Corinna Bille


Losanna 1912 – Sierre 1979

DI Giulia Roccato

Alla domanda “Perché scrive?” Corinna Bille risponde:

Non riesco a sopportare la felicità e non riesco a sopportare la sofferenza. La scrittura è un rimedio a tutto ciò che è insopportabile. Solo il mio lavoro mi dà l’equilibrio e la coerenza necessari che né il sociale, né la religione, né l’avventura, né la stessa maternità mi possono assicurare.

Corinna Bille nasce dal pittore-vetraio Edmond Bille e dalla contadina Catherine Tapparel. Il nome di battesimo è Stéphanie, ma lei decide di cambiarlo in omaggio al paese natale della madre, Corin, che in lei ha sempre suscitato grande interesse. I fratelli minori sono René-Pierre (1913), cineasta e scrittore, e André (1915), ingegnere.

L’istruzione elementare di Corinna avviene, tra il 1919 e il 1926, presso l’Istituto delle religiose Beaulieu, dove riceve un’educazione molto rigida. Conclude gli studi superiori presso l’Istituto Sainte Agnès (1926-1927), gestito dalle Domenicane di Lucerna. Resta memorabile l’estate del 1928, trascorsa a Rotzberg, sul Lago dei Quattro Cantoni, dove in una notte, la sedicenne Corinna decide di diventare scrittrice.

Nella villa paterna, frequentata da intellettuali, pensatori e artisti, tra cui Romain Rolland, e Pierre Jean Jouve, scrittore e poeta dell’umanesimo e membro di spicco nel movimento pacifista animato dal collega e amico Rolland, Corinna ha la possibilità di gettare le basi della sua scrittura: subisce l’influenza degli ospiti del padre, cui si va ad aggiungere il fascino per il mondo contadino della madre, nel quale la scrittrice intravede una vera e propria civiltà, ricca di usi e costumi ancora molto legati a una spiritualità forte, di natura più pagana che cristiana.

Fu mia madre ad introdurmi per la prima volta nel regno contadino. Mi parlava tanto spesso della sua infanzia nelle montagne che alle volte sognavo di essere anche io una di loro.

Corinna ama fortemente la natura: “Comunico con la foresta, divento la foresta. Le mie braccia sono i rami, la mia pelle la corteccia”. Per questo Georges Borgeaud, scrittore e amico intimo dell’autrice, in un brano a lei dedicato in occasione della morte, sostiene che “Corinna avrebbe potuto essere la quarta delle Brontë”. L’attrazione che la scrittrice svizzera nutre per le pulsioni libere dalle costrizioni della civiltà l’avvicinano alla mentalità delle romantiche britanniche e proprio come Emily, Corinna ha dovuto creare uno stile capace di dare forma al suo mondo, con una sua peculiare purezza. Ad un primo sguardo Corinna sembra mostrare una predilezione per i personaggi estremi e le vicende trasgressive, cruente, addirittura immorali, ma analizzando meglio la questione si nota che le sue creature, pur essendo spinte da una forza più dirompente della ragione, non sono affatto impudiche, piuttosto sono “ipermorali”, ossia agiscono in nome di un sacro sentire che senza esagerazione può essere definito, in senso pagano, divino e dunque prossimo a un’incontenibile ebbrezza che l’ordine sociale non ammette.

La sua poetica può essere sintetizzata con un solo termine: sauvagerie, la selvatichezza, unita a una sensibilità quasi antica, sempre e comunque legata a una nostalgia per un tempo indefinito, anteriore o fuori da ogni cronologia, come la stessa scrittrice spiega:

La potenza quotidiana dei sogni, coniugata con quella del vissuto, mi impone volentieri la forma coincisa e violenta del racconto. In sostanza rappresenta il modo per fermare il movimento troppo ampio della vita e fissarla per sempre.

Per queste ragioni il sogno andrà occupando un ruolo sempre più importante nella stesura delle storie: condensa il vissuto in simboli o in una serie di immagini che suscitano emozioni senza bisogno di essere spiegati.
Il primo romanzo, Le Pantin noir, viene terminato nel 1932, durante il suo primo soggiorno a Parigi, firmato Stéphane Corin.

Durante il 1933, Corinna lavora come segretaria di produzione del film Rapt, tratto dal romanzo di Charles-Ferdinand Ramuz La Séparation des races, girato a Lens. Sarà durante la produzione che incontrerà il primo marito, Vital Geymond, attore protagonista del film, che sposerà a Sierre nel 1934. Il matrimonio bianco non dura a lungo: solo due anni dopo la cerimonia e il trasferimento a Parigi, Corinna lascia il marito e la città.
La sua opera di scrittrice non si ferma persino durante una pleurite che la affligge per tre lunghi anni (1936-1939) e il riconoscimento non tarda ad arrivare: nel 1938 riceve il Prix de la Nouvelle dell’Institut genevois per La Sainte (poi incluso nella raccolta Douleurs paysannes).

In quegli anni avviene anche l’incontro tra Corinna e Georges Borgeaud, scrittore con cui vive prima nel castello di Glérolles e poi a Losanna.
Nel 1942, incontra Maurice Chappaz, scrittore e, assieme a lui, al fratello René-Paul e ad altri amici, hippy ante litteram, fonda il gruppo “Cavalleria errante” e conduce una vita libera e vagabonda, a stretto contatto con la natura.

Corinna e Maurice convivono a Geesh dal 1943 al 1947 anno in cui può essere celebrato il matrimonio (in seguito all’annullamento del precedente matrimonio di Corinna con Vital Geymond). Dalla loro unione nasceranno due figli, Blaise e Achille, e una figlia Marie-Noëlle.

Nel 1952 Corinna riceve il Prix Bock-Esenwein per la raccolta di novelle Le grand Tourment e, nello stesso anno, pubblica il romanzo Le Sabot de Vénus. Dopo la pubblicazione delle raccolte di racconti Douleurs paysannes e l’Enfant aveugle e numerosi traslochi, la famiglia si trasferisce a Veyras nel 1958, in una casa immersa nella natura, dove la coppia vivrà per vent’anni.
Corinna pubblica una raccolta di poesie, Le pays secret, e compone tre atti unici teatrali. Nel 1970 raggiunge per un periodo il figlio Blaise, trasferitosi ad Abidjan, in Africa.

Tornata a Veyras, pubblica Juliette éternelle e Cent petites Histoires cruelles. Nel 1974 torna ad Abidjan e visita il Libano. Pubblica poi La Demoiselle sauvage per la quale riceve il premio Goncourt. Dopo altri due soggiorni in Africa, nel 1979 Corinna, il marito e la figlia traslocano a Le Châlbe. Lo stesso anno la coppia va in Russia per un viaggio, e solo pochi giorni dopo il loro ritorno Corinna viene ricoverata in ospedale. Muore il 24 ottobre a Sierre.

Dopo la sua morte Chappaz si risposa con Michène Caussignac, vedova dello scrittore di viaggi Lorenzo Pestelli.

 

Fonte: Enciclopedia delle donne