Pechino, 01 sett. – Le Ong criticano l’Onu per la mancanza di azione rispetto alle violazioni dei diritti umani commesse dal governo cinese nella regione autonoma dello Xinjiang ai danni degli uiguri, di lingua turcofona e di religione musulmana, e di altre minoranze etniche. Le critiche arrivano in occasione del primo anniversario dalla pubblicazione del rapporto dell’ex Alto Commissario per i Diritti Umani, Michelle Bachelet, sulla situazione nella regione, che denunciava “gravi violazioni dei diritti umani” compiute ai danni degli uiguri, al punto da poterle considerare “crimini contro l’umanità”.
A lanciare le critiche sono stati Amnesty International e Human Rights Watch, che hanno accusato il successore di Bachelet, Volker Turk, di non avere fatto abbastanza per il rispetto dei diritti umani nella regione autonoma cinese. Per Amnesty International il primo anniversario dalla pubblicazione del rapporto è un “campanello d’allarme” e occorre che la Cina risponda delle azioni commesse nello Xinjiang. Per Human Rights Watch l’intenzione del presidente cinese, Xi Jinping, di mantenere le linee anti-terrorismo nella regione indica che “continuano i crimini contro l’umanità”. Nei mesi scorsi, l’Alto Commissario Onu per i Diritti Umani aveva sottolineato la necessità di un “concreto follow-up” alle conclusioni contenute nel rapporto, ma Turk è accusato di non avere ancora informato il Consiglio per i Diritti Umani dell’Onu riguardo al monitoraggio della situazione nello Xinjiang.
L’ufficio dell’Alto Commissario Onu ha respinto le accuse, tramite la portavoce Ravina Shamdasani, che in un’email inviata all’Afp ha dichiarato che Turk “è impegnato in un processo a lungo termine con le autorità cinesi”, anche per quanto riguarda l’attuazione delle raccomandazioni contenute nel rapporto dello scorso anno, pubblicato solo poche ore prima della scadenza del mandato di Bachelet.
La risposta dell’Onu rimane insufficiente per le Ong: “I membri dell’Onu non dovrebbero rimanere in silenzio di fronte ai crimini contro l’umanità”, è il giudizio di Maya Wang, associate Asia director a Human Rights Watch. Per il vice direttore regionale per la Cina di Amnesty International, Sarah Brooks, occorre che i leader internazionali “usino tutte le leve a loro disposizione per cercare un cambiamento significativo nelle politiche repressive della Cina”. Le critiche sulla questione dello Xinjiang giungono a pochi giorni dalla visita a sorpresa del presidente cinese nella regione autonoma: Xi, nel viaggio, ha sottolineato l’importanza di continuare nell’opera di “sinizzazione dell’Islam” e di “controllare efficacemente le attività religiose illegali”. (AGI)