Con la rielezione di Mattarella nuove prospettive per la politica italiana


di Antonino Gulisano

Alla fine i partiti e i movimenti presenti in Parlamento, o meglio i loro leader, sono andati a Canossa con il capo cosparso di cenere. I leader di maggioranza hanno chiuso l’intesa per una seconda elezione di Sergio Mattarella. La prima richiesta in qualche modo formale al Presidente della Repubblica è arrivata dal presidente del Consiglio, Mario Draghi: resti per “il bene e la stabilità del Paese”.

I capigruppo della maggioranza sono usciti insieme dal Colle dove si sono recati per chiedere la disponibilità a Mattarella.

“Il Presidente Mattarella aveva altri piani per il suo futuro ma, vista la situazione, ha detto che se serve una mano lui c’è, si è “messo a disposizione”. Lo ha riferito la capogruppo delle Autonomie al Senato Julia Unterberger lasciando il Quirinale. “Lo abbiamo pregato, vista la situazione, di restare per un altro mandato” ha riferito ancora Unterberger al termine del colloquio.

“Mantenere Mattarella al Quirinale e Draghi a Chigi è l’unico modo per lasciare l’Italia al riparo dalle strampalate follie e dalla mancanza di regia politica. Mattarella e Draghi sono due scelte eccellenti, due nomi che garantiscono le Istituzioni”.

La partita per l’elezione del Capo dello Stato è stato un sottile gioco di intese e accordi tra i partiti, in queste settimane. Si sono consumati tre grandi avvenimenti istituzionali. Il giuramento quale componente della Corte Costituzionale di Patroni Griffi, l’elezione a Presidente della stessa Corte Costituzionale di Giuliano Amato all’unanimità e infine l’elezione a XIII Presidente della Repubblica di Sergio Mattarella.

La vicenda che ha portato alla rielezione di Mattarella ha fatto emergere delle contraddizioni, la destrutturazione dei due poli populisti di entro-destra e di centro-sinistra. Una vicenda che ha messo al centro della politica il Parlamento. Il segnale tangibile sono state le moltissime schede con voti dati dai parlamentari a Mattarella per premere sui capi di partito per trovare l’accordo che poi, in effetti, hanno trovato. Un segno di volontà chiara, contro i leader e i kingmaker. La prospettiva politica italiana si pone adesso in modo diverso. Sia sul terreno della politica interna, con l’applicazione della lettera della Costituzione, con due garanti quali il Presidente Mattarella e il nuovo Presidente della Corte costituzionale Amato. Sia sul piano europeo, con la revisione dei trattati di Maastricht e la prospettiva di una Europea federale e la politica internazionale e pacifista.

Sul fronte del centro-destra il “metodo Salvini” riapre i giochi nel centrodestra. ” Il suo metodo è stato un fallimento totale: ha mandato allo sbaraglio troppi nomi. Ora è regolamento di conti per la leadership.”

Nel campo del centro-sinistra si pongono i problemi della fine del M5S, senza progetto politico e guida strategica. Dalla sua parte il PD è sempre alla ricerca della propria identità politica e di quale campo appartenere. Il campo largo proposto da Letta è solo una parola, senza concetto significativo.

La prospettiva per l’Italia, dopo questo bis di Mattarella alla Presidenza, ha la necessità di ricondurre ad unità la Costituzione nella sua attuazione materiale con i suoi principi ispiratori, riproporre una legge elettorale proporzionale con un limite minimo di sbarramento e rimettere in campo le riforme strutturali, a partire dalla Sanità pubblica e dall’Istruzione. Inoltre, è urgente rimettere in ordine lo sviluppo economico come sistema Paese, recuperando il gap deficitario del Mezzogiorno.