Redazione
Il caro prezzi schiaccia la ricchezza delle famiglie, una ripresa a ostacoli, disomogenea a livello territoriale,
Nuclei familiari, imprese e comuni sono alle prese con la gestione complessa di fenomeni come l’impennata delle spese energetiche e l’inflazione.
Ma anche con la voglia di mettere definitivamente un punto al capitolo Covid e ripartire con nuovi orizzonti, investendo in innovazione ed ecologia.
Dopo il rimbalzo del 2021, i parametri di ricchezza si confermano positivi: il Pil pro capite nel 2022 dovrebbe chiudere in crescita del 6% e i depositi bancari delle famiglie, aumentati esponenzialmente durante la pandemia, nei primi otto mesi dell’anno hanno messo a segno un +3% sul 2021. Cresce anche la quota di popolazione con crediti attivi: +7% su base annua a giugno 2022, con tassi doppi in alcune province del Sud come Enna, Crotone (entrambe +14%) e Palermo (+13%).
Finocchiaro (Confercontribuenti) “Vi è però il sottotraccia dell’indebitamento. Vi è un frequente ricorso a prestiti finalizzati e pagamenti rateali, che dimostra come vi sia una economia fragile legata all’impennata delle spese non rimandabili come quelle alimentari, delle bollette e dei mutui a tasso variabile”.
Tra le spese in crescita anche quelle per gli affitti, la cui incidenza sul reddito medio dichiarato è letteralmente esplosa (+50%) tra il 2022 e il 2021, con picchi in province di media dimensione come Verbano Cusio Ossola (+209,2%), Pistoia (+173,4%) e Rieti (+152,9%) e valori sopra la media anche a Milano (+66,7%). A complicare tutto, l’inflazione sui prezzi al consumo, aumentata in misura maggiore nelle province siciliane, a Bolzano e a Trento.
“Tenuto conto che le emergenze economiche causate dalla pandemia stanno rientrando – prosegue Finocchiaro – e diminuiscono i richiedenti del reddito di cittadinanza, registriamo il calo repentino al ricorso alla cassa integrazione autorizzata. Eppure, la crisi permane e diventa strutturare. Aumento delle imprese cessate (+44% sul 2021), che in parole povere vuol dire perdite di posti di lavoro non controbilanciate dall’incremento delle iscrizioni (+26%)”.
Il carico fiscale, l’inflazione, la riduzione della domanda e i costi energetici sono i principali ostacoli all’attività di impresa per il prossimo anno. L’aumento dei prezzi dei beni energetici e dell’inflazione è stato sicuramente un freno alla crescita dell’economia nell’anno in corso. La principale strategia per difendersi dall’aumento dei costi energetici resta la riduzione dei consumi, mentre quasi una impresa su tre, il 30%, ha ridotto gli investimenti. Quasi due imprese su tre hanno dovuto aumentare i prezzi nel corso del 2022 per far fronte agli aumenti dei costi energetici.
“I dati sulla ristorazione sono allarmanti, il settore più colpito di altri che fatica nella ripresa: il numero dei bar è in forte calo del 2,8%. Con questi numeri la ripresa è solo un’utopia!”, conclude il presidente della Confederazione.