Competitività settore vini, minacciata da norme disomogenee.

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La competitività del settore vitivinicolo europeo è minacciata da un quadro normativo disomogeneo e da approcci ideologici che ne mettono a rischio la crescita. Questo l’allarme lanciato da Federvini, l’associazione che rappresenta i produttori, esportatori e importatori italiani di vino, bevande spiritose e aceti, nel corso degli Stati Generali del Vino presso il Campidoglio di Roma. L’evento, promosso dalla Rappresentanza del Parlamento europeo in Italia e dalla Commissione europea, ha visto la partecipazione di esperti del settore e decision makers, con un focus sulle politiche europee per il settore vitivinicolo. Albiera Antinori, Presidente del Gruppo Vini di Federvini, ha posto l’accento sull’urgenza di una strategia politica comune che consenta all’Europa di valorizzare il suo patrimonio vitivinicolo e rispondere alle sfide globali. “Il vino è una risorsa fondamentale per la nostra economia. Per continuare a competere sui mercati mondiali è necessario proteggere il nostro settore da normative frammentate e approcci che penalizzano il nostro patrimonio storico e culturale”, ha dichiarato Antinori.
Federvini ha richiamato l’attenzione sulla necessità di prepararsi adeguatamente alla fase di negoziato sulle risorse della nuova PAC e di investire con efficacia tutte le risorse comunitarie destinate all’Italia. La percentuale di spesa dell’Italia resta inferiore alla media europea: un gap che può essere colmato solo con politiche più mirate, una burocrazia più snella e una promozione efficace del vino italiano sui mercati internazionali. “Occorre ottimizzare l’impiego dei fondi europei e avviare un piano istituzionale organico per rafforzare la presenza del vino italiano all’estero”, ha sottolineato la Presidente del Gruppo Vini di Federvini, che ha anche posto l’accento sull’importanza della semplificazione normativa. In particolare, sulla questione dell’etichettatura digitale, la Presidente Antinori ha sottolineato l’opportunità di accompagnare i codici QR con simboli grafici anziché da testi obbligatori, rendendo l’accesso alle informazioni più immediato per i consumatori e semplificando la burocrazia per i produttori.Un altro nodo cruciale riguarda la sostenibilità: “L’assenza di un quadro normativo unico in Europa rischia di frammentare il settore, creando disuguaglianze tra i produttori e ostacolando l’efficacia degli sforzi di sostenibilità”, ha spiegato Antinori. “È urgente uno standard unico nazionale, accompagnato da un logo di sostenibilità, che permetta alle aziende di essere identificabili senza rischiare di incorrere in normative disparate”. (AGI)


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