Il Consiglio d’Europa, che riunisce 46 stati europei (27 dei quali dell’Ue), ha adottato il primo trattato internazionale giuridicamente vincolante per regolamentare l’Intelligenza artificiale.
“Questo accordo, aperto anche ai paesi extraeuropei, stabilisce un quadro giuridico che si applica all’intero ciclo di vita dei sistemi di intelligenza artificiale e si concentra sui rischi che possono comportare, promuovendo al contempo l’innovazione responsabile”, ha affermato il Consiglio d’Europa, dopo i 46 ministri degli Esteri dell’organizzazione hanno adottato il trattato a Strasburgo.
Il neo accordo internazionale obbliga gli Stati firmatari ad attuare misure per “identificare, valutare, prevenire e mitigare i possibili rischi” dell’Ia – sia nel settore pubblico che in quello privato – soprattutto quando l’uso di questa tecnologia può presentare “rischi incompatibili con gli standard sui diritti umani”. Allo stesso modo, gli Stati devono “controllare che questi sistemi di intelligenza artificiale rispettino l’uguaglianza, compresa l’uguaglianza di genere, prevengano la discriminazione e proteggano la vita privata”.
Il trattato avrà anche la missione di impedire che l’Ia venga utilizzata per “attaccare le istituzioni e i processi democratici, rispettando i principi della separazione dei poteri”.
L’accordo regolatore è stato redatto negli ultimi due anni grazie ad un comitato al quale hanno partecipato i membri dei 46 Stati del Consiglio d’Europa e altri 11 Paesi: Argentina, Australia, Canada, Costa Rica, Vaticano, Israele, Giappone, Messico, Perù, Stati Uniti e Uruguay. Sono stati consultati anche i rappresentanti del settore privato, della società civile e del mondo accademico.
La convenzione quadro sull’intelligenza artificiale, che sarà aperta alla firma il 5 settembre in occasione di una conferenza dei ministri della giustizia a Vilnius, sarà attuata in due modi. O i firmatari scelgono di aderire alle disposizioni così come figurano nel trattato regolatore oppure si impegnano ad attuare altre misure paragonabili a quelle del documento, purché tutelino “i diritti umani, la democrazia e lo Stato di diritto”. Queste due modalità di adozione sono state proposte a causa della “disparità negli ordinamenti giuridici dei diversi paesi” che compongono l’accordo. Il Consiglio d’Europa ha spiegato che il trattato avrà un meccanismo di monitoraggio “per garantire che venga attuato in modo efficace”. (AGI)
BRA