di redazione
Venti di guerra. Grandi moti di protesta a Kiev contro Mosca. La situazione si fa sempre più grave. I capi di Stato si parlano, lunga telefonata fra Biden e Putin, si è cercato di ritrovare un protagonismo europeo con le missioni che sono state condotte dal presidente francese Emmanuel Macron e del cancelliere tedesco Olaf Scholz, le diplomazie sono mobilitate, ma per la crisi Russia-Ucraina, piuttosto che una de-escalation si percepisce una tensione crescente che sembra più vicina che mai alla deflagrazione.
Il presidente americano Biden e i suoi consiglieri militari si stanno convincendo che l’attacco dei russi di Putin all’Ucraina di Zelens’kyi sia un pericolo effettivo ed imminente, e non in un solo punto del fronte, infatti le riprese satellitari dell’area e i rapporti della CIA e dei servizi segreti militari evidenziano che lungo i confini con l’Ucraina, i russi non non soltanto concentrano più di centomila soldati, ma stanno inviando missili, aerei ed elicotteri.
A Kaliningrad, l’enclave russa sul Baltico tra Polonia e Lituania, è stata mandata una squadriglia di aerei Mig-31 Foxhound, dotati dei micidiali missili balistici Kinzal che possono colpire fino a circa duemila chilometri di distanza. Sono aerei micidiali, con armi ipersoniche di ultima generazione, difficile credere che possano essere impiegati contro l’Ucraina, ma la loro mobilitazione è un chiaro segnale rivolto alla Nato: in caso di azione il Cremlino è pronto a mettere in campo tutto il suo arsenale. In questa logica la TV della Difesa russa, Zveda, ha fatto vedere i bombardieri Tupolev TU22M3 Backfire sorvolare i cieli della Bielorussia, nel quadro di Allied Resolve 2022, l’esercitazione militare congiunta tra Minsk e Mosca. I Tupolev potrebbero anche portare testate nucleari. Le navi della flotta russa, già passate al largo della Sicilia, sono nel Mar Neo. Si tratta dunque di una manovra d’accerchiamento fin troppo evidente.
In questi anni Mosca ha portato avanti nei confronti degli USA e dell’Occidente un tipo di guerra non convenzionale, detta “di nuova generazione”, fatta di hackeraggi informatici, campagne destabilizzanti sui social, finanziamenti a partiti e altro. Le offensive militari del 2014 in Crimea e nel Donbass sono state mimetizzate fra le milizie locali. Perciò a Washington non si aspettavano il ritorno, da parte di Mosca, ad un uso tradizionale delle forze militari, schierando sul campo una prova di forza senza precedenti. Così gli Stati Uniti e la Nato si sono trovati impreparati e sono costretti ad elaborare in corsa una strategia militare, concentrando a loro volta più truppe e più mezzi sul quadrante orientale dellEuropa.
Lo schieramento occidentale, tuttavia, al momento non ha la forza per impedire un’invasione russa dell’Ucraina e per questo motivo il presidente americano Biden pinta sulla minaccia di ritorsioni economiche. Egli insiste sull’Europa perché in caso di invasione dell’Ucraina venga bloccata l’esportazione di gas da parte della Russia. Ma USA e UE non sono così in sintonia come vorrebbero far sembrare.
Putin conta sulla valutazione che gli alleati europei di Biden, a partire da Germania e Italia, non possono permettersi un “black out” nelle forniture energetiche dalla Russia e quindi non saranno poi così compatte con l’alleato americano sulle eventuali sanzioni. Di ciò Mosca si fa forza e tiene alta la tensione puntando ad ottenere un accordo che le assicuri che l’Ucraina venga tenuta fuori dalla Nato. In tale logica la soluzione militare è solo un “piano B”, presumibilmente si tratterebbe di blitz su aree limitate, o di blocchi navali.
Ma gli americani non hanno un solo fronte da curare, per loro si tratta di una partita doppia. C’è poi da considerare il ruolo della Cina che nella crisi ucraina si è schierata apertamente dalla parte della Russia. Biden ritiene che, avendo Mosca e Pechini interessi economici e strategici molto diversi tra loro, è difficile che si formi tra i due paesi una vera, compatta e duratura coalizione contro l’Occidentale. Epperò è un fatto che già dal 2017 Cina e Russia compiano esercitazioni militari congiunte.
L’Italia non sta a guardare. Il governo Draghi, con i ministri degli Esteri, Di Maio, e della Difesa, Guerini, sta perseguendo una strategia binaria: deterrenza da una parte, dialogo dall’altra. “L’Italia – dice Di Maio – dal 2014 non ha mai smesso di difendere e sostenere l’integrità territoriale e la piena sovranità dell’Ucraina, fermezza e lealtà sono punti fermi dell’azione che conduciamo insieme ai nostri partner occidentali e alleati”. Quindi, “sostegno agli accordi di Minsk, al cui rispetto sono legate le sanzioni Ue. Contributo al dialogo e al confronto tra Russia e Ucraina con la Nato e l’Osce. Valorizzazione del ruolo dell’Ue nella crisi”.
“Bisogna insistere nel dialogo – afferma a sua volta Guerini – ma anche inviare con determinazione un messaggio inequivocabile: qualsiasi aggressione a Kiev avrebbe gravi conseguenze. Il rapporto transatlantico è il cardine della sicurezza e della pace in Europa, chi tenta di dividerci rimarrà deluso”.
Come detto in audizione alla Camera dai due ministri, l’Italia aspira a tornare protagonista della politica estera europea nel formato Quint insieme a Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Germania. Il governo italiano considera il Nord Stream II, il gasdotto di Gazprom tra Russia e Germania, un elemento che “indebolisce oggettivamente Kiev” perché l’Ucraina potrebbe essere aggirata dai russi russo nel far passare il gas. Ed è questo un argomento che riguarda direttamente gli interessi dell’Italia, afflitta dal “caro bollette” e ha mostrato anche un’incrinatura tra Biden e Scholz,
Perciò l’Italia, accanto alle parole di fermezza atlantica, esprime l’auspicio di un rilancio del dialogo “di alto livello” tra la Russia e l’Unione europea, sospesi dal 2014, anno dell’invasione russa della Crimea.