Cosa è successo al Parlamento europeo sull’Ucraina (e cosa ne penso)


di Lia Quartapelle

Nel voto del 19 settembre, il Parlamento europeo ha ribadito il sostegno economico, sociale, militare dell’Europa a Kyiv. L’Ucraina resiste da due anni e mezzo per difendere la propria libertà da una aggressione contraria al diritto internazionale. È giusto, doveroso rispondere alla richiesta di aiuto che questo paese ci rivolge. Bene ha fatto il PD e la stragrande maggioranza degli eurodeputati italiani a votare a favore della risoluzione. Il voto contrario della Lega segnala che dalle parti di Salvini sono più vicini a Mosca che a Bruxelles.

Per una doverosa riflessione segnalo però che la risoluzione votata oggi, all’articolo 8 prevede una estensione del sostegno dato all’Ucraina, determinata dalle necessità che emergono dalla situazione sul terreno: da mesi l’esercito russo porta avanti bombardamenti contro le principali città ucraine operando al sicuro dentro i propri confini nazionali. Se non si riduce la capacità di aggressione russa, per l’Ucraina sarà impossibile preservare la quotidianità dei civili nelle zone confinanti con la Russia.

Per questo, all’articolo 8, la risoluzione prevede l’invito agli Stati membri di revocare le restrizioni sull’uso dei sistemi d’arma occidentali consegnati all’Ucraina contro gli obiettivi militari in territorio russo da cui partono gli attacchi all’Ucraina e i rifornimenti alle truppe occupanti. Dunque, non si tratta di un allargamento del conflitto, nessuna carta bianca per marciare su Mosca come fa credere la disinformazione russa, ma si autorizza l’uso delle armi occidentali per attacchi con mera finalità difensiva come quello al deposito di armi di Toropets. Attacchi come questi indeboliscono la capacità aggressiva di Mosca e dunque hanno lo scopo di accorciare la durata della guerra.

Quanto previsto dall’articolo 8 della risoluzione è in linea con il diritto internazionale, che prevede all’art. 51 dello Statuto dell’ONU che “nessuna disposizione di questo Statuto pregiudica il diritto naturale di autotutela individuale o collettiva, nel caso che abbia luogo un attacco armato contro un Membro delle Nazioni Unite (…)”. Ricordo che quando un paese invade un vicino, trasforma la propria zona di confine in una zona di guerra.

Le decisioni che abbiamo preso, e prenderemo, per sostenere l’Ucraina sono decisioni delicate, gravide di conseguenze, e nessuno le prende a cuore leggero. Anche per questo, capisco che un voto con queste implicazioni possa spaccare a metà la delegazione del mio partito, come è avvenuto.

Mi riconosco nella metà della delegazione del PD che non ha voluto negare l’autorizzazione all’uso delle armi occidentali in territorio russo, e in particolare nella posizione limpida assunta da Pina Picierno e Elisabetta Gualmini, in linea con la stragrande maggioranza dei socialisti europei. In questo momento storico, è importante far passare l’idea che oggi in Europa si decide insieme su ogni aspetto del nostro sostegno a Kyiv. Perché le crisi passano, e speriamo che la guerra di aggressione russa contro l’Ucraina termini il prima possibile, ma il nostro impegno, di europeisti, di socialisti e democratici, per un percorso di maggiore integrazione europea dovrà continuare con sempre maggiore convinzione.