Cosa stavano cercando i tre reporter russi uccisi nella Repubblica centrafricana?


Consegna di armi e collaborazione militare con la Repubblica centrafricana, contratti firmati da Gazprom in Algeria e Angola: negli ultimi mesi si sta espandendo la sfera di influenza economico-militare della Russia di Vladimir Putin in Africa. E il tema è finito sotto i riflettori della stampa internazionale, dopo l’uccisione il 31 luglio in Repubblica centrafricana di tre reporter russi che giravano un documentario sulla società di contractor ‘Wagner’, nota per diverse inchieste giornalistiche che ne hanno rivelato l’impiego a fianco dell’esercito di Mosca, in diversi scenari di guerra, dall’Ucraina dell’est alla Siria.

Tre morti per un mistero

Il famoso reporter di guerra Orkhan Dzhemal, il regista Aleksandr Rastorguyev e il cameraman Kirill Radchenko sono stati uccisi mentre erano in viaggio da Bangui verso la località centrafricana di Bambari, a nord della capitale centrafricana. Per Mosca si è trattato di una rapina e ha comunque inviato suoi investigatori sul posto. Sono in molti però a mettere in dubbio un tale scenario, dai colleghi russi ai siti d’informazione locali.  'Jeune Afrique', per esempio, si interroga sulle scoperte fatte dalla troupe: i tre sono stati assassinati da non meglio identificati uomini armati ad un posto di blocco nei pressi della località di Sibut.

Sulla strada di Bangui

È proprio a Bangui che lo scorso dicembre Mosca ha consegnato ingenti quantità di armi e munizioni, vendute al governo centrafricano in un periodo di ristrutturazione delle proprie forze armate (Faca), oltre ad aver dispiegato addestratori militari, col consenso dell'Onu che per l'occasione ha parzialmente rimosso l'embargo vigente dal 2013. Negli ultimi mesi diversi media, tra cui il giornale russo Novaya Gazeta e la radio francese Europe1, hanno riferito della presenza di mercenari della Wagner nella stessa Repubblica centrafricana.

Secondo media indipendenti, sarebbero proprio i contractor della Wagner i 170 “istruttori civili”, che Mosca ha dichiarato di avere inviato nel Paese per addestrare soldati locali, nell’ambito di un accordo con il governo del presidente centrafricano Faustin-Archange Touadéra, di cui proprio i russi garantiscono la sicurezza.

La corsa all’oro del Centrafrica

La Repubblica Centrafricana, dove prosegue il conflitto civile, è sotto embargo Onu sugli armamenti, ma Mosca ha ottenuto un’autorizzazione a rifornire di armamenti (Kalashnikov, pistole e lanciagranate) il regime sostenuto dalle Nazioni Unite.

L’interesse, non solo russo, è tutto nelle risorse minerarie di questo Paese – diamanti, oro e uranio – che fanno gola a molte società straniere. Mosca ha annunciato quest’anno una collaborazione con Touadéra per l’esplorazione delle risorse naturali tramite contratti di concessione.

Stando ad Africa Intelligence, alcune di queste concessioni sono di proprietà dell’imprenditore della ristorazione Evgheny Prigozhin, anche detto lo “chef di Putin” per i suoi legami con il presidente russo e che, tra le altre cose, è considerato il finanziatore della Wagner.

Una rapina molto sospetta

I “wagneriani” probabilmente vengono impiegati per garantire la sicurezza delle miniere e per la ricerca di quelle controllate dalla criminalità o dai gruppi di opposizione, col potere centrale che ha un controllo del territorio solo a macchia di leopardo. Secondo il quotidiano Vedomosti, i tre reporter uccisi erano diretti alla miniera di Ndassim, non lontano dall’ex base militare di militanti del gruppo musulmano dell’opposizione “Selek” a Bambari.

La dinamica dell’agguato non è ancora stata chiarita. Stando alle autorità centrafricane, i tre sono caduti in un'imboscata mentre viaggiavano in macchina e hanno fatto resistenza a un tentativo di rapina. I colleghi di Dzhemal, sui social, hanno messo in dubbio che un reporter di guerra esperto come lui abbia provato a resistere a un gruppo armato. 

Una lingua che non era il francese

Il testimone principale del caso è il loro autista, scampato miracolosamente all'attentato. L'uomo ha raccontato che a una ventina di chilometri dalla città, uomini armati hanno aperto il fuoco contro il veicolo, uccidendo la troupe sul posto.

Sempre l'autista ha detto alla testata centrafricana Corbeau News, che gli aggressori parlavano una lingua che non era "né quella locale, né il francese" e i giornalisti li capivano. Si tratta di dichiarazioni che rafforzano il sospetto che qualcuno abbia deciso di ucciderli per fermare il loro lavoro.

Le trame degli oligarchi

Il documentario sul gruppo Wagner era finanziato da una organizzazione fondata dall'ex oligarca, diventato nemico giurato di Vladimir Putin, Mikhail Khodorkovsky. Sempre secondo Corbeau News, gli assassini erano alla ricerca di qualcosa di più del denaro e avrebbero frugato nelle tasche di uno dei tre giornalisti, il quale ha fatto resistenza ed è "stato ucciso per primo, di fronte ai colleghi". 

Al di là di questa vicenda ancora tutta da chiarire, diversi analisti hanno ricordato i legami storici tra Russia e il continente africano, soprattutto nelle regioni settentrionali e meridionali.

La longeva eredità dell’Unione Sovietica

L'ex Urss ha concesso importanti sostegni ai movimenti africani di liberazione nazionale nella loro lotta al colonialismo e neo-colonialismo oltre ad aver formato numerosi dirigenti politici africani nelle università sovietiche oppure inviando esperti russi direttamente in Africa. Molti ex-studenti africani negli atenei russi ricoprono oggi incarichi decisionali in istituzioni e aziende di diversi paesi del continente.

È lungo l'elenco degli interessi di Mosca, che ha fatto dell'Africa una delle priorità della sua politica estera. Cooperazione militare e tecnica con l'Algeria, zona di libero scambio in divenire col Marocco, costruzione di centrali nucleari in Sudafrica ed Egitto, esportazioni di cereali russi, accordi minerari e culturali con più paesi africani, progetti a partecipazione russa in Guinea equatoriale, Uganda, Burundi, Zambia e Zimbabwe. Una collaborazione che Mosca sta approfondendo sia con vecchi partner africani, che con un numero sempre maggiore di paesi, inserendosi in zone di influenza storica della Francia e altre ex potenze coloniali. 

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Fonte: estero agi