Secondo i dati dell’Istituto Pieopoli, otto italiani su dieci al Sud lo consumano fresco e sfuso, al Nord si fa più ricorso al take away e questo fa calare il dato. Cresce il senza glutine
- Il Riformista (Italy)
- marzo 2021Vit. Fer.
La pandemia cambia i comportamenti di acquisto dei consumatori italiani. Che hanno frequentato meno i supermercati, in parte dirottando le proprie preferenze verso prodotti con un periodo di vita più lungo. I timori di contagio hanno condizionato le scelte di consumo e le principali categorie che ne hanno risentito sono state quelle dei prodotti freschi serviti al banco. Lo confermano i dati emersi dal sondaggio che, a febbraio, l’Istituto Piepoli ha condotto sul settore del bakery salato su un campione di 500 casi rappresentativo della popolazione italiana.
Dall’indagine emerge che otto italiani su 10 consumano pane fresco o pane sfuso, sia di panetteria sia del supermercato. Una percentuale che sale fino all’87% nel sud Italia. «Il consumo di pane fresco cambia a seconda delle aree regionali», avverte Tommaso Pinna, direttore commerciale dei supermercati Crai, un’azienda in grande espansione, che dalla Sardegna si sta diffondendo nel centro Italia con una crescita di fatturato e di negozi sorprendente. «Il nord consuma meno pane fresco rispetto al centro sud, forse perché – spiega Pinna – l’offerta si rivolge molto verso il mondo del take away, cosa che non accade al centro sud, dove si è mantenuto un rapporto con il pane prodotto nel proprio territorio».
È invece pari al 10% della popolazione la quota di coloro che non mangiano pane fresco, ma consumano dei sostitutivi come il pane confezionato lunga conservazione, i crackers, i taralli, e altri prodotti simili. La ricerca mette in luce un piccolo calo del consumo di pane “tradizionale” (-2%): sono in particolare le donne ad aver ridotto l’utilizzo del pane nell’ultimo anno (-6%). All’opposto, in base a quanto dichiarato dagli intervistati, il consumo di pane confezionato e dei prodotti sostitutivi è in crescita di 4 punti percentuali. Il 42% degli intervistati afferma di porre sempre attenzione alla tipologia di farina utilizzata nella lavorazione dei prodotti: si tratta principalmente di donne (48 su cento), mentre il 41% lo fa qualche volta oppure raramente. Un altro aspetto molto importante è la provenienza delle materie prime utilizzate: le metà degli italiani interpellati ritiene fondamentale l’origine 100% italiana. Per i consumatori è inoltre rilevante che pane e sostitutivi siano “biologici” (32%) e realizzati con farine integrali (27%). Il “senza glutine” è di interesse per il 14% del campione. Ma come sono andate le vendite della grande distribuzione all’interno delle varie categorie della prima colazione nel 2020, l’anno del cambio dei consumi? I dati relativi all’acquisto di panificati nei supermercati ci dicono che i consumatori hanno diminuito gli acquisti verso il banco servito (pane e pasticceria) ed incrementato quelli secchi o freschi da frigo. Fino al febbraio del 2020, il settore “freschissimi” del pane e della pasticceria produceva il 67% del fatturato a fronte dei sostitutivi del pane che producevano il 33%. Dal lockdown in poi c’è stato invece un crollo, proseguito fino a maggio e seguito da una ripresa costante sino al mese di gennaio 2021. Interessante, infine, la performance del comparto della prima colazione che, nel 2020, nel complesso delle sue categorie, fattura oltre 10 miliardi di euro e cresce del 6%.