AGI – I prezzi al consumo italiani cresceranno dell’1,9 per cento quest’anno e accelereranno al 2,8% nel 2022, sospinti principalmente dagli effetti del rincaro dei beni energetici, destinato comunque a esaurirsi verso la fine del prossimo anno. La stima è contenuta nelle “Proiezioni macroeconomiche per l’economia italiana” della Banca d’Italia.
“In linea con l’ipotesi di una graduale discesa dei prezzi delle materie prime energetiche“, aggiungono i tecnici di Palazzo Koch, “l’inflazione scenderebbe all’1,5 per cento nel 2023 per risalire in misura contenuta l’anno dopo, all’1,7 per cento, riflettendo la graduale accelerazione dei salari e la riduzione dei margini di capacita’ inutilizzata”.
Stima in linea con quella di Prometeia, secondo cui l’inflazione in Italia arriverò all’1,8% nel 2021, ma l’anno prossimo si dovrebbe portare su 2,1%, per poi ripiegare all’1,6% nel 2024. “Se entro la prossima estate la situazione nelle catene di fornitura si normalizzerà sia dal lato dei prezzi sia da quello della disponibilità di beni, il danno alla ripresa risulteraà contenuto e le imprese potranno beneficiare del progresso della domanda globale” scrive Prometeia, secondo cui quella che stiamo affrontando è un’inflazione da costi.
“Il riavvio della domanda post lockdown ha incontrato strozzature di offerta cosicché i prezzi, associati alla non disponibilità di molti semilavorati, ha fatto lievitare molti costi di produzione”, spiega. Aumento che in parte, prosegue nell’analisi, “si sta scaricando a valle ma che è ancora in larga misura assorbito dai margini delle imprese. Anni di inflazione bassa hanno reso gli operatori, consumatori in particolare ma non solo, restii ad accettare aumenti dei prezzi, e i produttori hanno imparato a privilegiare il mantenimento dei rapporti di clientela e a investire sulla qualità. E’ quanto sta continuando ad accadere e le imprese, in media, sono in grado di reggere questo urto, perché ben capitalizzate e con profitti ancora robusti”.
Come andranno i prezzi a Natale
Confcommercio prevede per il mese di dicembre una variazione dell’inflazione dello 0,3% in termini congiunturali e del 3,8% su base annua. Nel complesso del 2021, si attesterebbe all’1,9%, “lasciando al 2022 un’eredità molto pesante (il trascinamento è stimato pari all’1,8%)”. Secondo l’associazione, la corsa dell’inflazione, che ha caratterizzato tutto il 2021, non sembra peraltro destinata a esaurirsi nell’immediato. In considerazione degli aumenti attesi già per gennaio è presumibile che, almeno nella parte iniziale del prossimo anno, “si superi il 4%”. Questo fenomeno potrebbe rallentare in modo significativo il recupero della domanda delle famiglie, soprattutto verso quei segmenti di consumo considerati meno “necessari”, con inevitabili ripercussioni sulle possibilità di crescita del Paese.
Come vanno le cose in Europa
L’inflazione nell’Eurozona balza al 4,9% su base annua a novembre, in netta accelerazione rispetto al +4,1% segnato a ottobre. Secondo Eurostat a novembre 2020 il dato era risultato in calo dello 0,3%. Nell’Unione europea il costo della vita sale del 5,2% su base tendenziale, contro il +4,4% di ottobre e il +0,2% di novembre 2020.
Anche la Bce ha rivisto le stime sul Pil dell’Eurozona. Quest’anno è previsto un +5,1%, +4,2% il prossimo, +2,9% nel 2023 e +1,6% nel 2024. Rispetto alle stime di fine settembre, lo staff dell’Eurotower ha rivisto al ribasso le attese per il 2022 e al rialzo quelle per il 2023. “Significativamente al rialzo” le previsioni dell’inflazione che salirà del 2,6% quest’anno e del 3,2% il prossimo, prima di frenare all’1,8% nel 2023 e nel 2024. I prezzi al consumo al netto di beni alimentari ed energetici sono previsti aumentare dell’1,4% nel 2021, dell’1,9% nel 2022, dell’1,7% nel 2023 e dell’1,8% nel 2024. (
Source: agi