COP 29: Greta dall’Armenia di nuovo contro il vertice di Baku


L’attivista svedese Greta Thunberg è tornata ad accusare lo svolgimento del vertice sul clima COP29 in Azerbaigian, un paese che, a suo avviso, “esercita repressione e vuole aumentare la produzione di combustibili fossili”, durante un evento nella vicina Armenia. “Si tratta di ipocrisia e di doppi standard. L’Azerbaigian non solo riesce a commettere tutti questi crimini e a non assumersene la responsabilità, ma è anche dotato di una piattaforma per legittimarli”, ha denunciato l’ambientalista intervenendo ad una conferenza a Erevan.
Thunberg ha aggiunto che “gli attivisti azerbaigiani vivono come se fossero in una prigione, senza diritti”. “La pulizia etnica di cui è responsabile l’Azerbaigian, le difficoltà e le sofferenze provate da molti armeni a causa dell’aggressione militare dell’Azerbaigian, le torture e gli spostamenti forzati dei prigionieri e degli ostaggi, le atrocità fisiche e psicologiche che hanno subito sono del tutto inaccettabili”, ha continuato. E intanto “il mondo tace” e permette a Baku di effettuare un “greenwashing” della propria immagine. “È anche inaccettabile che i paesi continuino ad acquistare risorse naturali dall’Azerbaigian”, ha sottolineato.
In questi giorni, l’attivista svedese sta sviluppando un’agenda parallela alla COP in Armenia e nella vicina Georgia, entrambe confinanti con l’Azerbaigian. Secondo l’attivista, “l’intera economia dell’Azerbaigian è basata sui combustibili fossili”, poiché le esportazioni di petrolio e gas della compagnia petrolifera statale Socar rappresentano quasi il 90% delle esportazioni del paese. (AGI)