Comuni: costituzionalista Celotto, ‘con stop ballottaggio sindaci democrazia in crisi’


Roma, 22 apr. (Adnkronos) – “La nostra Costituzione non impone un modello elettorale specifico e immodificabile. In ogni caso, però, non è possibile diventare leader se si rappresentano poche persone. Questo è il gioco della democrazia: è giusto eleggere chi si avvicina al 50% dei voti e, nel caso in cui non fosse possibile, andare al ballottaggio. Eliminare il ballottaggio, dunque, comporterebbe il rischio di mettere in crisi la nostra democrazia”. Queste le parole, all’AdnKronos, di Alfonso Celotto, professore ordinario di Diritto costituzionale presso il dipartimento di giurisprudenza dell’Università degli Studi Roma Tre, in merito alla proposta, sostenuta dal ministro per gli Affari regionali e le Autonomie Roberto Calderoli, di una possibile abolizione del sistema del ballottaggio alle elezioni comunali.

“Il ballottaggio – continua Celotto – serve a dare ampia maggioranza ai candidati, vincendo con il 50% dei voti. Questo modello elettorale, che in Italia serve ad eleggere i sindaci delle nostre città, è in realtà un modello che prendiamo in prestito dal sistema francese: se viene raggiunto il 50% dei voti, già nel primo turno, il candidato vince; altrimenti si va al ballottaggio”.

“Spesso, al primo turno, ognuno corre da solo, poi ci si mette d’accordo per raggiungere una piena maggioranza. Le dinamiche del secondo turno possono essere le più varie: ricordiamo, ad esempio, il caso di Francesco Rutelli che, pur vincendo di fatto le elezioni nel 2008, fu scavalcato al secondo turno dall’altro candidato, Gianni Alemanno. Ci sono poi i casi più recenti delle elezioni comunali a Roma, con la vittoria di Gualtieri sul candidato di centrodestra Michetti, o quelle di Udine, che hanno portato all’elezione di De Toni, candidato del centrosinistra”. Proprio dopo sconfitta alle comunali di Udine, lo schieramento di centrodestra ha accarezzato questa proposta, su cui il ministro Calderoli si è espresso favorevolmente.