Il rapporto ricorda ad esempio che il devastante conflitto in Sudan ha costretto milioni di persone a fuggire, tra cui 700.000 che hanno attraversato il Ciad, che ha ospitato rifugiati per decenni e tuttavia è uno dei Paesi più esposti ai cambiamenti climatici. Intanto, molti di coloro che sono fuggiti dai combattimenti ma sono rimasti in Sudan rischiano di essere costretti a fuggire di nuovo a causa delle gravi inondazioni che hanno colpito il Paese. Ancora, il 72% dei rifugiati del Myanmar ha cercato sicurezza in Bangladesh, dove i rischi naturali, come cicloni e inondazioni, sono classificati come estremi.
“Nella nostra regione, dove tante persone sono sfollate da molti anni, vediamo gli effetti del cambiamento climatico sotto i nostri occhi”, ha dichiarato Grace Dorong, attivista per il clima ed ex rifugiata che vive in Sud Sudan. “Spero che le voci delle persone contenute in questo rapporto aiutino i decisione makers a capire che, se non si affronta il problema, il numero di persone in fuga – e l’effetto moltiplicatore del cambiamento climatico – peggioreranno. Ma se ci ascoltano, anche noi possiamo essere parte della soluzione”.
Il rapporto evidenzia anche che i finanziamenti per il clima non riescono a raggiungere i rifugiati, le comunità ospitanti e altre persone nei Paesi fragili e in guerra, per cui la loro capacità di adattarsi agli effetti del cambiamento climatico si sta rapidamente deteriorando. Attualmente, gli Stati estremamente fragili ricevono solo circa 2 dollari USA a persona in finanziamenti annuali per i piani di adattamento, una carenza sorprendente se confrontata con i 161 dollari a persona negli Stati non fragili. Quando gli investimenti raggiungono gli Stati fragili, oltre il 90% è destinato alle capitali, mentre gli altri luoghi ne beneficiano raramente. Un rapporto pubblicato dall’UNHCR in occasione della conferenza sul clima Cop29 in corso a Baku rivela che il cambiamento climatico è una minaccia crescente per le persone già in fuga da guerre, violenze e persecuzioni. Gli shock climatici, si legge nel rapporto, stiano interagendo con i conflitti, spingendo coloro che sono già in pericolo in situazioni ancora più terribili. Degli oltre 120 milioni di persone in fuga nel mondo, tre quarti vivono in Paesi fortemente coinvolti nei cambiamenti climatici. La metà si trova in luoghi colpiti sia da conflitti che da gravi rischi climatici, come Etiopia, Haiti, Myanmar, Somalia, Sudan e Siria. Entro il 2040, stimano gli esperti nel documento, il numero di Paesi che dovranno affrontare rischi estremi legati al clima passerà da 3 a 65, e nella maggior parte dei casi si tratterà di Paesi che ospitano rifugiati e sfollati interni. Si prevede inoltre che entro il 2050 la maggior parte degli insediamenti e dei campi di rifugiati sperimenteranno il doppio dei giorni di caldo estremo. “Per le persone più vulnerabili del mondo, i cambiamenti climatici sono una dura realtà che incide profondamente sulle loro vite”, ha dichiarato Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati. “La crisi climatica sta provocando sfollamenti in regioni che già ospitano un gran numero di persone sradicate da conflitti e insicurezza, aggravando la loro situazione e lasciandole senza un posto sicuro dove andare”. (AGI)