Le scuse di Luigi Di Maio a Simone Uggetti arrivano a sorpresa in una lettera pubblicata dal quotidiano Il Foglio per mettere forse fine a una stagione politica fatta quasi esclusivamente di insulti, manette e fango. «L’arresto era senz’altro un fatto grave in sé che allora portò tutte le forze politiche a dare battaglia contro l’ex sindaco – scrive nel suo “mea culpa” il ministro degli Esteri – ma le modalità con cui lo abbiamo fatto, anche alla luce dell’assoluzione di questi giorni, appaiono grottesche e disdicevoli». Parole dure, rivolte a se stesso e ai suo compagni di manette quando insieme manifestavano contro l’allora sindaco dem trattato come un mostro per un appalto di 5000 euro e poi assolto dalla corte d’Appello di Milano. Di Maio va oltre e mette in discussione non un fatto singolo, ma l’intero sistema: «Il punto qui è un altro e ben più ampio, ovvero l’utilizzo della gogna come strumento di campagna elettorale». Sincere o strategiche e un po’ furbe, le scuse del ministro degli Esteri restano importanti e ora – chiedono Italia viva e Forza Italia – si deve passare dalle parole ai fatti. E i fatti sono dire sì nel governo e nel Parlamento alla riforma Cartabia a partire dalla prescrizione stravolta proprio da un grillino, l’ex ministro della Giustizia Alfonso Bonafede.
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