Comincia ad avviarsi la legge di bilancio. La nota di aggiornamento del Def, da presentare entro il 27 settembre, potrebbe offrire le risorse per anticipare alcuni dei contenuti della riforma fiscale. Le ipotesi sulle quali si discute nel Governo sono la riduzione del costo del lavoro attraverso un taglio del cuneo fiscale, l’abolizione dell’Irap con l’assorbimento nell’Ires e la riduzione dell’aliquota Irpef per i redditi sopra i 28mila euro
di redazione
Il 27 settembre scade il termine per la presentazione al Parlamento da parte del Governo, della Nadef (Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza), cioè del primo passo verso la successiva legge di bilancio.
In attesa che il Mef (ministero dell’Economia e delle Finanze) porti in Consiglio dei ministri il disegno di legge delega sulla riforma fiscale, il che potrebbe e dovrebbe avvenire in tempi rapidi, si pensa di anticipare, anche per mezzo dalla Nadef, la realizzazione di alcuni obiettivi della riforma.
La Nadef potrebbe infatti aumentare i 2,3 miliardi rimanenti del fondo istituito dalla legge di bilancio dello scorso anno con l’espressa finalità di ridurre il livello della pressione fiscale. La disponibilità di queste risorse induce le forze politiche di maggioranza a discutere sul loro possibile impiego. L’ipotesi che riscuote il maggior favore è quella di utilizzare la somma per ridurre il costo del lavoro, con una misura di riduzione del cuneo fiscale. L’ipotesi più accreditata, prospettata dai tecnici del Mef, è l’abolizione del Cuaf, la Cassa unica assegni familiari per colf, badanti e tutti i rapporti di lavoro domestico (tranne se tra coniugi o parenti), a carico dei datori di lavoro.
L’abolizione del Cuaf avrebbe un costo stimato in circa due miliardi e sarebbe un provvedimento definitivo, di carattere, quindi, strutturale. Se è vero che il taglio così ottenuto del costo del lavoro andrebbe a favore delle imprese, è anche vero che ne avrebbero un vantaggio anche le famiglie che pagano i contributi previdenziali per badanti e collaboratori domestici. Un vantaggio che verrebbe ad aggiungersi all’assegno unico per i figli, che entrerà a regime dal 1° gennaio del 2022.
Tuttavia c’è chi propone una strada diversa, alternativa alla riduzione del cuneo fiscale attraverso l’abolizione del Cuaf, quella di inserire nella legge di bilancio l’abolizione dell’Irap già da gennaio 2022. L’abolizione dell’Irap è uno degli obiettivi fissati dal documento sulla riforma fiscale approvato nello scorso mese di luglio dalle commissioni Finanze di Camera e Senato, recentemente rilanciata da Luigi Marattin (Italia viva) presidente della commissione Finanze della Camera. L’ipotesi prospettata è quella dell’assorbimento dell’Irap nell’Ires. Un provvedimento per il quale si dovrebbe trovare la relativa copertura finanziaria, visto che i contribuenti oggi soggetti all’Irap ma non all’Ires (imposta che riguarda le società) versano ogni anno tre miliardi di euro, la cui riscossione verrebbe dunque a mancare all’erario.
C’è una larga condivisione nella maggioranza per l’abolizione dell’Irap, vero e proprio cavallo di battaglia dell’ex premier, ed oggi leader del M5S, Giuseppe Conte, ma proposto anche dal centrodestra.
Infine, altra ipotesi possibile è la riduzione dell’aliquota Irpef per i redditi sopra i 28mila euro, per i quali si produce il salto dal 27 al 38%. Si tratta però di una misura più costosa rispetto alla prima, infatti ogni punto percentuale in meno applicato a questa fascia di redditi avrebbe un costo di tre miliardi all’anno, a fronte di un beneficio piuttosto modesto per i contribuenti interessati, tranne, forse, per i percettori dei redditi più elevati.