Cosa chiedono i sindacati al governo sulle pensioni


AGI – Cgil, Cisl e Uil chiedono una “riforma vera” delle pensioni, non interventi “sperimentali o temporanei” come Quota 100.

Sette mesi fa i sindacati hanno presentato al governo una piattaforma unitaria, in cui si chiede maggiore flessibilità in uscita e si punta alla tutela dei giovani che rischiano di trovarsi senza pensioni “dignitose”. 

I sindacati sottolineano che lo ‘scalone’ va evitato ma non attraverso le ipotizzate quota 102 e 104 che, tra il 2022 e il 2023, coinvolgerebbe solo 10 mila persone (secondo uno studio della Fondazione Di Vittorio e della Cgil Nazionale). 

Di seguito i punti principali della piattaforma:

Flessibilità in uscita

È necessario estendere la flessibilità nell’accesso alla pensione, senza penalizzazioni per chi ha contributi prima del 1996, a partire dai 62 anni di età o con 41 anni di contributi a prescindere dall’età. 

Tutela dei giovani, del lavoro povero e discontinuo: la pensione contributiva di garanzia

Creare una pensione contributiva di garanzia, collegata ed eventualmente graduata rispetto al numero di anni di lavoro e di contributi versati, che consideri e valorizzi previdenzialmente anche i periodi di disoccupazione, di attività di cura in ambito familiare, di formazione e di basse retribuzioni, per assicurare a tutti un assegno pensionistico dignitoso, anche attraverso il ricorso alla fiscalità generale.

Ridurre i vincoli che limitano l’accesso alla pensione per i più giovani (un importo minimo di pensione non inferiore a 2,8 e 1,5 volte l’assegno sociale per accedere alla pensione anticipata e di vecchiaia nel sistema contributivo).

Il lavoro di cura e delle donne

Il lavoro di cura non retribuito, svolto in prevalenza dalle donne, è una voce fondamentale del welfare del nostro Paese ed è necessario tenerne conto a livello previdenziale con misure adeguate, come il riconoscimento di dodici mesi di anticipo per ogni figlio (o a scelta della lavoratrice una maggiorazione del coefficiente di trasformazione) e la valorizzazione ai fini pensionistici del lavoro di cura di persone disabili o non-autosufficienti in ambito familiare.

Rendere strutturale opzione donna.

Sostegno alle categorie più deboli 

Vanno estese e garantite strutturalmente condizioni più favorevoli per l’accesso alla pensione delle categorie più deboli, a iniziare da quelle che rientrano nell’Ape sociale (disoccupati, invalidi, coloro che assistono un familiare con disabilità e chi ha svolto lavori gravosi o usuranti). In questo contesto è necessario tutelare la figura dei “lavoratori fragili” che nell’emergenza sanitaria sono più esposti ai rischi del contagio e occorre ampliare la categoria dei disoccupati.

La tutela dei redditi da pensione

Va garantita la tutela dei redditi da pensione, particolarmente colpiti in questi anni, attraverso il rafforzamento e l’ampliamento della “quattordicesima”, una minore tassazione fiscale e il ripristino della piena rivalutazione delle pensioni. 

Rilancio della previdenza complementare

Bisogna rilanciare le adesioni alla previdenza complementare negoziale, rendendola effettivamente accessibile anche a chi lavora nelle piccole imprese e ai giovani. Inoltre è necessario promuovere i fondi pensione negoziali anche nei settori ancora esclusi come il comparto sicurezza.

contratti di espansione e isopensione 

Rafforzare ed estendere gli strumenti che possono accompagnare le persone dal lavoro alla pensione utili a gestire processi di ristrutturazione o crisi aziendale o per favorire il ricambio generazionale.

Speranza di vita

Modificare l’automatismo che lega i requisisti pensionistici alla speranza di vita.

Source: agi