Un impegno non vincolante a triplicare le energie rinnovabili nel mondo entro il 2030 è stato firmato da 116 Paesi: lo ha annunciato la presidenza della Cop28 in corso a Dubai. I Paesi si sono impegnati a “lavorare insieme” per aumentare le capacità di produzione di energia eolica, solare, idroelettrica ecc, a 11 mila gigawatt, contro gli attuali 3.400, considerando “i diversi punti di partenza le circostanze nazionali” dei Paesi.
Oltre a triplicare l’energia da fonti rinnovabili entro il 2030, i 116 Paesi che hanno firmato il documento si sono impegnati per il raddoppio del tasso di miglioramento dell’efficienza energetica entro il 2030, aumentandolo dal 2% al 4% all’anno. Fra i firmatari ci sono Stati Uniti, Regno Unito, Argentina, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Giappone, Messico e Unione Europea, oltre ad alcuni degli Stati che ne fanno parte (Spagna, Francia, Portogallo e Italia). Tra i principali assenti figurano Cina, India e Russia.
Gli obiettivi fissati sono in linea con le proposte dell’Agenzia Internazionale per l’Energia e dall’Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili, sostenute dall’Unione Europea e dal G20, un gruppo che riunisce le maggiori economie mondiali, in termini di energie rinnovabili ed efficienza. Secondo l’Unione europea, il raggiungimento dell’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi richiede un’eliminazione graduale dei combustibili fossili a livello globale e un picco nel loro consumo già in questo decennio. A tal fine, è necessario lo stop all’uso di tutti i combustibili fossili (carbone, petrolio e gas) nel settore energetico prima del 2050 perché esistono già tecnologie competitive per sostituirli. Per quanto riguarda gli altri usi dei combustibili fossili, come l’aviazione o il trasporto via nave, secondo l’Ue l’uso è accettabile solo se accompagnato da sistemi di cattura e stoccaggio della CO2 (come i combustibili sintetici). Queste tecnologie, ancora in fase di sviluppo e note come CCS, dovrebbero essere riservate solo alla riduzione delle emissioni di settori difficilmente decarbonizzabili, per non distogliere i necessari investimenti nelle energie rinnovabili. (AGI)