CONVERSANDO CON DANTE FERRETTI


Il grande scenografo-costumista nato a Macerata ha conquistato nel corso della sua lunga carriera ben 73 premi e 61 nomination, di cui dieci per gli Oscar

di Sergio Fabi – da CineMotore

Via Partenope, prolungamento di Via Caracciolo. Un uomo attende la pizza. Ci sediamo al suo fianco, lo conosciamo da anni e abbiamo vissuto grazie a lui mille emozioni con film che hanno segnato la nostra adolescenza al cinema, quel posto chiamata sala dove ci siamo formati con titoli che ci hanno conquistato come L’età dell’innocenza, Il nome della rosa, Intervista col vampiro, Gangs of New York, Sweeney Todd, Hugo Cabret …

Sergio Fabi. Nessuna birra ?

Dante Ferretti. Un pò di vino….

S.F.  Dante sei a dieta?

D.F. Guarda cosa mi ha regalato Francesca …ci mostra un quadro con
scritto “fuck the diet”

Francesca è Francesca Lo Schiavo, una coppia e 6 Oscar vinti… 6 statuette, da sempre  le più ambite da tutto il mondo del cinemaDante Ferretti ha conquistato nella sua vita 73 premi e 61 nomination (10 per gli Oscar) Mentre arrivano i fritti parliamo del nuovo film di Leonardo…

D.F. Ah Leonardo… (DiCaprio) nel documentario che hanno fatto su di
me mi ha definito il Michelangelo Italiano

S.F. Beh sei un Michelangelo vivente….

D.F. Io sono un Miche… diavolo, mai stato un angelo

S.F. Sei originario di Macerata

D.F. Si pensa che amavo così tanto il cinema che rubavo dalle tasche di mio padre i soldi per andare al cinema, c’erano tante sale a Macerata, alcune parrocchiali altre tra prime e seconde visioni… era bellissimo, non sapevo cosa volesse dire fare lo scenografo non conoscevo questo termine, andavo anche male a scuola….

S.F. Non amavi studiare?

D.F. Pensa che sono stato rimandato continuamente anche in educazione
fisica… perchè non sapevo fare un salto particolare. Ma io volevo
fare  l’Accademia delle Belle Arti, trasferirmi a Roma…

S.F.  Come Sorrentino sognavi di fare cinema?

D.F. Ho visto “E’ stata la mano di Dio”  mi è piaciuto moltissimo e mi
ci ritrovo pienamente. Il sogno di trasferirsi a Roma per lavorare
nel cinema è comune a molti”

S.F. E tuo padre era d’accordo?

D.F. Mio padre voleva solo che riuscissi ad essere finalmente promosso
e mi lanciò una promessa: “se sarai promosso potrai andare a Roma a
studiare”

S.F. E come andò?

D.F. Feci l’esame, andai lì, c’era un silenzio… Mi avvicinai a quelli che una volta si chiamavano i “quadri”: lessi 100, 100, 100… solo in educazione fisica avevo 60, ma ero stato promosso! Ero
incredulo e a mille….

S.F. Era fatta!

D.F. E sì, mio padre era sempre stato un uomo di parola, partii ma non
sapevo ancora quale sarebbe stato il mio lavoro futuro.

Nel frattempo dai fritti arrivano le pizze, Dante inizia a mangiare di
gusto, il piacere dei racconti si mescola a quello del cibo.

S.F. E a Roma come hai fatto ad arrivare al cinema?

D.F. Mi dissero se volevo lavorare come assistente, in quel periodo si
facevano kolossal stranieri e non solo, si giravano due, tre film
insieme con  lo stesso regista e gli stessi attori …

S.F. Ma eri giovanissimo

D.F. Si appena maggiorenne

Sorride Pascal Vicedomini che questa sera lo premierà nella serata
conclusiva di Capri Hollywood al San Carlo di Napoli insieme a Toni
Servillo, Pupi Avati e tanti altri.

S.F. E quando ti vedevano così giovane cosa pensavano?

D.F. Importa cosa sai fare, se sei disposto ad imparare e cosa vuoi veramente fare, non l’età. Lo scenografo al quale ho fatto l’assistente era un architetto, mi disse “Dante io posso lavorarci poco, faccio soprattutto l’architetto e devo fare una banca, lavorarci tu. E mi ritrovai davanti un esercito di persone  a lavorare”. “Anche con altro film c’era uno scenografo che mi disse posso starci poco, occupatene tu…”

S.F. Non c’era il green screen ?

D.F. Ahahahah  (sorride). Noi ricostruiamo tutto, me lo propose anche Tim

S.F. O mio Dio, quel Tim di cui ho amato il tuo Sweeney Todd?

D.F. Mi chiamano e mi dicono che mi vuole parlare Tim Burton, era
emozionato, anche sudato….molto sudato

S.F. Beh tu eri esperto di registi visionari dopo Fellini, un passo
importante non solo per te ma per lui di avere una sicurezza…

D.F. Tim mi abbracciò, certo sudava, tanto (sorride) e mi dice “sai devo fare un film cinese, ma è saltato,  ora ho un film dal budget piccolino, 50 milioni di dollari”, nel cast c’erano Johnny Depp, Helena Bonham Carter, Alan Rickman, Timothy Spall:, Sacha Baron Cohen…

S.F. Ti propose il green screen?

D.F. Gli dissi subito “ma a che ti serve il green screen?  Gli attori
si perdono e non si concentrano con il green screen”. Mi diede l’ok a
ricostruire tutto, tutto

S.F. Infatti le scenografie sono protagoniste del film quanto gli
attori come emozioni… e poi hai vinto anche l’Oscar

D.F. Abbiamo ricostruito tutto, anche ultimamente con la Cenerentola
di Kenneth Branagh. Abbiamo ricostruito tutto!

S.F.  Il rapporto con gli attori? J. Depp?

D.F.  Sono stato sempre fortunato, le star mi hanno sempre amato e io
ho amato loro, perché da sempre, anche nelle sale parrocchiali, ho amato il
cinema grazie agli attori

S.F. Anche Sharon Stone

D.F. Si in Casinò, con Martin Scorsese con cui ho iniziato ne L’età
dell’innocenza

S.F. Per me un film indispensabile

D.F. Passato l’altro giorno in tv. Invece ieri hanno fatto vedere
in tv un film che ho fatto, però mi sono addormentato… anche se ai
tempi è stato un grandissimo successo

S.F. Quale ?

D.F. Vi presento Joe Black

S.F. Ma, tornando indietro, i primi film importanti con chi li hai fatti?

D.F. Un direttore di produzione mi vide lavorare e mi disse che voleva
che lavorassi per un nuovo film di Pier Paolo Pasolini. Era il
’64, prima come assistente scenografo poi come scenografo. Poi
arrivò Federico Fellini con Satyricon, nel ’69, come aiuto e poi come
scenografo in tanti film

S.F. Beh poi hai lavorato con Liliana Cavani,  Dino Risi,  Terry Gilliam,   Neil Jordan,  Neil Jordan, Kenneth Branagh…

D.F. Madonna…

S.F. Che succede? Qualcosa non va nella pizza?

D.F. No, ottima. Dicevo, Madonna mi ha chiamato l’altro giorno, per un
film. Vediamo…

S.F. Ma non dovevi fare dopo tanti film con Scorsese il suo ultimo?

D.F. Ho fatto la preparazione di quel film. Poi c’è’ stata la
pandemia, poi…

S.F. Beh ora che film fai?

D.F. Sono impegnato con tre progetti, ma di opera, di una firmo anche la
regia che ho già fatto in passato.

S.F. Dove?

D.F. Una in Italia, l’altra a San Pietroburgo e poi a Tokyo…
abbiamo già spedito a Tokyo le scenografie sarà una cosa pazzesca!

S.F. La star alla quale sei più legato?

D.F. Tutti, ma delle star con cui ho lavorato mi adora da sempre
Di Caprio, The Aviator ricevette 11 nomination e vinse 5 Oscar

S.F. Fu anche il tuo primo Oscar dopo esser stato nominato alla
statuetta dal 1990 al 2003 ben 7 volte

D.F. Sì dieci nomination e tre Oscar, per The Aviator, – Sweeney Todd – Il
diabolico barbiere di Fleet Street e Hugo Cabret. Anche per Hugo Cabret abbiamo ricostruito tutto.

S.F. Sei Oscar in famiglia, un record!

Voce off…
Dotto’ o vulit  o limoncell

S.F. Beh con 70 premi ti manca solo di diventare Commendatore

D.F. Ah ah ah sono anche quello, dal 2005: Commendatore Ordine al Merito della Repubblica Italiana e Medaglia d’oro ai benemeriti della
cultura e dell’arte e nel 2012 Grande Ufficiale Ordine al Merito della
Repubblica Italiana

S.F. Pronto per il Premio Capri Hollywood al Teatro San Carlo

D.F. Certo! Amo la Campania, amo Pompei, amo Napoli…  amo il cibo,
come hai visto, e amo il cinema: il più grande premio è quello di farne parte.