Come Sputnik V costruisce la sua reputazione sui social


AGI – Sputnik V è l’unico vaccino contro il Covid ad avere una pagina Faceboook, un canale Youtube e un profilo Twitter e Instagram ufficiali. Una modalità di comunicazione, diretta ed efficace, quella orchestrata da Mosca, che ha conquistato le attenzioni e le analisi di riviste come Fortune, pronte a dedicargli articoli e analisi.

Dietro all’anomalia nel veder “parlare”, “rispondere” e “raccontare” un vaccino si nasconde infatti una strategia di comunicazione che, soprattutto su Twitter, luogo assai frequentato da giornalisti e divulgatori, funziona di più dell’insieme di comunicati, conferenze, dichiarazioni, spesso asettiche, di case farmaceutiche, governi e istituzioni. Almeno se l’intento iniziale è quello di rivolgersi direttamente alle persone scavalcando le autorità.

Il profilo Sputnik V, con tanto di spunta blu che ne garantisce l’autenticità, non ha alcuna remora nel rivolgersi direttamente a profili di giornali e giornalisti, spiegando dinamiche e sottolineando imprecisioni. Sempre con un tono gentile ma fermo, disponibile al dialogo ma autoritario nelle risposte. Dietro c’è ovviamente l’apparato della propaganda russa che ha fatto del vaccino di produzione nazionale una bandiera da sventolare nel mondo.

L’attenzione al dettaglio emerge fin dalla biografia scelta per presentarsi al mondo. “Il primo vaccino COVID-19 registrato al mondo –  si legge – con un’efficacia comprovata del 91,6%, sviluppato dal Gamaleya Research Institute. Registrato in 56 Paesi”.

A seguirlo c’è una platea di oltre 220mila seguaci che ogni giorno possono leggere, quasi sempre in inglese, una cascata di notizie dai Paesi che lo hanno già approvato o il rilancio di una serie di dichiarazioni in quelli, soprattutto europei, che aprono al suo possibile utilizzo. Accanto a ciò non mancano neanche diverse “sponsorizzate”, ovvero quelle campagne a pagamento che aumentano la visibilità di un determinato account desideroso di ampliare la propria audience.

“Call to action”

Su Facebook e Instagram, Sputnik dà grande spazio alle immagini, ai sondaggi e al coinvolgimento dei suoi, complessivi, 140mila follower. Quella, insomma, che in gergo si chiama “call to action”, una chiamata all’azione, spesso con ricompense e premi.

Un esempio? La nascita del concorso “V for Victory“, rilanciata sui social di Sputnik, con tanto di sito dedicato. Gli utenti sono invitati a postare una foto sulla loro bacheche, rendendolo pubblico, mostrando una “V” come gesto di vittoria, citando (taggando) un amico e usando l’hashtag #SputnikV4Victory.

In palio, per i fortunati, c’è un viaggio in Russia “quando si potrà”. Un vaccino che ti premia, oltre a salvarti, è una trovata social forse difficile da immaginare ma che puo’ dare molti frutti in termini di visibilità e aumento della propria community.

Su Youtube la comunicazione di Sputnik V privilegia invece la qualità rispetto alla quantità. Sul canale compaiono una ventina di video, quasi tutti inferiori ai due minuti, focalizzati su determinati aspetti del vaccino, delle sue caratteristiche, della sua futura importanza. Ogni contenuto è curato, con un messaggio chiaro e riconoscibile, corredato di dati, ovviamente scelti soggettivamente, sondaggi esterni, volti sorridenti. Gli iscritti sono poco più di 5mila.

Ma chi c’è dietro a tutto ciò?

Il “blitz” sui social, come lo chiama Fortune, è stato voluto e progettato dal Russian Direct Investment Fund (Rdif) e dal Gamaleya National Center for Microbiology and Epidemiology, che ha sviluppato il vaccino, con l’intenzione “di promuovere l’accettazione e l’uso del vaccino russo in tutto il mondo”.

Da una parte, quindi, si vuole fornire un’informazione selezionata e approvate; dall’altra, invece, si desidera “dare alle persone la speranza che presto si libereranno dalla pandemia e potranno tornare a una vita normale” senza “distanziamenti sociali e mascherine”. Le parole sono di Kirill Dmitriev, Ceo di Rdif, durante il lancio della campagna nel 2020.

Insomma, costruirsi una solida reputazione sul web, in tempi in cui i social network sono capaci di influenzare l’opinione pubblica, i media e milioni di semplici utenti, potrebbe essere fondamentale anche per un vaccino. E forse Sputnik lo ha capito prima di tutti.

Source: agi