Seconda Guerra Mondiale: gli alleati si preparano a liberare l’Europa dalla minaccia nazista e il soldato statunitense Joe Martin, paracadutista della 101esima Divisione aviotrasportata viene impiegato per la prima volta insieme al suo reggimento nell'Operazione Overlord.
Sui libri di storia sarebbe il 6 giugno del 1944, i fatti narrati però risalgono a parecchi anni più tardi, è infatti il 29 ottobre del 2003 e in tutti i negozi di categoria esce un videogame che rivoluzionerà il concetto di “sparatutto”.
Si intitola Call Of Duty ma non passerà molto tempo prima che venga chiamato più agevolmente “Cod” e chi non si è mai trovato a giocare non ha la minima idea di quale livello possano aver raggiunto, in netto anticipo rispetto alle innovazioni visive prodotte da altri media, in termini di riproduzione della realtà, coinvolgimento e linea narrativa, i moderni videogames.
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Film manipolabili, non c’è altro modo di descrivere il lavoro immenso compiuto dalle aziende che partoriscono simili capolavori. Regia, dialoghi, colonna sonora, è un videogioco si, ma si fa sempre più fatica ad archiviarlo con tale semplicità. Call of Duty da quel lontano 2003 si è riprodotto circa quindici volte; scriviamo “circa” perché tenere il conto e decidere se inserirci in mezzo tutte le ambientazioni e gli spin-off creati da allora per tutte le piattaforme possibili non è affatto semplice.
Sì perché dal combattere i nazisti a combattere gli zombie nel magico mondo dei videgames è un attimo. I professionisti, d’altra parte, ingaggiati per rendere il gioco intrigante quanto un, probabilmente più di, un film sono di primo piano: da David S. Goyer che ha sceneggiato anche 'Batman: The Dark Knight' al rinomato Paul Haggis, che ha scritto per il grande schermo il capolavoro 'Million Dollar Baby' e 'Casino Royale'.
Una fantasia che supera, anzi doppia, la realtà; secondo il tabloid The Sun infatti i terroristi della Jihad userebbero Call of Duty per allenarsi, e utilizzerebbero le modalità online per scambiarsi messaggi impossibili da intercettare. Non è un caso se le aziende che stanno dietro al gioco, la Activision Blizzard che lo distribuisce e le Infinity Ward, Sledgehammer Games e Treyarch, che lo sviluppano, ebbero non pochi problemi legali quando in un capitolo della saga, esattamente nel primo Black Ops, venne simulata l’uccisione di Fidel Castro.
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La risposta ufficiale di Cuba fu: “quello che gli Stati Uniti non sono riusciti a fare in 50 anni, provano a farlo virtualmente”. Una reazione esagerata da parte di un governo rispetto alla scena di un videogame? Forse sì, starete pensando. Ma provate a vedere la cosa da un altro punto di vista: quello numerico. A Call of Duty giocano letteralmente centinaia di milioni di utenti a ogni capitolo della saga; secondo i dati ufficiali, le ore trascorse nel gioco online dagli utenti ammontavano fino a prima dell’uscita di Advanced Warfare, a 25 miliardi, l’equivalente di 2,85 milioni di anni.
Il prossimo 12 ottobre, per PlayStation 4, Xbox One e PC, uscirà un nuovo capitolo della saga, intitolato 'Call of Duty: Black Ops 4', e milioni di persone di tutte le età nel mondo lo stanno aspettando come la loro personalissima festa di Natale. Si, di tutte le età, perché Call Of Duty, semplicemente, prende, forse anche troppo, senza fare differenze, non è soltanto una leggenda infatti la storia di quel 46enne inglese che nel 2011 fece irruzione nella casa di un tredicenne e provò a strangolarlo. Il motivo? Il ragazzo lo trollava online e lo uccideva ripetutamente nelle partite a Black Ops. È vero, i ragazzi di oggi non amano più sbucciarsi le ginocchia giocando a calcio nel cortile sotto casa, e si, probabilmente si perdono qualcosa di importante, ma è anche vero che i bambini di ieri non avevano mai avuto tra le mani videogiochi di tale fattezza. E chiediamo scusa se ancora li chiamiamo giochi.
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Fonte: innovazione agi