Come ti prendo in giro i consumatori con la Shrinkflation


di Ettore Minniti

Tra i tanti termini inglesi che contaminano la lingua di Dante, entra in campo quello di “shrinkflation”. L’espressione nasce dalla fusione dei due termini “shrinkage” (“contrazione”) e “inflation” (“rincaro”) e sta a indicare quel processo attraverso cui vengono ridotte le dimensioni dei prodotti di largo consumo mantenendo però le confezioni e i prezzi invariati se non aumentandoli.

Appare come una truffa, un raggiro, una presa in giro, ai danni degli incolpevoli e inconsapevole consumatore.

Con una gravi crisi economica finanziaria causa emergenza sanitaria prima e una guerra in corso dai risvolti imprevedibili, con il caro bollette e il caro carburante che gravano sui bilanci, le aziende sono sull’orlo del fallimento e le famiglie non riesco più a far fronte alle spese corrente.

Ecco che arriva in soccorso delle aziende produttive il shrinkflation, rimpicciolire il peso o la quantità del prodotto, lasciando la stessa confezione, ma il prezzo non cambia. Il raggiro è pronto, senza che nessuno se ne accorga. Una “tecnica” ormai utilizzata da moltissimi produttori. Meno cibo ma allo stesso prezzo.

In passato questa tecnica, come in molti ricorderanno, è stata utilizzata dalle compagnie telefoniche

passando dalla fatturazione a 30 a quella a 28 giorni.

Secondo le rilevazioni Istat, nel nostro paese, la pratica di rimpicciolire le confezioni, senza ridurre i prezzi, riguarda soprattutto generi alimentari e prodotti come: zucchero, confetture, miele, cioccolato e dolciumi.

Dal gennaio del 2012 ad agosto del 2017 i rilevatori comunali, oltre a registrare il prezzo di un determinato prodotto, hanno controllato anche la quantità venduta. Hanno così scoperto che su un totale di 604.487 quotazioni, 1.405 hanno registrato un cambio di quantità.

Inoltre, nell’83% dei 700 casi nei quali il peso è diminuito, c’è stato un aumento del costo relativo, e solo nel 17% dei casi la riduzione della quantità offerta è stata accompagnata dalla riduzione del prezzo.

Secondo l’Adoc, “la riduzione delle dimensioni dei prodotti venduti mantenendo lo stesso prezzo è solo un modo subdolo per nascondere un aumento dei costi a danno dei consumatori, visto che molto difficilmente si potrà notare il cambiamento”.

Per l’Adoc “se non abbiamo chiare nel nostro Paese le dimensioni della shrinkflation sicuramente dobbiamo fare i conti con un altro tipo di aumenti camuffati. Quasi tutti gli operatori di telecomunicazione mobile e non ultima Sky, hanno trovato il modo di far pagare di più i propri utenti modificando il ciclo di fatturazione. Dalla canonica tariffa su base mensile si è passati alla fatturazione ogni 4 settimane. Con il risultato che in un anno si pagano 13 mensilità piuttosto che 12, con conseguente aumento. Amche considerevole, dei costi a carico dell’utente”.