Colette la ribelle


Dalla scrittura di romanzi, al teatro, al Moulin Rouge. La vita ruggente di Sidonie-Gabrielle Colette, simbolo di intraprendenza e audacia nella Parigi della Belle Époque.

Cecilia Viganò
Cevì (Cecilia Viganò) ama disegnare ovunque. Partendo dalle sue radici di matita e carta, si sperimenta e collabora con diverse realtà artistiche muovendosi tra performance di disegno dal vivo, illustrazione, installazioni, fotografia e pupazzi (i Pupi!)
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Tra fine Ottocento e inizio Novecento una donna è scrittrice, attrice, critica teatrale, giornalista e proprietaria di un centro di bellezza. Ha tre mariti (con separazioni annesse) e diversi amori omosessuali. È amata dal popolo e consacrata della critica. Conosce D’Annunzio e ha la stima di Proust. Anticonformista ma non femminista. Si esibisce al Moulen Rouge e scandalizza per la sua audacia.
Tutto questo e molto altro è la camaleontica Sidonie-Gabrielle Colette, detta semplicemente Colette, di cui ripercorriamo per tappe la sua vita, affascinante anche a 150 anni di distanza.
Nel 1883 una ragazza spensierata di dieci anni corre nelle campagne della Borgogna e ama sentire il vento tra i capelli, una sensazione di libertà che custodirà gelosamente per tutta la sua vita. L’esempio migliore che possa avere è l’amata mamma Sidonie, atea e anticonformista.
La piccola Colette è una bambina avida di arte, assecondata dai genitori che soddisfano sempre la sua curiosità, cresce tra musica e libri e può vantarsi di aver letto Honoré de Balzac, Alphonse Daudet, Prosper Mérimée e William Shakespeare.
La rivoluzionaria scrittrice
È il 1893. Tra i boulevard riccamente illuminati, brulicanti di vita e possibilità Colette passeggia con il neosposo Willy (pseudonimo di Henry Gauthier-Villars), giornalista, scrittore e aggressivo critico musicale che per diversi anni plasma e dirige la sua vita professionale, soffocandone l’intraprendenza.
A capo di un club letterario Willy introduce sua moglie al giornalismo cofirmandone gli articoli e in un secondo momento la spinge alla stesura del suo primo romanzo, Claudine a scuola, un memoir che raccolga le buffe avventure da bambina che era solita raccontargli. Per il pretenzioso Willy non merita di essere pubblicato, almeno per il momento. Lo riscopre quattro anni dopo, nel 1899, e chiede a Colette di approfondire quei temi piccanti che nella prima versione sono appena accennati:
“ Dovreste buttar giù i vostri ricordi di scuola. Non abbiate paura di dettagli piccanti, potrei forse ricavarne qualcosa… I fondi sono scarsi…” Henry Gauthier-Villars
Da vero lupo dedito al denaro Willy firma a suo nome il romanzo, così come i seguenti. Il successo clamoroso spinge Colette a scrivere Claudine a Parigi, poi Claudine si sposa e infine Claudine se ne va nel 1903.
La serie, che ripercorre il suo itinerario biografico nonostante Colette abbia sempre smentito la corrispondenza tra lei e Claudine, ha rivoluzionato la Francia del tempo. A decretarne il successo popolare non solo l’umorismo con cui sono descritti gli scandali della provincia ma soprattutto la nuova tipologia di protagonista che inaugura, una adolescente sveglia e vivace che è stata definita «la prima teenager del secolo». Claudine diventa ben presto un marchio e tutto sembra parlare di lei: si può mangiare un “gelato alla Claudine”, spruzzarsi un “profumo alla Claudine” o ancora indossare un “grembiule alla Claudine”. Non solo, è la prima donna del canone letterario che rivendica il diritto femminile di provare piacere sessuale da un uomo e non solo di esserne la sua artefice.
Colette è oramai una donna consapevole delle sue potenzialità e pronta a riscattare la sua libertà. Dopo il successo di Dialogues de bêtes in cui compare per la prima volta il suo nome di fianco a quello di Willy Colette è stanca della sottomissione alle esigenze lavorative del marito. Dopo Minne, con una Claudine volutamente audace, segue Les egarements de Minne che pone subito fine alla neo-serie con la morte della protagonista, e con lei la vita coniugale dei due.
L’audace attrice
Con la separazione da Willy Colette torna libera, e si riscopre. Inizia così la carriera da attrice di music-hall e nel 1906 conosce l’audace Mathilde de Morny, detta “Missy”, marchesa a tutti nota per i suoi capelli corti e gli ambiti maschili che è solita indossare. Complici nella vita, lo sono anche sul palco e iconico è l’appassionato bacio tra loro durante la rappresentazione del Rêve d’Égypte al Moulin Rouge, così intenso da spingere il prefetto a vietare una terza replica. Prende così avvio la carriera teatrale di Colette che la impegna in tour per tutta la Francia, una vita sempre in movimento e sotto i riflettori che racconta in opere come La vagabonda e I retroscena dei music-hall.
È anche il tempo della rivincita tanto attesa. Grazie a una serie di azioni legali Colette apporta il suo nome sulla serie di Claudine e di Minne, che rielabora e assembla per il romanzo L’ingenua libertina.
La tagliente giornalista
La frenetica attività di redattrice si intensifica negli anni della Prima guerra mondiale che la portano anche in Italia tra Cernobbio e Roma dove incontra Gabriele D’Annunzio.
In patria Colette scrive per importanti testate come Le Matin che ospita quattordici puntate del romanzo Il grano in erba, pubblicazione interrotta perché considerata troppo scandalosa per i temi trattati e le loro descrizioni dettagliate (come la scoperta del proprio corpo e le prime pulsioni sessuali). È chiamata poi dal quotidiano Le Figaro con cui collabora stabilmente mentre porta avanti l’attività di romanziera.
Tra il 1919 e il 1920 ottiene la consacrazione della critica con Chéri, in cui racconta l’amore tra una donna e un ragazzo più piccolo di 24 anni (ribaltamento del primo matrimonio e anticipazione del terzo), e con Mitsou ovvero come le fanciulle diventano sagge che commuove profondamente Proust:
“ Ho un po’ pianto stasera, per la prima volta dopo molto tempo, eppure da un pezzo sono oppresso da dispiaceri, da sofferenze, e da seccature. Ma se ho pianto non è per tutto questo, è leggendo la lettera di Mitsou… Le due lettere finali sono il capolavoro del libro” Marcel Proust
Impossibile riassumere una vita piena e fuori dagli schemi come quella di Colette. Mirabili le personalità che ha incontrato nella sua vita, come Audrey Hepburn (la ricordiamo qui) che ingaggia per la commedia Gigi.
Donna rivoluzionaria, ha però sempre disprezzato le suffragette per i loro atteggiamenti aggressivi ma Colette a suo personalissimo modo è stata un simbolo di emancipazione femminile, lottando per la firma sulle sue opere e disinteressandosi dei buoni costumi e della moralità.
I testi, tutti scritti in prima persona, rivendicano la conoscenza sensoriale del mondo e i piaceri (sessuali e non) che ne posso derivare per assecondare una natura che non conosce rigidi confini tra femminile e maschile, tra umano e non umano. A 150 anni di distanza una sua frase ha ancora molto da farci riflettere:
“Maurice, c’è un solo animale” – Colette
Fonte: https://maremosso.lafeltrinelli.it/