Cresce la pressione di Usa e Francia, e Berlino è a un bivio sul Nord Stream 2


AGI – Berlino non cede, nonostante le pressioni internazionali e una crescente opposizione interna: il progetto Nord Stream 2, ossia il gasdotto volto ad ampliare drasticamente il volume di gas in transito dalla Russia alla Germania, va avanti. Parlando con i giornalisti, la viceportavoce della cancelliera Angela Merkel, Martina Fietz, continua a ribadire che nonostante le nette dichiarazioni di Parigi e di Washington, che chiedono il fermo dei lavori, “la nostra posizione di fondo non cambia”.

È stato il segretario di Stato francese per gli affari europei, Clement Beaune, a chiamare in causa esplicitamente “l’abbandono” di Nord Stream 2 dinnanzi alla mano pesante usata dalle autorità russe nei confronti dei sostenitori di Aleksej Navalny, principale voce critica nei confronti del presidente Vladimir Putin. E pure eventuali nuove sanzioni nei confronti di Mosca, assicura Beaune, “non bastano”: una dichiarazione significativa, se si considera che tra i finanziatori del progetto figura anche il colosso energetico francese Engie.

Le richieste di Biden

Ben nota anche la posizione degli Stati Uniti di Joe Biden, che ribadisce esplicitamente la propria opposizione a Nord Stream 2, affermando di temere “l’eccessiva dipendenza” dell’Europa dal gas russo. Tanto che un portavoce dell’ambasciata Usa a Berlino ha dichiarato alla Dpa di accogliere “con favore le sempre più numerose voci in Germania e in altri Paesi europei che chiedono un fermo di questo progetto sostenuto dal Cremlino”. Nondimeno, così la rappresentanza diplomatica di Washington, “siamo sempre ben disposti a confrontarci con Berlino in merito alle sue preoccupazioni”.

Vi sarebbe – ne riferisce il quotidiano economico Handelsblatt – una disponibilità da parte americana di soprassedere sulle sanzioni nei confronti di Nord Stream 2 in cambio di una serie di proposte da parte tedesca che affrontino apertamente i rilievi americani: per esempio, scrive il giornale, si potrebbe pensare ad un meccanismo di “spegnimento” del progetto, ossia di interruzione del transito del gas, se Mosca volesse utilizzare l’Ucraina per “strozzare” il flusso del medesimo.

Il doppio fronte di Berlino

In effetti, la Germania sembra trovarsi in un’impasse. Da una parte non vuole accentuare il confronto con gli interlocutori, ma dall’altro insiste nel dire che si tratta di un progetto eminentemente economico, e che sarebbe un errore mescolare due vicende così diverse come il caso Navalny e il Nord Stream 2. Ecco che un portavoce del ministero degli Esteri tedesco assicura che Berlino “ha uno scambio molto stretto” con il governo di Parigi”, tanto da aver discusso insieme di una possibile risposta unitaria dell’Ue di fronte alla vicenda del dissidente e della repressione seguite al suo arresto.

Per quanto riguarda la pipeline, anche il Parlamento europeo aveva chiesto il fermo dei cantieri, posizione condivisa anche dalla Polonia, che teme conseguenze negative per i Paesi dell’est europeo derivanti dal progetto. Dall’altra parte, però, la Germania è tra coloro che hanno alzato la voce in maniera più netta per quello che riguarda il caso Navalny, che dopo il tentato avvelenamento è stato trasferito a proprio a Berlino e curato all’ospedale della Charité. Un doppio fronte non facile da gestire.

Crescono le critiche interne

Il problema per il governo guidato da Frau Merkel è che anche in Germania le voci critiche si moltiplicano sempre di più, e non solo all’opposizione. Mentre i Verdi – seconda forza politica del Paese, stando ai sondaggi – chiedono l’immediato blocco dei lavori, i liberali si accontenterebbero per ora di una sorta di moratoria. Il problema è che vi sono crescenti resistenze anche all’interno della Cdu, il partito della cancelliera: il presidente della Commissione Esteri al Bundestag, Norbert Roettgen, è tra i suoi oppositori più noti. “Questa impresa è sbagliata dall’inizio alla fine”, ha attaccato Annalena Baerbock, la leader dei Verdi, oggi, stando ai sondaggi, il secondo partito in Germania. È d’accordo il co-leader Robert Habeck: “È il gasdotto di Putin e non deve essere terminato. Nord Stream ha sempre diviso l’Europa e sostiene il regime di Mosca, che si abbatte sulle proteste”. 

Finora la cancelliera non ha mostrato di voler cedere su Nord Stream 2, ma non sarà facile sostenere le pressioni E quasi certamente sarà chiamata ad affrontare il tema anche venerdì prossimo al consiglio per la difesa e la sicurezza franco-tedesco alla presenza del capo dell’Eliseo, Emmanuel Macron. Già la settimana scorsa il portavoce del governo, Steffen Seibert, pur affermando che Navalny deve essere “liberato immediatamente” e che Berlino condanna con decisione “la reazione assolutamente sproporzionata” delle forze di sicurezza russe, ha insistito nel dire che il caso del dissidente “non ha nessun rapporto diretto con i lavori del gasdotto Nord Stream 2”. Sullo stesso fronte l’alleato di governo Spd e la Linke.

In prima linea si è posta la governatrice del Meclemburgo, Manuela Schwesig, uno dei volti più popolari del partito socialdemocratico: “Coloro che sono sempre stati contro il gasdotto non dovrebbero approfittare dell’attuale situazione politica in Russia per bloccare il progetto. È importante che la Germania ora mantenga un dialogo con Mosca, proprio in questi tempi cosi’ difficili”. In termini non dissimili si e’ espresso l’ex leader dei socialdemocratici, Martin Schulz. Definiscono invece “irrazionale e sbagliata” l’uscita francese i vertici della Linke, il partito della sinistra.

Le critiche al progetto diventano sempre più rumorose anche al di fuori del mondo politico. In un editoriale dal titolo “Nord Stream è il nostro problema più imbarazzante in politica estera”, è lo Spiegel a lanciarsi contro la pipeline venuta da Est, arrivando a paventare che la Germania si possa “giocare tutto il suo prestigio internazionale”, rischiando di “isolarsi all’interno dell’Ue e di appesantire i rapporti con il nuovo presidente americano”.

Secondo il giornale “sin dall’inizio appariva ingenua l’affermazione che Nord Stream fosse solo un progetto economico che niente ha a che vedere con la politica. Ma i gasdotti sono sempre politici”. I critici, inoltre, affermano anche che i vantaggi economici del progetto siano limitati, dato che il consumo di gas starebbe in fase di stagnazione, e in prospettiva dovrebbe essere ulteriormente abbassato per permettere il raggiungimento degli obiettivi climatici che Berlino si è prefissata con molto orgoglio. Certo, non sarebbe proprio una passeggiata fermarsi adesso: a quanto afferma la Gazprom, il principale finanziatore del progetto, il 94% del gasdotto è già terminato. In palio ci sono 55 miliardi di metri cubici di gas naturale. 

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Fonte: estero agi