Confedercontribuenti: consentire alle imprese di compensare debiti e crediti verso lo Stato


di redazione

Serve subito un decreto che permetta di aiutare i contribuenti e le loro imprese, a cui va permesso di compensare i crediti commerciali vantati dalla Pubblica amministrazione con i debiti fiscali e contributivi”.

Sono parole del presidente nazionale di Confedercontribuenti. Carmelo Finochiaro, che rilanciano una questione cruciale per l’economia del Paese, quella delle aziende messe in crisi di liquidità dai ritardi nei pagamenti della Pubblica Amministrazione per somministrazioni, forniture e appalti.

Basta – dice Carmelo Finocchiaro – con chiacchiere e affermazioni che non servono a nulla. Basta con posizioni demagogiche che non servono a risolvere i problemi delle imprese e degli italiani. Adesso serve un’azione concreta, per un’Italia che non deve chinarsi a nessun poter forte e che sappia reagire sulla base di un governo che gli sappia garantire le condizioni della ripartenza. Che queste scadenze fiscali non siano l’occasione per massacrare ulteriormente gli italiani. E ciò chiede Confedercontribuenti senza se e senza ma”.

Un intervento molto forte sullo stesso argomento è venuto da parte di Rossella Pezzino De Geronimo, nota imprenditrice siciliana nel settore ambientale e coordinatrice nazionale di “Imprese Ambiente” di Confedercontribuenti, la quale ha rammentato, rivolgendosi al presidente del Consiglio Draghi, che gli imprenditori che vantano crediti nei confronti dello Stato e che non riescono a riscuoterli, non possono essere considerati evasori quando la crisi di liquidità determinata dall’inadempienza dello Stato non consente loro di far fronte ai debiti fiscali, gravati come sono da abnormi sanzioni ed interessi.

Piuttosto, afferma Rossella Pezzino De Geronimo, “Noi imprenditori creditori dello Stato siamo ‘morosi incolpevoli’: vogliamo pagare le tasse, come tutti devono fare per sostenere il Paese, ma lo Stato non deve comportarsi da usuraio. Il nuovo governo deve concederci di pagare i tributi, ma senza sanzioni ed interessi. Solo così potrà esserci una ripresa economica, altrimenti si andrà incontro al fallimento”!

La coordinatrice di “Imprese Ambiente” di Confedercontribuenti si esprime in modo accorato:“Uno Stato che è debitore moroso nei confronti delle imprese che si pongono al suo servizio deve sostenerle e rispettarle, non approfittare di loro o spremerle fino al fallimento. Siamo sempre di più le imprese costrette ad avere un debito tributario elevatissimo, perché gravato da sanzioni ed interessi, senza proprie colpe ma unicamente perché la Pubblica amministrazione (nostro cliente unico) non rispetta le condizioni di reciprocità per quanto attiene alle modalità di pagamento. Abbiamo bisogno di essere sostenuti da un governo Etico e non ci sono conti economici che possano sostenere il 40 per cento in più per pagare sanzioni ed interessi”.

Per evitare di mettere le imprese ulteriormente in ginocchio, Confedercontribuenti chiede al governo Draghi l’emanazione di un decreto che permetta di compensare i debiti tributari con i crediti certificati in piattaforma MEF.

Noi siamo parte del motore che contribuisce a tenere accesa la macchina dell’economia del nostro Paese – continua Rossella Pezzino De Geronimo – offrendo tantissimi posti di lavoro che non si devono mettere a rischio, ma anzi si devono tutelare… venendoci incontro. Lo Stato non può solo pretendere di essere pagato dai contribuenti, senza però pagare a sua volta i servizi appaltati e resi dalle imprese che, se liquidati puntualmente, consentirebbero agli imprenditori di far fronte ai propri doveri ‘fiscali’. Uno Stato che non rispetta i termini contrattuali, non è un buon modello per la comunità”.

Non è giusto che lo Stato non paghi le imprese ma poi pretenda pesanti sanzioni e interessi di mora quando l’imprenditore verso il quale è debitore trova difficoltà ad assolvere nei tempi prescritti ai propri obblighi fiscali.

Io ritengo giusto – conclude la coordinatrice di “Imprese Ambiente” – che lo Stato moroso permetta di pagare la sorte capitale dei debiti tributari, stralciando interessi e sanzioni che ammontano, e questa è una vergogna, al 40 per cento della sorte capitale”.