Crollo della produzione industriale europea. Francia e Spagna peggio dell'Italia


AGI – Industria ancora in affanno ad aprile, mese caratterizzato ancora dal lockdown. Si registrano crolli a doppia cifra per la produzione industriale in Europa, con auto, abbigliamento e settore dei mezzi di trasporto in ginocchio. A perdere di più sono Spagna (-21,8%) e Francia (-20,1%), seguite da Italia (-19,1%) e Germania (-17,9%). E le previsioni per maggio fornite dal Centro studi Confindustria per il nostro Paese non sono piu’ rosee: si parla di un calo ancora piu’ ampio pari al 33,8%. Domani usciranno i dati complessivi sulla zona euro. Ecco in dettaglio i numeri Paese per Paese.

ITALIA

L’Istat stima che l’indice destagionalizzato della produzione industriale diminuisca ad aprile del 19,1% rispetto a marzo (-28,4%). In termini tendenziali, la produzione scende del 42,5%. Nella media del periodo febbraio-aprile, il livello della produzione cala del 23,2% rispetto ai tre mesi precedenti. L’Istat rileva che l’unico settore in crescita lieve è quello farmaceutico (+2%) su base congiunturale, mentre su base tendenziale si registra un crollo senza precedenti per il settore tessile e abbigliamento (-80,5%) e fabbricazione di mezzi di trasporto (-74,0%).

Crollo record per la produzione di autoveicoli: ad aprile, per effetto del lockdown legato alla pandemia da Covid-19, si registra -98,4% su base annua (dato corretto per gli effetti di calendario). Rispetto al mese di marzo la produzione di autoveicoli e’ crollata del 100%. Nei primi quattro mesi dell’anno e’ calata del 42,5% rispetto allo stesso periodo del 2019.

A maggio la produzione industriale italiana è diminuita del 33,8% rispetto a un anno prima, dopo il -44,3% rilevato ad aprile: è la stima contenuta nell’indagine rapida del Centro studi di Confindustria. “La variazione acquisita della produzione industriale nel secondo trimestre – stima Confindustria – è di -27,7% sul primo, quando era diminuita dell’8,4% sul quarto 2019; se anche in giugno procedesse la lenta ripresa della domanda, nella media del secondo trimestre si avrebbe comunque una riduzione di oltre il 20% dell’attività, quasi tre volte la dinamica registrata a inizio anno. Questo calo comporterebbe un contributo negativo di circa 5 punti percentuali alla diminuzione del Pil nel secondo trimestre”.

GERMANIA

La produzione industriale tedesca crolla del 17,9% ad aprile. Dopo una flessione dell’8,9% a marzo, ad aprile segna il maggior calo da quando è iniziata la rilevazione nel 1991. Il dato è peggiore delle stime che si attendevano un -16,8%. La produzione si è contratta per i beni intermedi (-13,8%) per i beni di consumo (-8,7%), per i capitali (-35,3%) ed energetici (-7,2%). Il crollo peggiore pero’ l’ha registrato il settore auto (-74,6%). Anche le costruzioni sono diminuite del 4,1%. Su base annua l’indicatore si è ridotto del 25,3%.

SPAGNA

La produzione industriale spagnola ha registrato una contrazione del 21,8% mensile ad aprile, sulla base dei dati destagionalizzati diffusi dall’istituto di statistica Ine. A livello annuo il calo è stato del 33,6%. Nel dettaglio, l’industria automobilistica, la più colpita, ha registrato un calo della produzione del 92% ad aprile su base annua. Tutte le fabbriche automobilistiche nel Paese, secondo produttore europeo dopo la Germania, sono rimaste chiuse per diverse settimane da meta’ marzo. La produzione è poi diminuita del 70% nei settori tessile, calzaturiero e del mobile.

FRANCIA

La produzione industriale in Francia crolla del 20,1% ad aprile su base mensile dopo aver già perso il 16,2% a marzo, quando gran parte del Paese era ‘bloccato’ a causa del confinamento anti-Covid. Secondo i dati diffusi dall’Insee, la produzione è crollata dell’88% nel settore automobilistico, dopo essere già diminuita del 45,1% il mese precedente.

Rispetto a febbraio, l’ultimo mese prima che la pandemia di coronavirus colpisse la Francia, la produzione industriale di aprile “è calata molto marcatamente nell’industria automobilistica (-93,4%), gomma, plastica e minerali non di metallo (-54,4%), tessuti, abbigliamento, pelle e scarpe (-52,1%) e metallurgia e prodotti in metallo (-50,8%)”, precisa l’Istituto nazionale di statistica. 

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Fonte: economia agi