Crepet: “Ci laviamo la coscienza con un’oretta di educazione sentimentale e psicologi. Togliamo la tecnologia a scuola”


Lo psichiatra Paolo Crepet ha rilasciato un’altra intervista, stavolta a Il Riformista, nella quale ha discusso della deriva educativa dei giovani in relazione al femminicidio della povera 22enne Giulia Cecchettin, e dell’introduzione dell’educazione ai sentimenti e alle relazioni a scuola.

La rabbia di Crepet

Ecco le forti dichiarazioni dell’esperto: “Mi arrabbio per quello che viene detto in queste ore, l’educazione ai sentimenti, per esempio, mi sembra una presa di fondelli, c’è addirittura un accordo tra i leader dell’opposizione. Siamo al massimo dell’idiozia. Io voglio capire se qualcuno può ragionare o su questi temi come la violenza, il femminicidio o se parliamo per slogan, per fare la fiaccolata, per dire c’è una rivoluzione e poi tra una settimana nessuno dirà più niente. Voglio sapere qual è la rivoluzione in atto. Voglio parlarne tra una settimana quando la sorella di Giulia, Elena, verrà lasciata completamente sola”.

“Penso che se si fa l’amore a tredici anni e questo è politicamente corretto per milioni di italiani, di genitori italiani, qualcosa non va. Se a tredici anni fai l’amore, vuol dire che hai il week end libero, che vai in discoteca e qualche madre e qualche padre ritengono che vada bene così. Lo dico da 30 anni che non va bene, gli mettono pure in tasca i cento euro per la serata, soldi che spenderanno in alcol e droga, perché di questo si parla. Le racconto un episodio. Quest’estate una ragazza di 13 anni è stata sparata, sparata, dall’ex fidanzato di 14 per questioni ovviamente di gelosia e non abbiamo fatto fiaccolate, non se ne sono accorte le filosofe che oggi parlano e scrivono. Perché? Perché di quella ragazza no? Non diceva già molto delle nostre relazioni inquinate e tossiche?”, ha aggiunto.

“Chi mandiamo a insegnare educazione sentimentale?”

Secondo Crepet lo psicologo nelle scuole non basta: “Semplice, mettiamo lo sportello dello psicologo nella scuola così vai lì a parlare dei tuoi disagi, cosa mi rompi le p***e? Questo è, questo pensano i genitori. Però se è il Governo a dire mettiamo lo psicologo nelle scuole, allora va bene. Parliamo di uno sportello nel quale nessuno sa chi andrà, nessuno mi sa dire dentro quel luogo che è di una delicatezza straordinaria chi ci mettiamo, ma farlo ci lava la coscienza: la mafia usava le gelaterie come lavatrici, noi ci laviamo la coscienza con lo psicologo nella scuola e facciamo l’oretta di educazione sentimentale. Quando ho chiesto: e chi mandiamo a insegnare l’educazione sentimentale? Mi è stato detto: sono dettagli. Facciamo una cosa, mandaci te tua figlia che ha un amore molesto davanti a una psicologa appena laureata. Poi ne riparliamo”.

Ecco cosa, a suo avviso, andrebbe fatto: “Non c’è nessuna voglia di ascoltare i figli, non ci interessa, è tutto un delegare, la famiglia delega alla scuola, la scuola delega non si sa a chi, il ministero pensa di risolvere non si sa come. Se vogliamo veramente cambiare le cose, come dicono i rivoluzionari da salotto, cominciamo dai bambini non a diciotto anni quando ormai è troppo tardi. Finanziamo le scuole dell’infanzia, iniziamo a togliere tutta questa tecnologia dalle scuole per i piccoli, le mie parole sono rivoluzionarie perché io dico una cosa che nessuno vuol fare, che nessuno vuole sentire, perché quando si toccano degli interessi nessuno vuole sentire. La Svezia ha detto di sì a questa proposta di diminuire la tecnologia nelle scuole, il ministero italico invece ha detto che ci deve pensare. Siamo in presenza di dilettanti dello sbadiglio, lo dico in generale. E poi c’è un’ipocrisia dilagante”.

“Spegnete la tv e fate un sacrificio estremo, evitate Netflix per una settimana, una dieta a puntate invece che a punti, spegniamo ogni settimana un dispositivo. Poi chiederei ai genitori: di cosa avete parlato ieri sera? Non si parla più, non con chi avete chattato, di cosa avete parlato ieri sera. Genitori e figli che al massimo si chiedono con un messaggino per dirsi cosa hanno mangiato. Il problema è che non sappiamo più cosa dirci come gli ergastolani non sanno più cos’è la libertà, non reggiamo un discorso di un’ora con un adolescente in crisi. Non sappiamo più parlarci”, questo il messaggio ai genitori di Paolo Crepet.

Fonte: https://www.tecnicadellascuola.it/