostituibile. Costituiscono spesso degli autentici nuclei di volontariato culturale. Sono il presupposto di analisi, ragionamenti e prospettive di lungo periodo che vanno aldilà degli slogan o delle frasi di convenienza del momento. Per questo il Cric, fornendo alle riviste una rete per farsi conoscere e per confrontarsi svolge una funzione utile per la cultura italiana. “Nell’Italia del 1948 c’era il deserto. Quanto contribuirono riviste come ‘Mondoperaio’, ‘Il mulino’, ‘La Discussione’, ‘Rinascita’, ‘Famiglia cristiana’, ‘Il ponte’ a formare l’opinione pubblica italiana? La missione di oggi, nell’epoca di internet, delle fake news e dell’informazione superficiale è fare un punto sul ruolo delle riviste di cultura politica”. Lo afferma Cesare Pinelli, direttore di ‘Mondoperaio’, al convegno ‘Il ruolo delle riviste nella formazione dell’opinione pubblica in epoca repubblicana (1948 – 1960)’.
I lavori si sono avviati con l’introduzione di Valdo Spini, presidente Cric (Coordinamento Riviste Italiane di Cultura) e direttore dei ‘Quaderni del Circolo Rosselli’: “Quella del secondo dopoguerra – sottolinea Spini – è stata una stagione particolarmente feconda per la le riviste italiane che hanno dato un grande contributo alla ricostruzione non solo culturale, ma anche politica e morale del Paese. Un esempio importante è la rivista ‘Il ponte’ di Piero Calamandrei il cui primo numero è datato significativamente aprile 1945 ed ha come sottotitolo ‘politica e letteratura’. Quella delle riviste di cultura nel secondo dopoguerra è stata un’esperienza emblematica di positivo rapporto fra le due realtà. Viceversa senza cultura la politica si atrofizza. In un contesto così diverso come quello odierno, le riviste di cultura devono continuare ad assolvere a questo ruolo di ponte”.(AGI)