E’ la tecnologia, con i Pc e i prodotti audiovisivi e multimediali, ma soprattutto i telefoni, a segnare un vero e proprio boom nei consumi degli italiani negli ultimi 30 anni: i primi, con un aumento della spesa pro capite in termini reali del 786%, i secondi con un incremento addirittura del 5.339%. Sono i principali risultati che emergono da un’analisi dell’Ufficio Studi di Confcommercio sui consumi delle famiglie italiane tra il 1995 e il 2023.
In forte crescita, all’interno del comparto del tempo libero, anche i servizi ricreativi e culturali (+93%); in calo i pasti in casa (-11,2%), mobili ed elettrodomestici (-5,1%) e il consumo di elettricità e gas (-12,2%), anche in virtù della riduzione degli sprechi e delle politiche di risparmio energetico. Rispetto al 1995, secondo l’analisi di Confcommercio, la spesa per l’equipaggiamento telefonico in termini reali, cioè al netto della variazione dei prezzi, è cresciuta del cinquemilatrecento e rotti per cento. Ovvero per ogni euro speso in questa categoria nel 1995 oggi se ne spendono oltre 54, a parità di potere d’acquisto.
Cresce tutto ciò che è tecnologia, come gli elettrodomestici cosiddetti bruni e i personal computer che fanno parte della multimedialità e dell’audiovisivo, che contribuiscono alla creazione dei palinsesti per lo svago fruito in casa (nel 2023 nove volte la dimensione del 1995 e quasi il triplo rispetto al 2007). Prova ne sia che l’acquisto di servizi ricreativi e culturali prodotti altrove è cresciuto “solo” del 93% nello stesso periodo.
Al di là della tecnologia resta poco altro in termini di crescite spettacolari, vista la complessiva stagnazione dei consumi per un lungo periodo. Fenomeno, questo, testimoniato, per esempio, dalla dinamica di vestiario e calzature, una volta categoria centrale nella spesa degli italiani e oggi ancora ai livelli di quasi trent’anni fa.
Per quanto riguarda la spesa per l’elettricità e il gas, secondo Confcommercio, le politiche di risparmio energetico funzionano e gli sprechi si riducono. Cioè si riduce la quantità, ovvero la spesa in termini reali. Per l’energia e, in generale, le spese per l’abitazione, purtroppo vale quanto discusso di recente a proposito delle spese obbligate: la crescita dei prezzi unitari di questi beni (sono classificati come tali, non invece servizi) ne ha sviluppato la quota di spesa, generando una inevitabile compressione dei consumi liberi e, quindi, del benessere economico che le famiglie ritraggono dalla spesa per consumi.
Si registra anche la sostanziale stazionarietà della spesa per alimentazione, se si somma alimentazione in casa e fuori casa. Ma se, osserva l’ufficio studi, il fuori casa è sospinto dalla tendenza a sviluppare benessere individuale attraverso la fruizione di servizi legati al tempo libero, l’alimentazione in casa è compressa anche dalle tendenze demografiche. Una popolazione più anziana richiede, strutturalmente, meno contributi alimentari di base e più contenuto di servizio. (AGI)
GIO