Come la rivoluzione digitale impatta sulle nostre vite: i nuovi libri da leggere


di Enrico Montanari – ANSA In collaborazione con www.illibraio.it

Dal crescente (e discusso) sviluppo dell’intelligenza artificiale al dilagare delle fake news, fino al controllo dei dati personali: è innegabile che la rivoluzione digitale abbia plasmato (quasi) ogni aspetto delle nostre vite. La fusione tra uomo e macchina – dalla semplice metafora dello smartphone come “arto aggiuntivo” fino alle folli imprese dei transumanisti per raggiungere l’immortalità – ci ha catapultato in un mondo dalle innumerevoli sfaccettature, svelando opportunità senza precedenti e sfide senza eguali.

In questo contesto, in continua evoluzione, ci si interroga sul potere dei giganti tech e sull’influenza delle piattaforme sul nostro modo di comunicare, apprendere e lavorare con le altre persone. Gli effetti di questa trasformazione accelerata sono penetranti, e influenzano massicciamente le fondamenta della nostra società e il tessuto delle relazioni umane.

Questo percorso di lettura è dedicato ad alcuni nuovi saggi che gettano luce proprio su come l’intelligenza artificiale, le fake news o il controllo dei dati – alcuni temi tra i molti trattati – stiano scuotendo i pilastri della nostra realtà quotidiana. Dalle riflessioni filosofiche alla critica socio-economica, dai rischi all’entusiasmante potenziale: un viaggio informativo che spazia tra le complesse sfumature delle trasformazioni in atto.

Partiamo da Il dovere di scegliere di Frances Haugen (Garzanti, traduzione di Chiara Ujka), la whistleblower (termine inglese che indica una persona che, lavorando all’interno di un’organizzazione, segnala un comportamento irregolare) protagonista di diverse inchieste condotte dal Wall Street Journal. Una serie di indagini che nel 2021 è riuscita a portare Facebook, e di conseguenza Mark Zuckerberg, davanti al Congresso degli Stati Uniti d’America. Ex dipendente del colosso fondato dall’imprenditore multimiliardario (dove nel 2019 ricopriva il ruolo di product manager), l’autrice ha raccolto e divulgato migliaia di file riservati, che dimostrano come l’azienda abbia a lungo – e consapevolmente – anteposto i propri profitti alla sicurezza pubblica.

Un testo che mette in luce anche la promozione da parte delle piattaforme di fake news ed espressioni di estremismo e violenza, dirette a specifiche “bolle social” in cui risulta inevitabile una radicalizzazione (un concetto, quello della filter bubble – o echo chamber – teorizzato dallo studioso Eli Pariser nell’omonimo saggio del 2011, in Italia edito da Il Saggiatore con il titolo Il Filtro). Una battaglia per la verità degna del miglior episodio di Black Mirror, che ci ricorda l’importanza di un utilizzo consapevole delle piattaforme, su cui passiamo sempre più tempo.

Proprio in merito all’utilizzo di queste “agorà digitali”, vi siete mai chiesti quanto tempo ci passiamo ogni giorno? E quanti post, messaggi e frasi scritte scambiamo con utenti anonimi? Ne L’antidoto (Longanesi) troviamo le risposte a queste – e molte altre – “velenose” domande che ci mettono di fronte a un uso improprio e controproducente dei social network. A fornirle, la sociolinguista, saggista e divulgatrice Vera Gheno, che mette l’uso consapevole delle parole al servizio della comunicazione digitale, offrendo a lettori e lettrici un manuale di istruzioni prêt-à-porter. Un uso cosciente che Gheno aveva già analizzato nel saggio Tienilo acceso (Longanesi, 2018) con il filosofo e comunicatore Bruno Mastroianni (libro che, tra l’altro, è stato argomento di analisi di uno dei temi proposti ai maturandi per l’esame di Stato del 2022).

Dalla deumanizzazione dei personaggi pubblici al demone della velocità che ci porta a postare ininterrottamente, dalla lingua plastificata che affatica la comprensione dei nostri scambi alle fallacie retoriche che fanno deragliare le conversazioni online. L’autrice passa in rassegna i 15 principali comportamenti che adottiamo ogni giorno sui social e ricostruisce la scala di disfunzioni relazionali e comunicative che ci avvelenano la vita. Delle brutte abitudini che finiscono, inevitabilmente, per renderci delle persone peggiori, dei sosia di noi stessi.

Proseguiamo quindi questo viaggio tra le nuove tecnologie con Sosia di Naomi Klein (La nave di Teseo, traduzione di Andrea Silvestri e Andrea Terranova, nella collana i Fari), il nuovo libro dell’autrice di Shock Economy e No Logo. La saggista canadese propone una riflessione su identità, rivoluzione digitale e intelligenza artificiale. Doppelgänger (titolo originale del libro in inglese e parola che si può tradurre dal tedesco con sosia, doppio, gemello maligno) segna una svolta personale nell’opera della scrittrice, intrecciando gli elementi dell’autobiografia con un inquietante reportage politico.

Nel testo vengono sviscerate le profondità più recondite del “Mondo Specchio”, vero e proprio doppio del mondo reale, ovvero i social network. Dai movimenti di estrema destra che fingono piena solidarietà alle classi lavoratrici ai contenuti generati dall’intelligenza artificiale che sfumano i confini tra autentico e artefatto, la scrittrice dà il via a questo racconto con una burrascosa lotta con il proprio sosia. Un’autrice di vedute antitetiche alle sue ma così simile per nome e figura pubblica da dare adito a uno scambio di persona sui social. Da qui una fuga dal Mondo Specchio – un Paese delle Meraviglie artefatto e allucinato – per tracciare una via d’uscita dallo smarrimento e dall’angoscia che ne deriva.

Immaginate uno sconosciuto che, mentre vi passa a fianco sul marciapiede con fare indifferente, vi fotografa con il cellulare ricavando in pochi secondi il vostro nome, il vostro indirizzo e l’accesso a tutti i vostri social. Il tutto grazie a un’applicazione di un’oscura startup, la Clearview AI, di cui con questa indagine (dai tratti spiccatamente thriller) la reporter del New York Times Kashmir Hill ricostruisce la storia. Risulta difficile dire cosa attragga – e inquieti – di più di La tua faccia ci appartiene (Orville Press, traduzione di Vittoria Parodi), il racconto di uno dei “grandi cattivi” degli ultimi anni: l’inafferrabile Ton-That, co-fondatore della società statunitense che si mostra pubblicamente con vistose giacche rosa e capelli lunghissimi.

Ma è anche la storia del mondo che, nei garage e negli open space della Valley, i Ton-That che vivono in mezzo a noi stanno costruendo senza che ce ne rendiamo conto. Un mondo dove i vecchi concetti di identità si trasformano in un pulviscolo di dati che la polizia stessa usa per conto di non si sa chi, e dove i programmatori disegnano macchine sempre più sofisticate senza sapere cosa potranno (o vorranno) fare. E senza che, a quanto apprendiamo con terrore una pagina dopo l’altra, neanche le macchine lo sappiano. Per il momento, almeno.

Ne I confini dell’umano – La tecnica, la natura, la specie (Il Mulino) Davide Sisto, professore all’Università di Trieste e docente del Master Death Studies & the End of Life dell’Università di Padova, racconta lati positivi e negativi della rivoluzione tecnologica. Un cambiamento capace di rendere il mondo un laboratorio complesso e affascinante, ma per questo non esente da rischi.

L’essere umano, la cui capacità di scoprire, inventare e trasformare pare illimitata, sembra avviato nel tratto più ricco e promettente del suo cammino. Ogni confine, naturale o artificiale che sia, sembra solo un piccolo ostacolo facilmente oltrepassabile. Si apre così una nuova e sorprendente epoca nella storia della nostra specie, piena di pericoli e responsabilità, ma anche con potenzialità straordinarie, come ci viene raccontato in questo saggio.

Viviamo appesi a una ricerca costante di contenuto, a un accumulo senza fine di un delilliano rumore bianco per colmare qualsiasi possibile vuoto (fisico ed emotivo). Questo è uno dei tanti concetti che ricorre nel saggio di Kate Eichhorn: Content. L’industria culturale nell’era digitale (Einaudi, traduzione di Alessandro Manna). L’autrice offre un’introduzione alle caratteristiche e alle dinamiche dell’universo mediatico, esaminando gli effetti su vasta scala della rivoluzione digitale su società, politica e lavoro, dall’avvento di internet al metaverso.

L’esempio più rappresentativo di contenuto dell’era digitale per l’autrice? Il celebre “uovo di Instagram”, un’immagine che deteneva fino a poco tempo fa il record di like (pur non trasmettendo informazioni e circolando per il semplice fatto di circolare). Eichhorn esplora ciò che differenzia i contenuti generati dagli utenti da quelli prodotti da lavoratori retribuiti (e spesso sottopagati); esamina come arte e letteratura, giornalismo e politica abbiano reagito all’ascesa dei social network, riaffermando la crescente importanza che acquisisce il “capitale di contenuti” nell’attività di artisti e scrittori. Il tutto, in un contesto in cui le piattaforme digitali stanno acquisendo sempre più potere, fino a rivaleggiare con le grandi potenze mondiali.

Proprio su questa tematica verte Cloud Empires. Come le piattaforme digitali stanno superando gli Stati e come possiamo riprendere il controllo (Einaudi, traduzione di Daniele A. Gewurz), saggio in cui l’esperto di economia digitale Vili Lehdonvirta racconta il rapporto tra digitale e società. Dagli inizi, in cui Internet era un “luogo senza legge”, fino all’avvento di Amazon, eBay e Apple, che crearono piattaforme digitali sicure per la vendita di beni fisici, la ricerca di un lavoro e il download di app. Piattaforme che si sono trasformate presto in veri e propri Stati, capaci di “governare” l’utenza e di intercedere con questioni politiche (un esempio su tutti il ban da parte di Twitter, nel gennaio 2021, all’allora presidente degli USA Donald Trump). Quando e come è avvenuto questo cambiamento?

Vili Lehdonvirta sviscera questo shift culturale e tecnologico prendendo di volta in volta spunto dalla storia di un personaggio influente o da una piattaforma significativa tra quelle che hanno contribuito a plasmare l’odierna economia digitale. Da nomi familiari come Jeff Bezos di Amazon a eroi misconosciuti come Kristy Milland di Turker Nation. L’autore esplora l’ascesa verso il dominio completo delle nostre vite e propone una via alternativa da seguire: solo se intendiamo le piattaforme digitali per quello che sono – istituzioni potenti come Stati – possiamo avviare una fase di democratizzazione.

E infine come non citare la biografia di uno dei controversi promotori di questa incessante rivoluzione digitale: Elon Musk. La vita del multimiliardario scritta da Walter Isaacson (che per due anni ha seguito Musk ovunque) ed edita da Mondadori con la traduzione di Laura Serra, Roberto Serrai e Valeria Gorla: dall’infanzia in Sudafrica in cui era vittima dei bulli al rapporto difficoltoso con il padre. Fino ad arrivare a SpaceX, Tesla e Twitter…

Il ritratto di Musk come un uomo-bambino, duro ma vulnerabile, dotato di un’eccessiva propensione al rischio e uno slancio vitale verso imprese titaniche, a cui si dedica con un’intensità maniacale e talvolta distruttiva. Del resto, quando a inizio 2022 si stava affermando come uno degli uomini più ricchi del mondo, Musk confessò con tristezza questa tendenza a cercare emozioni forti: “Devo dismettere l’abito mentale della crisi, che ho ormai da quattordici anni o forse da tutta la vita”. Ora gli è stata data l’opportunità di una rivincita sul suo passato. Al centro una sola domanda: i demoni che lo spingono sono ciò che serve per guidare l’innovazione e il progresso?