AGI – Uno stuolo di esperti di Russia e armamenti, tra ex diplomatici, economisti, generali, cyber esperti, consiglieri, tra cui ex membri dello staff di Donald Trump. La notte prima degli esami di Joe Biden, alla vigilia dello storico incontro di Ginevra con il ‘grande nemico’, il presidente russo Vladimir Putin, può portare vecchie certezze o nuovi dubbi. L’avvicinarsi dell’appuntamento passa tra simulazioni, stesure di documenti, diagrammi, rassegna di numeri, dati, precedenti storici. Biden non vuole lasciare niente al caso: ha scelto un super team per evitare colpi a sorpresa, contestazioni nel corso di un vertice a cui il presidente arriverà con una lunga lista di lamentele, dalle interferenze presidenziali alla cyber guerra.
Risale a tre anni fa l’ultimo bilaterale tra Stati Uniti e Russia, a Helsinki, ma il clima era totalmente diverso: quella volta c’erano due ‘amici’, adesso l’incontro sembra destinato a tornare nel solco degli storici vertici da Guerra Fredda, visto che i due personaggi non hanno nascosto l’assenza di reciproca empatia. Dopo mesi in cui ha dipinto Putin come nemico numero uno, e averlo definito pubblicamente “thug”, ‘bandito’, il presidente degli Stati Uniti vuole uscire dal confronto se non vincitore, almeno non da sconfitto, anche se i repubblicani hanno provato a metterlo in difficoltà, sottolineando come questo summit messo in piedi a neanche sei mesi dall’inizio del nuovo mandato presidenziale americano, segna già un punto a favore di Mosca. Putin ha incassato l’assist dei trumpiani mentre, con la sua consolidata reazione a freddo da ex colonnello del Kgb, ha risposto con veleno agli insulti, definendo perfidamente Biden “politico di lungo corso”, in contrasto con il “talento individuale” di Trump.
Due ex ambasciatori a Mosca tra i ‘simulatori’ di Putin
Negli Stati Uniti dominare un incontro è un’ossessione, al punto che insegnano “debate”, arte del dibattito, fin dalle elementari. Figuriamoci se in gioco ci sono i destini del mondo. Lunedì a Bruxelles, riportano i media americani, come in un film di Spielberg, Biden e il suo staff hanno cominciato le simulazioni dell’incontro in programma mercoledì a Ginevra e che dovrebbe durare quattro ore. “Putin è brillante – aveva commentato il presidente americano – e un avversario di valore”.
Dal rispetto dei diritti umani agli attacchi hacker, dalla situazione in Afghanistan all’Iran, ogni consigliere ha avuto il ruolo di “impersonare” Putin, cercando di anticipare quello che il presidente russo dirà al summit. Tra gli ‘attori’ scritturati due ex ambasciatori in Russia sotto Barack Obama, Michael McFaul e John Tefft, l’ex vice segretario della Nato Rose Gottemoeller e Fiona Hill, l’ex consigliera di Trump su Russia e Europa, che prese parte al summit di Helsinki. La sua esperienza può tornare utile perché conosce il clima di quel ring e sa come Putin possa trasformarsi nell’Ivan Drago di ‘Rocky’: in un’intervista alla Bbc, Hill ha raccontato, quattro mesi fa, che a Helsinki aveva pensato di “simulare un’emergenza medica” pur di mettere fine all'”incontro disastroso” tra Trump e il leader russo.
Non ci sarà una conferenza stampa congiunta, decisione presa dagli americani nonostante le insistenze di Mosca, che chiedeva un riconoscimento planetario. Sull’esito del summit, i media americani restano scettici. Nessuno si aspetta grandi risultati. Lo stesso Biden, che finora ha tenuto coperte tutte le sue carte, ai reporter americani al seguito che chiedevano cosa aspettarsi sul tema ‘hacker’, ha risposto con una domanda: “A questo punto, chi lo sa?”. Frase in controtendenza con i toni battaglieri delle ultime dichiarazioni, e che ha finito per gelare gli entusiasmi. Potrebbe essere pretattica. Tra una seduta mattutina di running e le ultime prove con il suo staff, potrebbe arrivare l’intuizione giusta, per passare gli esami, se non a pieni voti, almeno con una solida sufficienza.
Source: agi