Cinque anni fa oggi, le autorità sanitarie di Wuhan annunciavano la morte di un uomo di 61 anni per le complicazioni di una polmonite causata da un virus sconosciuto. Era il primo decesso ufficiale per SARS-CoV-2, l’agente patogeno che avrebbe scatenato la più grave pandemia della storia recente dell’umanità, con oltre 7 milioni di morti in tutto il mondo. Sull’identità della vittima sono state fatte trapelare pochissime informazioni, a parte il fatto che frequentava il mercato ittico di Wuhan da cui sarebbe partita la circolazione del virus. Il quinto anniversario del primo caso accertato di Covid-19 è passato sotto silenzio totale sulla stampa ufficiale di un paese in cui la pandemia resta argomento tabù. Il Partito Comunista ha bloccato il dibattito pubblico, che si tratti dell’origine della pandemia o delle misure draconiane che furono imposte per quasi tre anni.
Sul social media Weibo si è visto qualche omaggio a Li Wenliang, il giovane oftalmologo che per primo alla fine del 2019 aveva lanciato l’allarme sull’aumento anomalo dei casi di polmonite a Wuhan. Li aveva apertamente parlato su WeChat della sua tesi che dietro all’epidemia vi fosse un coronavirus, ipotesi che gli aveva attirato una sanzione per la diffusione di notizie vietate. Il medico si era ammalato lui stesso di Covid e il 7 febbraio 2020 era morto in ospedale, un decesso su cui ha cercato di fare luce il New York Times per capire se fosse stato fatto davvero tutto il possibile per salvarlo.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, in Cina sono stati 100 milioni i casi ufficiali di Covid e 122.000 le vittime, una cifra che secondo molti esperti è largamente sottostimata. (AGI)
SAB