Parla il fondatore di Baobab Experience. Il prefetto di Roma ha inviato un’ordinanza di sgombero per l’accampamento vicino alla stazione dove trovano rifugio persone abbandonate dalle istituzioni
Aldo Torchiaro
Andrea Costa ha fondato Baobab Experience nel 2015. Da allora, insieme a decine di volontari, presta servizi essenziali di accoglienza ai migranti nelle strade di Roma. Ora il clima è cambiato. In peggio. “Siamo preoccupati. Ci sentiamo improvvisamente circondati”. È arrivata una ordinanza di sgombero delle tende che Baobab ha messo a disposizione vicino alla stazione Termini. “Una iniziativa – spiega Costa – del Prefetto di Roma, in stretto collegamento con il Viminale. Questa ordinanza, l’obbligo di fare piazza pulita, arriva a poche ore dalle parole di Giorgia Meloni sulle occupazioni abusive, con l’invito della premier a un giro di vite. Difficile pensare che agiscano senza l’input preciso del governo”.
Andrea Costa ha fondato Baobab Experience nel 2015. Da allora, insieme a decine di volontari, presta servizi essenziali di accoglienza ai migranti nelle strade di Roma. “Sopperiamo alle mancanze delle Istituzioni nella tutela delle persone migranti”, specifica meglio lui. È stato anche indagato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina ed assolto dal Gup – dunque prosciolto – prima che il suo processo diventasse un boomerang. Per provare a fermarlo gli hanno scatenato contro la Direzione Antimafia che lo ha messo per due anni sotto ascolto. Due anni a trascrivere le sue conversazioni private, scandagliando le voci con accento somalo e egiziano, senegalese o ivoriano alla ricerca di qualche appiglio. Niente. A quelli che dormivano sui marciapiedi, metteva a disposizione una tenda. A chi aveva freddo, portava le coperte. Talvolta, scrivevano gli intercettatori nei brogliacci, sembra si parlasse anche di medicine, forse addirittura di pannolini per i bambini. Era davvero troppo, andava fermato. E nell’avviso di garanzia, la minaccia: “Se il reato sarà continuato, le conseguenze sul piano penale arriveranno”. Finché a fine aprile scorso un giudice non capisce che di reati, a rileggere quel fascicolo, non vi fosse neanche l’ombra. In questi giorni, però, il clima è cambiato. Di nuovo. E in peggio. “Stavolta siamo preoccupati, non lo nego. Ci sentiamo improvvisamente circondati”.
È arrivata una ordinanza di sgombero delle tende che avete messo a disposizione dei senzatetto intorno alla stazione Termini.
Una iniziativa del Prefetto di Roma, direi in stretto collegamento con il Viminale. Questa ordinanza, l’obbligo di fare piazza pulita arriva a poche ore dalle parole di Giorgia Meloni sulle occupazioni abusive, con l’invito della premier a un giro di vite. Difficile pensare che gli esecutori materiali delle operazioni di sgombero, dei marciapiedi come delle occupazioni, agiscano senza l’input preciso del governo.
Come definisce la situazione, dal vostro punto di vista?
Siamo nel pieno dello scontro, all’assalto finale ai diritti fondamentali. Il governo più a destra di sempre ha messo nel mirino gli ultimi, i poveri, i migranti. E infatti vuole togliere i migranti dalle strade e contemporaneamente togliere loro la possibilità di stare in un appartamento occupato.
Devono scomparire, si devono smaterializzare. Perché quel che conta sembra essere la vista, la percezione visiva. I migranti non si devono vedere. Ma c’è un tema: togliendo loro un tetto, gli si tolgono tutti i diritti.
La percezione visiva. Si parla di tende dei migranti come di un problema di decoro urbano, e invece sono luoghi di vita.
Questa è una delle cose che mi fa più arrabbiare. Decoro urbano, vi rendete conto? Si tratta di persone che cercano di vivere in una comunità che dovrebbe accoglierle, che dovrebbe riconoscere il loro diritto a una dignità, alla salute, alla casa, al lavoro. E invece si parla di fastidio estetico, del disturbo per i turisti. Sta diventando una giungla, la città, è vero. Perché popolata di ferocia, di istinti primordiali, di quella logica del possesso privatistico per cui ci si sente proprietari di tutto, inclusi gli spazi pubblici.
Com’è il rapporto della gente verso di voi?
Si sta polarizzando. una società sempre più ingiusta, quella in cui viviamo.
ÈLa forbice sociale si allarga, chi aveva di più ha sempre di più, chi aveva meno ha sempre meno. C’è chi soffre, chi ha paura, chi invece capisce che uniti si vince: se si eliminano i conflitti tra le persone ne guadagnano tutti.
E c’è chi si rimbocca le maniche e viene a aiutare?
Intorno a noi c’è tanta solidarietà. Noi ci nutriamo di quella. Ci sono persone di ogni età, anche giovanissimi e anziani che ci vengono a dare una mano. Una rete di persone meravigliosa che dona quello che può. E ricevo tante richieste di poter venire a aiutare i migranti, ma purtroppo vediamo anche tanta cattiveria. Come in tutti i momenti di scontro sociale, di fronte al dramma dell’impoverimento si generano sempre due reazioni, due spinte opposte.
Si parla di sicurezza per far leva sulla paura.
Dovremmo poter parlare anche di sicurezza per i migranti, non solo della nostra. Loro muoiono in maree poi muoiono nelle città non accoglienti.
Sgomberare un marciapiede o una casa però non risolve niente.
Gli sgomberi-spot si fanno per ingannare lo sguardo di un determinato pubblico. Si spostano di fatto delle persone da un posto a un altro. Spesso moltiplicando il disagio o creando nuove tensioni. Uno scatto ci sarà quando delle migrazioni ci sarà una narrazione diversa.
Una narrazione e forse una strategia. Cosa chiede alla politica?
La politica deve capire che investire in accoglienza vuol dire investire nella sicurezza di tutti. Vuol dire tagliare manovalanza alla criminalità organizzata. Togliere terreno al fondamentalismo e al fanatismo. Investire in accoglienza è l’investimento migliore che la politica possa fare. I numeri ce li ha dimostrati la crisi in Ucraina.
Perché l’Ucraina?
Decine di migliaia di rifugiati Ucraini si spostano liberamente in Europa e da noi sono accolti a braccia aperte. Ed è un bene. Dimostrano che se si vuole, si può fare. E che si tratta di numeri perfettamente gestibili. Non c’è nessuna emergenza se un grande Paese di oltre sessanta milioni di persone accoglie cinquantamila migranti. Accogliere è una cosa bella, una cosa giusta. Anche egoisticamente, è una cosa che conviene a tutte e a tutti.
Fonte: Il Riformista