Conte, Renzi e la trattativa parallela


AGI – capigruppo e i tecnici indicati dai partiti hanno terminato il lavoro sui contenuti e tirano le somme della due giorni di confronto (e scontro) al tavolo sul programma promosso dall’esploratore Roberto Fico. Poi, la ‘palla’ tornerà nelle mani del presidente della Camera che, prima di salire “entro stasera” al Quirinale per riferire al Capo dello Stato l’esito del mandato esplorativo, si ritroverà nuovamente faccia a faccia con i leader della maggioranza uscente.

Un secondo rapido giro di consultazioni per tirare le somme di una crisi il cui sbocco, al momento, appare ancora alquanto incerto e di difficile soluzione. Ai leader la terza carica dello Stato, oltre a chiedere se, alla luce del confronto sui contenuti, è possibile ricomporre i cocci dell’alleanza, se quindi c’è una intesa politica per dar vita ad un nuovo governo, non potrà non porre l’ormai fatidica domanda: chi dovrà essere il presidente del Consiglio? E visto che è praticamente scontato che M5s, Pd, Leu e i gruppi minori ribadiranno il nome di Giuseppe Conte, sarà dirimente l’incontro con Italia viva e il suo leader Matteo Renzi.

Finora il senatore di Rignano non ha posto veti sul nome del premier uscente. Ma non ha mai, né in occasione delle consultazioni al Quirinale, né tantomeno durante l’esplorazione di Fico, avanzato il suo nome. E ora il tempo sta per scadere, visto che il presidente della Camera ha spiegato ai partecipanti al tavolo sul programma che entro stasera salirà al Colle. Poi, certo, nulla osta che Fico possa chiedere al Capo dello Stato un po’ più di tempo, qualora durante il secondo giro di consultazioni dovessero emergere elementi nuovi che richiedono un supplemento di riflessione per sbloccare la trattativa e far convergere tutti sul nome di Conte.

Ma intanto, prima di eventuali nuovi sviluppi, Renzi dovrà rispondere alla domanda che si sentirà porre da Fico: Conte sì o no? (per semplificare). O, secondo fonti parlamentari giallorosse, il leader di Iv continuerà a “svicolare?”. Tutto dipende dalla ‘trattativa parallela’.

Mentre il tavolo sul programma si appresta a tirare le somme e stilare un verbale (non quindi un documento scritto nero su bianco, come invece chiede Italia viva) di fine seduta, che sarà poi consegnato nelle mani di Fico, i riflettori restano puntati sulla ‘trattativa parallela’, quella che si sta svolgendo ormai da ore, fuori dalle mura di Montecitorio.

Trattativa da cui trapelano continui stop and go, veti reciproci sui possibili futuri assetti della squadra di governo, rilanci e alzi di posta, fino a far dire ad alcuni giallorossi che “no, Renzi in realtà il Conte ter proprio non lo vuole”.

Dalla riunione del leader Iv con i parlamentari trapela che Renzi avrebbe osservato: “Finora non è stato fatto nessun passo avanti su nessun contenuto. Fino all’ultimo proveremo a vedere se c’è una disponibilità a una mediazione”. 

Ma per i renziani il problema è “l’arrocco” dei giallorossi, soprattutto dei 5 stelle. “Fino ad ora non c’è stato nessun elemento di discontinuità, vogliono mantenere tutto così, uguale, come se nulla fosse accaduto”, avrebbe spiegato Renzi ai parlamentari Iv.

È ancora stallo, quindi, nonostante i contatti (anche frenetici, viene riferito) proseguano e secondo autorevoli fonti dei vari protagonisti in campo si sia in queste ore “entrati anche fin troppo nel dettaglio”. Ma a bloccare la situazione non è solo la questione ‘caselle’, seppur centrale.

Anche sui contenuti si registrano le stesse posizioni di sempre, che separano soprattutto Italia viva dai 5 stelle. Prima fra tutte la giustizia e il nodo prescrizione. ma anche il Mes (seppur con posizioni meno tranchant) e le infrastrutture, cosi’ come il Recovery e la sua governance.

È il capitolo giustizia, soprattutto, a far registrare oggi le distanze maggiori, con il Pd a tentare una mediazione tra i ‘due litiganti’. Il vicesegretario dem, Andrea Orlando, che in mattinata ha preso parte ai lavori del tavolo, ha proposto una mediazione, il cosiddetto ‘lodo Orlando’. Ovvero se entro sei-nove mesi il ddl sulla riforma penale, che accorcerebbe i tempi di ogni grado del processo, non dovesse essere approvato ed entrare in vigore, allora si procederà alla sospensione della riforma Bonafede sulla prescrizione. Proposta che ha riscontrato la disponibilità dei 5 stelle, che dello stop alla prescrizione hanno fatto una riforma identitaria, ma si è scontrata con il no secco di Italia viva. Con tanto di botta e risposta via social tra Orlando e il capogruppo renziano Davide Faraone.

“Renzi dice che su giustizia ‘siamo allo zero assoluto’. Probabilmente sono stato invitato a un’altra riunione. Apertura su riforma penitenziaria, modifica prescrizione, intercettazioni… Non sprechiamo questa possibilità!”, twitta l’ex Guardasigilli. E Faraone replica: “Orlando è ossessionato da Renzi. Matteo non era alla riunione sulla giustizia. La nostra posizione sulla giustizia è chiara: tornare alla riforma Orlando, non a quella Bonafede. Se Andrea ha cambiato idea, problema suo. Ma lasci da parte le sue ossessioni, se riesce”. Ribatte Orlando: “I 5s oggi hanno accettato sulla giustizia quello che non avevano mai accettato prima. Non andare a vedere mi pare pazzesco”.

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Fonte: politica agi