Clima: impatto riscaldamento globale su piante per milioni anni


(Notizia con Embargo 08 ago. ore 20.00) – Ci vorranno milioni di anni perché le piante si riprendano dal riscaldamento globale. A dirlo gli scienziati della Terra e dell’ambiente del Politecnico di Zurigo, che hanno guidato un gruppo internazionale di ricercatori dell’Università dell’Arizona, dell’Università di Leeds, del Cnrs di Tolosa e dell’Istituto federale di ricerca sulla neve e sul paesaggio forestale Wsl. I risultati, riportati su ‘Science’, descrivono come l’interruzione del funzionamento della vegetazione a causa del riscaldamento possa portare al fallimento dei meccanismi di regolazione del clima per milioni di anni, alterando l’equilibrio climatico dell’intero pianeta. Gli scienziati spesso cercano nella natura le risposte alle sfide più urgenti per l’umanità. Quando si parla di riscaldamento globale, la storia geologica offre una prospettiva unica e a lungo termine. La storia geologica della Terra è costellata da periodi di eruzioni vulcaniche catastrofiche che hanno rilasciato grandi quantità di carbonio nell’atmosfera e negli oceani. L’aumento del carbonio ha innescato un rapido riscaldamento del clima che ha provocato estinzioni di massa sulla terraferma e negli ecosistemi marini. Questi periodi di vulcanismo potrebbero anche aver interrotto i sistemi di regolazione del carbonio e del clima per milioni di anni. La squadra internazionale di ricercatori ha svolto un’analisi su come la vegetazione risponde e si evolve in risposta ai grandi cambiamenti climatici e sul modo in cui tali cambiamenti influenzano il sistema naturale di regolazione del carbonio-clima della Terra. Basandosi su esami geochimici degli isotopi nei sedimenti, il gruppo di ricerca ha confrontato i dati con un modello appositamente progettato, che includeva una rappresentazione della vegetazione e del suo ruolo nella regolazione del sistema climatico geologico. Gli scienziati hanno usato il modello per verificare come il sistema terrestre risponde all’intenso rilascio di carbonio dall’attività vulcanica in diversi scenari. Poi, hanno studiato tre cambiamenti climatici significativi nella storia geologica, tra cui l’evento Siberian Traps che ha causato l’estinzione di massa Permiano-Triassico circa 252 milioni di anni fa. “L’evento Siberian Traps ha rilasciato circa 40mila gigatoni (Gt) di carbonio in 200mila anni – ha detto Taras Gerya, del Politecnico di Zurigo – il conseguente aumento delle temperature medie globali tra i 5 e i 10°C ha causato il più grave evento di estinzione della Terra nella storia geologica”. “Il recupero della vegetazione dopo l’evento della Siberian Traps ha richiesto diversi milioni di anni e durante questo periodo il sistema di regolazione del carbonio e del clima della Terra sarebbe stato debole e inefficiente, con conseguente riscaldamento climatico a lungo termine”, ha spiegato Julian Rogger, del Politecnico di Zurigo e autore principale. I ricercatori hanno scoperto che la gravità di tali eventi è determinata dalla velocità con cui il carbonio emesso può essere restituito all’interno della Terra, sequestrato attraverso l’erosione dei minerali silicei o la produzione di carbonio organico, rimuovendo il carbonio dall’atmosfera terrestre. I ricercatori hanno anche scoperto che il tempo necessario al clima per raggiungere un nuovo stato di equilibrio dipende dalla velocità con cui la vegetazione si è adattata all’aumento delle temperature. Alcune specie si sono adattate evolvendosi e altre migrando geograficamente verso regioni più fresche. Tuttavia, alcuni eventi geologici sono stati così catastrofici che le specie vegetali non hanno avuto il tempo sufficiente per migrare o adattarsi all’aumento sostenuto della temperatura, lasciando un segno geochimico sull’evoluzione del clima per migliaia, forse milioni, di anni. Lo studio ha rilevato che l’interruzione della vegetazione ha aumentato la durata e la gravità del riscaldamento climatico nel passato geologico. In alcuni casi, potrebbero essere stati necessari milioni di anni per raggiungere un nuovo equilibrio climatico stabile, a causa della ridotta capacità della vegetazione di regolare il ciclo del carbonio sulla Terra. “Oggi ci troviamo in una grave crisi bioclimatica globale – ha affermato Loïc Pellissier, professore di Ecosistemi ed Evoluzione del Paesaggio al Politecnico di Zurigo e al Wsl – il nostro studio dimostra il ruolo del funzionamento della vegetazione per riprendersi dai bruschi cambiamenti climatici. Attualmente stiamo rilasciando gas serra a un ritmo più veloce di qualsiasi altro evento vulcanico precedente. Siamo anche la causa principale della deforestazione globale, che riduce fortemente la capacità degli ecosistemi naturali di regolare il clima. Questo studio, dal mio punto di vista, serve come ‘campanello d’allarme’ per la comunità globale”. (AGI)
SCI/OLL