Criminalità: polizia scopre ‘banda dello spurgo’, 13 arresti


Se la vittima di turno intuiva il tentativo di truffa e si rifiutava di pagare, diventava vittima di minacce di rappresaglie e di violenza da parte degli operai intervenuti che venivano reclutati dal promotore dell’organizzazione proprio in virtù del loro excursus criminale: tanto più la fedina penale era sporca, tanto più avrebbero avuto possibilità di essere reclutati nella banda. In modo silente, per anni, in tutta Roma e provincia, la banda dello spurgo ha posto in essere, senza sostanziale soluzione di continuità ed anzi con cupidigia sempre crescente, numerosi condotte ai danni di vittime ignare, tra le quali una moltitudine di ristoratori, professionisti del settore medico, avvocati, appartenenti all’ambiente ecclesiastico e alle fasce più deboli, come gli anziani.
Ottenuti i primi guadagni illeciti, gli indagati hanno pianificato l’estensione e l’allargamento in altre importanti città di Italia delle condotte ponendo in essere un progressivo ampliamento del raggio di azione. L’attività delinquenziale apportava notevoli profitti all’organizzazione, che venivano ripartiti tra i ‘consociati’. La ditta conseguiva un volume d’affari stimato di oltre un milione di euro l’anno.
La propensione alla commissione di reati e al conseguimento del “facile guadagno” è emersa dagli accertamenti nelle banche dati informatiche in uso alle forze di Polizia, che facevano emergere nei confronti di alcuni indagati precedenti penali; inoltre gli specifici accertamenti nelle banche dati Inps, evidenziavano la mancanza di qualsiasi dichiarazione relativa ad ulteriori, leciti, mezzi di sostentamento.
La sistematicità dei comportamenti delinquenziali, la sfrontatezza degli indagati, che non arretravano neanche davanti a persone anziane o comunque particolarmente vulnerabili, la loro arroganza, la spietatezza dimostrata nel lasciare le persone delle vittime e le loro stesse proprietà in condizioni pietose, pericolose anche per la salute degli occupanti e la salubrità dei locali ha determinato il giudice all’emissione dei provvedimenti cautelari.
A seguito di 30 querele raccolte dalla Polizia Giudiziaria operante e delle tempestive indagini della Polizia di Frontiera di Fiumicino, il Giudice per le indagini preliminari di Roma, su richiesta dei magistrati della Procura della Repubblica di Roma, ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di tredici persone: di cui undici in carcere e due agli arresti domiciliari riconoscendo gravi indizi di colpevolezza per il delitto associativo e per numerosi episodi delittuosi accertati nella fase delle indagini. Inoltre è stata data esecuzione al decreto di sequestro preventivo, emesso dal giudice, di somme di danaro ritenute profitto diretto del reato ad opera del Nucleo Pef della Guardia di Finanza di Roma che ha partecipato, dando ausilio al personale della Polizia di Fronteria di Fiumicino alla esecuzione di tredici decreti di perquisizione, con il contestuale sequestro di quasi 100.000 euro in contanti, diamanti, rolex, gioielli e una vettura di grossa cilindrata. Arrestate 12 persone gravemente indiziate dei reati di associazione per delinquere finalizzate alla commissione di estorsioni e truffe aggravate dalla minorata difesa, mentre un ulteriore soggetto è attivamente ricercato per rispondere dei medesimi reati”. E’ il bilancio di una complessa indagine condotta dalla Polizia di Frontiera Aerea di Fiumicino, che ha consentito di disarticolare un ramificato sodalizio criminoso che con il pretesto di eseguire spurghi fognari, inondava gli appartamenti di liquami per truffare e estorcere denaro ai danni di cittadini di Roma e provincia.
Le investigazioni dell’operazione denominata ‘Pecunia non olet’ hanno inizio nel 2022, con la scoperta dell’esistenza di una ditta che pubblicizzava online l’attività commerciale di spurghi utilizzando una squadra dedita ai primi interventi, aventi carattere d’urgenza, di ripristino delle fognature.
Secondo quanto emerso dalle indagini, quando giungevano sul luogo dell’intervento, gli operai, agendo con uno schema sistematico e consolidato, dopo aver richiesto il pagamento anticipato della somma di euro 500, aggravavano volontariamente, ostruendoli deliberatamente con ingegnosi stratagemmi e in taluni casi attraverso una inutile ricerca del tubo ostruito previa demolizione del pavimento o della parete, l’intasamento degli scarichi, così determinando una esorbitante fuoriuscita di liquame che inondava tutto l’ambiente circostante e in alcuni casi gli interi appartamenti, così arrecando danni considerevoli alla vittima di turno. Il cliente, catapultato in uno scenario surreale a causa delle escrezioni disseminate ovunque e dell’odore nauseabondo che invadeva l’ambiente, si vedeva costretto ad accettare un intervento di urgenza, il cui prezzo veniva valutato secondo un fantasioso calcolo al metro lineare, che faceva schizzare il costo di una banale, nonché ordinaria, manutenzione dell’impianto fognario a migliaia di euro. (AGI)