Al termine della cerimonia, verrà scoperto l’altorilievo bronzeo, realizzato dallo scultore Giuseppe Ducrot, che raffigura Bachelet e che sarà posto all’entrata principale del palazzo
16 aprile 2024
AGI – Palazzo dei Marescialli diventa Palazzo Bachelet. Il Csm, con una delibera approvata il 7 febbraio scorso, ha infatti deciso di intitolare a Vittorio Bachelet il palazzo in cui l’organo di governo autonomo della magistratura ha la propria sede. Questa mattina si svolgerà la cerimonia alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, durante la quale il giurista verrà ricordato dal figlio, il professor Giovanni Bachelet, dal vicepresidente del Csm Fabio Pinelli e dalla presidente emerita della Corte costituzionale Marta Cartabia.
Bachelet, ucciso dalle Brigate Rosse il 12 febbraio 1980, dal 1976 rivestiva l’incarico di vicepresidente del Consiglio Superiore della magistratura: “Fu convinto difensore dei principi della Carta costituzionale”, “fervente assertore del dialogo”, ricorda il Csm, sottolineando che “ricerco’ una sintesi alta tra le diverse sensibilità culturali espresse dal Consiglio Superiore. Ideali ancor più preziosi in anni tragici come quelli del terrorismo e delle sfide cruciali poste allo Stato di diritto che chiamarono le istituzioni repubblicane, e tra esse la magistratura in prima linea, all’impegno concorde contro la minaccia eversiva”.
Al termine della cerimonia, verrà scoperto l’altorilievo bronzeo, realizzato dallo scultore Giuseppe Ducrot, che raffigura Bachelet e che sarà posto all’entrata principale del palazzo. Un volume è stato dedicato a “Palazzo Bachelet”, con prefazione di Massimiliano Fuksas: contiene uno scritto introduttivo del presidente Mattarella, un contributo del vicepresidente Pinelli e testi dei professori Luigi Gallo, curatore del volume, e Carla Benocci, sulle vicende storiche e architettoniche del palazzo: il volume è illustrato dalle foto di Alberto Novelli.
Il ricordo di Sergio Mattarella
“Essere ‘uomo del dialogo’ è stata, sin dall’inizio, la caratteristica della sua attività politica e sociale”. Sergio Mattarella ricorda cosi’ Vittorio Bachelet nel suo intervento in occasione della intitolazione del palazzo sede del Csm alla sua memoria. Segnala, il Capo dello Stato, che Bachelet “già nel 1946, a vent’anni, da studente, dirigente della Fuci ricercò sempre il confronto dialettico con le altre componenti universitarie in vista della ricostruzione dell’Italia democratica: ‘Con nessuno dei nostri simili, scriveva, abbiamo il diritto di rifiutarci o di essere pigri nel gettare il ponte” e sottolinea il valore della cerimonia di oggi – ringraziando il vicepresidente e il Csm per questa decisione “assunta per mantener vivo il ricordo del suo servizio nelle istituzioni e per rinnovare la riconoscenza per il suo impegno” – ribadendo che Bachelet “anche quale vicepresidente del Consiglio Superiore, è stato testimone autentico dei valori della nostra Costituzione. Si adoperava costantemente per la ricerca di prospettive condivise anche in considerazione delle fratture ideologiche che attraversavano il nostro Paese”.
Il dialogo, allora, che “è stato sempre un tratto distintivo del suo impegno nella società profuso lungo l’intero arco della sua vita, nelle organizzazioni cattoliche, nell’insegnamento nelle aule dell’università, nel Consiglio superiore della magistratura, in ogni altra attività pubblica. Il dialogo – ripete ancora Mattarella – rappresentava per lui, più che un metodo, l’essenza della democrazia”.
“La ricerca del confronto – riprende il Presidente della Repubblica – non era strada agevole e, talvolta, da taluno neppure apprezzata, in una stagione tra le più tormentate e conflittuali della storia repubblicana, dove non soltanto le parole e le ideologie si facevano più aspre, ma la violenza delle armi pretendeva di farsi strumento di lotta politica, elevando gruppi criminali a soggetto politico.
In quegli anni drammatici, Vittorio Bachelet esprimeva la convinzione che il rafforzamento delle istituzioni democratiche si realizzasse non attraverso lo scontro, ma con scelte, per quanto possibile condivise, di piena e coerente attuazione dei principi della nostra Costituzione”.
“La sera prima del brutale assassinio – ricorda – accompagnando a casa l’amico Achille Ardigo’, aveva discusso con lui della minaccia terroristica, giungendo alla conclusione, condivisa, che il terrorismo andasse combattuto senza rinunciare ai principi della legalità democratica, nel rispetto delle regole costituzionali, senza ricorrere all’arbitrio, in quanto la Repubblica dispone delle risorse capaci di far prevalere i valori della Costituzione anche nei momenti più critici”.
“Bachelet era convinto, inoltre, che la coerenza dei comportamenti fosse un efficace strumento di comunicazione e, in tempi di disorientamento, valesse più di una lezione dalla cattedra. è stata questa esemplare coerenza a segnarne l’impegno, sempre di grande valore, in ogni ambito”, osserva ancora.