Il motivo? “Si riservano – spiega Bova – di controllare i dati sull’inflazione dei prossimi due mesi. Negli Stati Uniti l’inflazione è scesa molto di più rispetto all’Eurozona. A giugno i prezzi al consumo negli Usa sono calati al 3% e quelli dell’area euro restano invece al 5,5%. La Bce è dunque la banca centrale che ha più probabilità di rialzare ancora i tassi a settembre, ma si vuole lasciare le mani libere. Entrambe quindi manterranno la bocca cucita sulle mosse di settembre, anche se la Bce potrebbe usare un linguaggio più aggressivo della Fed”. “Alla fine – aggiunge Bova – penso che a settembre rialzeranno entrambe i tassi, per poi fermarsi”. L’impressione è che l’inflazione incominci ad essere sotto controllo e che gli alti tassi abbiano frenato la crescita economica, ma senza fare troppi danni. Si a verso un ‘soft landing’, un atterraggio morbido? “No – risponde Bova – penso di no. Effettivamente le possibilità di un ‘soft landing’ sono in crescita, ma negli Stati Uniti si intensificano i segnali di stress dell’economia: aumentano le insolvenze sulle carte di credito, diminuiscono i prestiti e secondo me il 2024 sarà l’anno in cui sia negli Usa sia in Europa avremo una recessione che per il momento i mercati non stanno mettendo in preventivo ma che io vedo incombente”. E la Boj, la Banca del Giappone? “Diciamo che la Boj è rimasta un anno indietro. Venerdì non penso che farà niente e se farà qualche modifica alla sua politica monetaria ultra-accomodante ritengo che la farà a ottobre, avrà le idee più chiare sull’inflazione del 2024. Per ora in Giappone sull’inflazione la pensano come facevano Fed e Bce nel 2021. Per la Boj i prezzi si stanno alzando ma è un fatto transitorio, che passerà presto”. (AGI)
Cosa fare a settembre? Il dilemma di Bce e Fed
Il motivo? “Si riservano – spiega Bova – di controllare i dati sull’inflazione dei prossimi due mesi. Negli Stati Uniti l’inflazione è scesa molto di più rispetto all’Eurozona. A giugno i prezzi al consumo negli Usa sono calati al 3% e quelli dell’area euro restano invece al 5,5%. La Bce è dunque la banca centrale che ha più probabilità di rialzare ancora i tassi a settembre, ma si vuole lasciare le mani libere. Entrambe quindi manterranno la bocca cucita sulle mosse di settembre, anche se la Bce potrebbe usare un linguaggio più aggressivo della Fed”. “Alla fine – aggiunge Bova – penso che a settembre rialzeranno entrambe i tassi, per poi fermarsi”. L’impressione è che l’inflazione incominci ad essere sotto controllo e che gli alti tassi abbiano frenato la crescita economica, ma senza fare troppi danni. Si a verso un ‘soft landing’, un atterraggio morbido? “No – risponde Bova – penso di no. Effettivamente le possibilità di un ‘soft landing’ sono in crescita, ma negli Stati Uniti si intensificano i segnali di stress dell’economia: aumentano le insolvenze sulle carte di credito, diminuiscono i prestiti e secondo me il 2024 sarà l’anno in cui sia negli Usa sia in Europa avremo una recessione che per il momento i mercati non stanno mettendo in preventivo ma che io vedo incombente”. E la Boj, la Banca del Giappone? “Diciamo che la Boj è rimasta un anno indietro. Venerdì non penso che farà niente e se farà qualche modifica alla sua politica monetaria ultra-accomodante ritengo che la farà a ottobre, avrà le idee più chiare sull’inflazione del 2024. Per ora in Giappone sull’inflazione la pensano come facevano Fed e Bce nel 2021. Per la Boj i prezzi si stanno alzando ma è un fatto transitorio, che passerà presto”. (AGI)