CONFEDERCONTRIBUENTI, ITALIA SEMPRE PIU’ A RISCHIO POVERTA’ INTERVENGANO TUTTE LE FORZE POLITICHE


L’Istat ha pubblicato in data odierna la statistica relativa alla povertà in Italia con riferimento al 2015, le riflessioni di Confedercontribuenti.

Roma, 6 dicembre 2016 – I dati raccolti dall’Istat dimostrano che il 28,7% delle persone residenti in Italia sia a rischio di povertà o esclusione sociale ovvero, secondo la definizione adottata nell’ambito della Strategia Europa 2020, si trovano almeno in una delle seguenti condizioni: rischio di povertà, grave deprivazione materiale, bassa intensità di lavoro.

Il Mezzogiorno è ancora l’area più esposta al rischio di povertà oltre alle  persone che vivono in famiglie con 5 o più componenti.

Confedercontribuenti anche senza statistiche ufficiali ha il termometro della reale situazione italiana e non smette mai di denunciare e proporre azioni per il rilancio economico delle imprese e famiglie.

“Noi viviamo tutti i giorni tra le gente e condividiamo le difficoltà degli imprenditori e delle famiglie che non sanno se e come arrivare al mese successivo. Per tale motivazione abbiamo sempre chiesto e continuiamo a chiedere di poter pagare imposte e tasse in base alle reali capacità” – interviene Carmelo Finocchiaro di Confedercontribuenti.

La situazione è grave: imprese che chiudono o riducono al massimo le spese e disoccupazione che avanza. Non ci sarebbe più la classe media solo ricchi o poveri. La gente ha perso il potere d’acquisto. Spesso quello che si ha a disposizione sarebbe il frutto di lavoro sommerso che rappresenta la maggior fonte di reddito nonostante i vari interventi per attenuare tale fenomeno. La persona coscienziosa destina il frutto di tale lavoro alla spesa e alle bollette, spesso pagate in ritardo, altri purtroppo al gioco rimanendo senza soldi, spesa e senza dignità.

“Naturalmente i dati negativi sono frutto di anni di crisi e certamente non si possono fare miracoli a breve tempo.  Gli emendamenti alla legge di stabilità ora ferma al Senato iniziavano a dare dei piccoli spiragli di speranza. Ma certo non bastano. Serve mettere mano al metodo di rateizzazione delle cartelle esattoriali come anche al sistema bancario che da anni mette a dura prova sia imprese che famiglie. E’ necessario sbloccare i rimborsi ai contribuenti che hanno vinto i ricorsi oppure  procedere con il saldo delle spettanze alle imprese che operano per la Pubblica Amministrazione. Spesso i rimborsi tardano ma le tasse lievitano. Molti che possono, lasciano l’Italia ma urge assolutamente un intervento rapito e mirato da parte di tutte le forze politiche affinché la nazione ritorni ad essere produttiva.” –conclude Finocchiaro.